RESOCONTO DEL WORKSHOP DI LINKS

| 25 Settembre 2023 | 0 Comments

LINKS: tutelare le aziende italiane attive nella transizione digitale. Serve politica industriale che valorizzi la filiera.

Oltre il 67% della spesa pubblica in digitale è in mano a 50 fornitori, il 31% ai primi 5. Impatto su crescita operatori nazionali del settore e attrazione talenti.

Nel 2022 52mila richieste per professionisti Ict in Italia. In Puglia si stimano oltre 7mila assunzioni entro il 2025.

A Lecce workshop organizzato da Links, con istituzioni e aziende, sul futuro del digitale in Italia.

Lecce, 25 settembre 2023 – Come tutelare e valorizzare la filiera delle aziende italiane, attive nel settore della trasformazione digitale, strategico per il tessuto produttivo nazionale.

Questo il tema al centro del workshop tenutosI oggi a Lecce, organizzato da Links Management and Technology, azienda di consulenza specializzata in digital business transformation e servizi IT per imprese, PA, banche e istituti finanziari.

Ai lavori, oltre a Paolo Perrone e a Giancarlo Negro, rispettivamente Presidente e CEO di Links, hanno preso parte anche il Ministro degli Affari europei, politiche di coesione e PNRR Raffaele Fitto, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione Tecnologica, Alessio Butti, l’Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Puglia Alessandro Delli Noci, il Sindaco di Lecce Carlo Salvemini, oltre alle aziende, come Poste Italiane, con il Responsabile mercato imprese e PA, Guido Crozzoli, Leonardo, con il CDO Carlo Cavazzoni, e Banca Generali con il COO&Innovation Riccardo Renna.

Il 31% della spesa pubblica in digitale è concentrata nelle mani dei primi cinque operatori, quasi tutti a capitale straniero, il 67% nei primi 50.

Alle aziende italiane vengono così affidati contratti di subfornitura, su attività marginali, con condizioni economiche più sfavorevoli dal 20% al 60%, con pagamenti ritardati di oltre 120 giorni.

Tutto questo rappresenta un limite alla loro crescita, agli investimenti in Ricerca e Sviluppo e all’attrattività di capitale umano.

Per questo, nell’ambito dell’evento, si è parlato con i relatori delle opportunità offerte dal PNRR, di ipotesi per nuovi modelli di procurement e delle sfide che imprese e istituzioni saranno chiamati ad affrontare per valorizzare le risorse a disposizione del Paese e tutelare le aziende italiane del settore.

“La questione posta dalle aziende italiane è molto importante. Il Pnrr ha dedicato alla digitalizzazione un importo notevolissimo, il più alto in assoluto a livello europeo, pari a 48 miliardi di euro. Quindi è giusto che si faccia una valutazione e si trovi un metodo di lavoro che guardi a questo aspetto. Questo incontro rappresenta un utile confronto che potrà dare degli spunti per l’azione del governo”, ha dichiarato il Ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto“Il gap Nord-Sud sulla digitalizzazione si può e si deve colmare anche per la gran quantità di risorse messe a disposizione, che devono andare a beneficio dei cittadini, del sistema imprenditoriale e del funzionamento dei servizi del Paese”, ha concluso.

“Il digitale è uno dei settori strategici del Paese, che rientra nella normativa golden power. Per questo, occorre una riflessione su come tutelare e valorizzare le nostre aziende. Le condizioni di mercato attuali, che vedono una spesa pubblicata concentrata essenzialmente sulle grandi società, quasi tutte a capitale straniero, rappresentano un limite per le nostre aziende in termini di crescita, investimenti e attrattività di risorse” ha dichiarato Giancarlo Negro, CEO di Links.

“Oggi l’Italia ha zero player nella classifica delle top aziende impegnate nel settore AI, con fatturato di almeno 1 miliardo, a differenza del Regno Unito che ne conta 33, della Germania con 8 e della Francia con 7. Una dinamica – ha osservato Negro – che si riflette anche sull’occupazione, basti pensare alla grandissima offerta di lavoro, in Italia come in Puglia, a fronte di una carenza di laureati in competenze digitali, a danno del Paese intero. Per questo, occorre definire una politica industriale che tuteli e valorizzi la filiera ICT delle aziende italiane, implementare nuovi modelli di procurement per la trasformazione digitale e potenziare i programmi di sviluppo di competenze digitali”.

“La presenza del Ministro Fitto e del Sottosegretario Butti, che ringrazio, ha dimostrato l’attenzione posta dal Governo su questo tema. La riflessione che poniamo è di interesse nazionale, ci auguriamo ci siano spazi di intervento, come fatto da altri Paesi, ad esempio la Francia, intervenuti per tutelare le imprese e la filiera italiana. È importante investire e potenziare i programmi per lo sviluppo di competenze digitali, perché il capitale umano rappresenta un asset strategico del Paese. La numerosa partecipazione di studenti oggi è un segnale importante e che ci auguriamo possa avere un seguito”, ha commentato Paolo Perrone, Presidente di Links.

“Se non agevoliamo il dialogo sull’innovazione perdiamo il confronto con il territorio, le imprese e l’università. Il Governo ha le idee chiare su questo. Nella PA prima di digitalizzare dobbiamo semplificare. La burocrazia tradizionale non deve trasformarsi semplicemente in burocrazia digitale e questo va di pari passo con la dematerializzazione”, ha dichiarato Alessio Butti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega all’innovazione tecnologica. “Stiamo lavorando alla semplificazione del Codice dell’amministrazione digitale che porterà entro fine anno ad un position paper, che sottoporremo al Governo. Le grandi imprese italiane si sono allineate a quelle internazionali, a differenza delle pmi. Non possiamo rischiare che l’ossatura del tessuto economico nazionale rimanga indietro”. Sul tema delle competenze, occorre “rimpatriare i cervelli under 40 in fuga. La voglia di tornare c’è, bisognerà pagarli meglio e assegnarli alle aziende che si occupano di tecnologia”. Il Governo “ha l’obiettivo di creare 3000 centri fisici in tutta Italia, per formare 2 milioni di persone al digitale.   Oggi sono emerse molte idee, suggestioni e suggerimenti”, ha concluso Butti.

La digitalizzazione del Paese

Durante la mattinata il prof. Luca Gastaldi, Direttore dell’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano, ha illustrato lo stato di digitalizzazione del Paese.

La necessità di applicare nuovi strumenti e tecnologie che facilitino e rendano più efficienti le operazioni di business è oggi una consapevolezza diffusa nelle aziende di tutti i settori, e ha determinato un aumento dei fondi per la digitalizzazione, in particolare post-pandemia. Secondo i dati Assinform, il digitale vale il 4% del PIL nazionale, la spesa nel settore per il 2022 è stata pari a 78 miliardi di euro, con previsioni di crescita del 5% per il 2025.

Ciononostante, secondo il Digital Economy and Society Index del 2022, l’Italia è 18esima sui 27 Stati UE per digitalizzazione, salendo di due posizioni rispetto al 2021 ma comunque lontana da Paesi come Spagna, Germania e Francia.

Ci sono però anche segnali positivi nel settore privato, classificandoci in ottava posizione per digitalizzazione delle imprese grazie agli alti livelli di diffusione di cloud e fatturazione elettronica, con necessità di miglioramento su ecommerce e big data.

I dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano evidenziano anche come permanga un preoccupante divario tra Nord e Sud.  Le dimensioni in cui l’Italia è in maggiore difficoltà sono anche quelle che presentano i divari regionali maggiori, a indicare che solo agendo sulle disuguaglianze interne e lavorando per stabilire condizioni di partenza che non premino grandi aziende a capitale straniero a scapito delle PMI l’Italia riuscirà a colmare il gap con gli altri Paesi.

Secondo il DESI inoltre permangono criticità nelle categorie PA – dove l’Italia è 19esima per digitalizzazione – e capitale umano, dove siamo 25esimi per diffusione delle competenze digitali: solo il 46% degli italiani tra i 16 e 74 anni le possiede, ma l’obiettivo è di arrivare al 70% entro il 2026. Il gap parte dalla formazione, infatti solo l’1,4% dei laureati è in ambito ITC, mentre la media europea è del 3,9%.

Le difficolta nel cercare talenti

In questo scenario si inserisce la difficoltà da parte delle aziende – grandi e piccole – di attrarre talenti, risultato di un profondo mismatch tra domanda e offerta di competenze specializzate, oggi endemico delle professioni STEM.

Nel 2022 le richieste di professionisti ICT erano 52mila, a fronte di un’offerta di circa 5mila laureati in materie informatiche e un tempo medio di ricerca di circa 5 mesi.

Il fenomeno è ancor più accentuato in Puglia, viste le numerose aziende che offrono lavoro: si calcolano 2mila posti di lavoro ancora scoperti e oltre 15mila assunzioni entro il 2025. Una difficoltà elevata, visto che nell’ultimo anno i laureati magistrali in Puglia sono stati 100, quelli triennali 600 e i diplomati in ITS 200.

Per questo, per rilanciare un settore strategico che ha profondo impatto sull’innovazione e la competitività del Paese, è necessario innescare un nuovo corso di partecipazione cooperativa ed ecosistemica tra attori pubblici e privati, che dia nuovo focus a temi di rilevanza strategica come AI, blockchain, Internet Of Things.

Links Management and Technology, nata a Lecce nel 1999, è una società di consulenza specializzata in digital business transformation e servizi IT per banche e istituti finanziari, pubbliche amministrazioni e imprese.

Category: Costume e società, Eventi

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