LE IDEE / STORIA DEL COMPLICATO RAPPORTO FRA SCIENZA E RELIGIONE. CON UNO SGUARDO AL FUTURO 

| 20 Giugno 2023 | 1 Comment

di Niccolò Pozzato ______

Sembra che l’uomo moderno sia trascinato soltanto da una spinta verso il possesso del materiale. È davvero questa la formula magica che dovrebbe risolvere tutti i nostri problemi?”

Mercoledì 22 giugno 1633. Roma, tribunale della Santa Inquisizione.

Un settantenne Galileo Galilei è inginocchiato davanti ai cardinali inquisitori della Santa Sede e sta pronunciando le frasi che costituiranno la sua celeberrima abiura: “con cuore sincero e fede non finta, abiuro, maledico e detesto i suddetti errori e eresie”. Se agli occhi dei contemporanei di Galilei queste parole suonarono “solo” come la fine della parabola del grande pensatore pisano, noi posteri siamo ormai in grado di leggervi altro: l’abiura di Galileo Galilei rappresentò la pietra tombale sul fiorente rapporto che da secoli legava religione e scienza.

Se è vero che la credibilità “scientifica” delle teorie tolemaiche contenute nelle Sacre Scritture iniziò a vacillare con la fine del Medioevo e l’inizio dell’età rinascimentale, esse subirono il primo vero colpo con la fondamentale pubblicazione di Niccolò Copernico, intitolata De revolutionibus orbium coelestium (Sulle rivoluzioni dei corpi celesti, 1543), testo di riferimento per Galileo e le sue teorie eliocentriche. Prima si credeva che fosse la Terra, e quindi l’Uomo, a essere stata posta al centro dell’Universo da Dio, ma con Copernico questa convinzione crollò. Friedrich Hegel, nell’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio (1817), parlava di individui cosmico-storici, quei veggenti capaci di far progredire la storia, andando oltre il proprio tempo.

È naturale riconoscere nelle parole del filosofo tedesco figure come quella di Keplero, oltre a quelle di Copernico e Galilei. Furono loro, infatti, a dare inizio a ciò che storicamente viene indicato come Rivoluzione scientifica (ufficialmente lanciata dalla già menzionata pubblicazione di Copernico).

Come il prodotto fondamentale della Rivoluzione francese fu l’ascesa della borghesia e il crollo della nobiltà, così quello della Rivoluzione scientifica fu l’istituzione del metodo scientifico e l’abbandono dei dogmi legati alla fede religiosa. Emblematiche le parole del più grande fautore del metodo, Galilei stesso, il quale in una lettera del 1615 indirizzata a Madama Cristina (Maria Cristina di Lorena) scriveva: “la scienza ci dice come va il cielo, mentre la religione ci dice come si va in cielo”.

La cesura era ormai chiara e già allora si prefiggeva come insanabile agli occhi di chi ne era stato uno dei principali artefici. In precedenza, abbiamo accennato al fatto che il rapporto tra scienza e religione non era sempre stato di conflitto e che, anzi, queste erano state per un lungo periodo in qualche modo legate fra loro. La conoscenza scientifica nel Medioevo era in mano agli ecclesiastici. Tutti hanno sentito parlare almeno una volta, ad esempio, dei celebri monaci amanuensi, uomini coltissimi a cui dobbiamo, tra le altre cose, la maggior parte dei testi classici a noi giunti oggi. Va da sé, ma è giusto ricordarlo, che costoro avessero una impostazione culturale basata sulle Scritture. La domanda che sorge ora spontanea è come fosse possibile che la fede dogmatica potesse essere inclusa nella pura ricerca scientifica. Per rispondere è necessario uscire da questa impostazione tipica dell’uomo moderno che vede Dio e Scienza come linee parallele.

Ci vengono in aiuto le parole di San Pier Damiani, teologo dell’XI sec, che ci fa capire la mentalità del tempo scrivendo: “La fede in Dio favorisce lo studio del mondo esteriore e materiale”. Era la religione stessa che, in quel contesto, trainava la volontà degli uomini di conoscere le leggi del creato di Dio. Era quella spinta al voler capire il Creatore che poi, in realtà, ha portato Copernico a formulare le sue tesi e Galileo a seguirlo.

Riassumiamo quanto detto finora. Per secoli scienza e religione sono state un’unica entità che aveva lo scopo di riuscire a interpretare il creato e dare una spiegazione al primo motore immobile. La Rivoluzione scientifica ha portato poi allo scontro fra le due vedute, in un processo che nella dialettica hegeliana chiameremmo antitesi. Due elementi prima uniti che lottano ferocemente fra loro.

Ad esacerbare la lotta ci pensò l’età dei lumi, che rifiutò nettamente le idee promulgate dalla Chiesa. L’uomo, secondo gli Illuministi, doveva essere guidato dalla ragione.

Sapere Aude!” diceva Kant che, rispolverando Orazio, invitava l’uomo ad avere il coraggio di servirsi della propria intelligenza. Non dobbiamo comunque pensare che gli Illuministi fossero tutti atei. Lo stesso Kant, uno dei maggiori figli dell’Illuminismo, arrivò a postulare l’esistenza di Dio e dell’immortalità dell’anima (vedi Critica della ragion pratica, 1788). Il resto di chi apparteneva a quel movimento che così tanto segnò il XVIII sec. deplorava le tesi religiose. Solo per citare un esempio, Voltaire inveì contro l’Inquisizione.

Possiamo dunque affermare che a essere rinnegate non fossero le idee di un qualcosa di divino, ma lo era il Cristianesimo. Il movimento che nacque in Europa a quel tempo fu il deismo, che ammetteva l’esistenza di un principio ordinatore e razionale. Sulla spinta dell’età dei lumi è potuta esplodere la Rivoluzione industriale a fine Settecento. Noi uomini del XXI secolo siamo i discendenti diretti di tutti gli avvenimenti qua descritti: secolo dopo secolo la distanza fra le vedute religione e scienza non ha fatto altro che ampliarsi. L’avvento dell’industrializzazione, del materialismo storico e del comunismo, dell’evoluzionismo e della psicoanalisi freudiana hanno esacerbato un conflitto nato nel cuore del secondo millennio.

Un punto fondamentale deve essere ora sottolineato: quella qua descritta è la storia del rapporto tra scienza e religione nell’ottica del contesto occidentale. Non dobbiamo pensare che questo processo si sia ripetuto in tutto il globo, anzi. Ad oggi il conflitto di cui tanto abbiamo parlato, infatti, è una delle chiavi principali per leggere la sempre più netta divisione ideologica in atto fra gli esseri umani. Gallup international si è occupata di raccogliere e misurare statisticamente dati relativi all’orientamento religioso fra i cittadini del mondo. Dal titolo di un loro studio pubblicato nel 2017, “Religion Prevails in the World”, si evince come nel mondo la situazione sia totalmente capovolta tra i paesi all’alto e basso reddito.

Nelle zone dove l’unico Dio venerato è il “danaro” la popolazione che si definisce religiosa è sotto il 50% (la percentuale minima è raggiunta in Europa occidentale), contro il 70% dei paesi tradizionali. Resta il fatto che a definirsi come religiosa sia, sempre secondo Gallup International, il 62% della popolazione globale.

La percentuale sale ancora se si considera esclusivamente il credere o meno in Dio, con il 71% dei circa 63 mila intervistati che ha risposto in modo positivo.

Le implicazioni che risultati di questo tipo portano con sé sono importantissime: in un mondo dove le sfide sono qualificate come “globali” si può avere una visione così contrastante su un punto della vita tanto importante? L’occidente ha provato a imporre le proprie vedute (con le buone ma soprattutto cattive maniere) senza riuscire, per ora, nel suo intento. Il rischio di perdere la propria individualità nel contesto odierno è altissimo. La perdita di valori e tradizioni sta gettando l’uomo nel caos. Come nel Medioevo le idee che disattendevano le Sacre scritture venivano rigettate, oggi, in occidente, la stessa fine viene fatta da tutte quelle intuizioni, quei sentimenti così tanto tipici dell’Uomo che si scontrano con la tanto agognata “dimostrazione scientifica”. Sembra come se l’uomo moderno possa essere trascinato solo da un moto verso il possesso del materiale.

È davvero questa la formula magica che dovrebbe risolvere tutti i nostri problemi? Il ruolo educativo delle religioni può davvero essere accantonato?

Possiamo lasciare che il mondo occidentale abbandoni i valori religiosi così facilmente?  ______

Da ‘Voci di Pace’ – secondo quadrimestre 2023.

Niccolò Pozzato è studente al primo anno di Psicologia alla Sigmund Freud University, di
Milano.

Category: Costume e società, Cultura

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Comments (1)

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  1. Mario ha detto:

    Bene, brillante analisi del giovane studente,che ha saputo delineare sinteticamente la questione del rapporto religione scienza

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