CARO DIRETTORE TI SCRIVO…
di Raffaele Polo ______
C’erano, una volta, le ‘lettere al direttore’: seguitissime e interessanti, erano una rubrica fissa e creavano un feeling tra lettore e giornale, tanto che periodici e quotidiani si piccavano di avere, più che un direttore, un personaggio famoso e colto, uno scrittore o un pensatore, un tuttologo, che avrebbe risposto ai quesiti più impensati…
Io ricordo che su ‘Epoca’ c’era Ricciardetto, ad esempio. Sui quotidiani attuali Gervaso ha durato parecchio, non continuo sennò dovrei scomodare nomi che possono dire qualcosa solo a chi, come me, è avanti negli anni…
Questo preambolo per dire che io riprendo questa tradizione, e la faccio mia. E comincio proprio con questa LETTERA AL DIRETTORE del giorno 8 giugno 2023.
Caro Direttore, ti scrivo perchè, dopo 53 anni (anno più, anno meno) sono tornato in quella che fu la mia scuola, ovvero il Liceo Classico Palmieri di Lecce. E l’ho fatto per due giorni di seguito perché proprio oggi, al Teatro Apollo, con inizio alle ore 20, va in scena il XI concerto di fine anno del Palmieri. Si esibiscono i ragazzi che al Palmieri, adesso, studiano anche musica, assieme alla Orchestra Sinfonica di Lecce e del Salento, al Conservatorio Tito Schipa di Lecce e al Coro Polifonico Ars Nova. Il maestro direttore è Realino Mazzotta, la direzione del coro è del maestro Simona Gubello e non posso non citare la professoressa Dolores Mancarella che dirige il coro Ars Nova ed è docente dello stesso Liceo.
Perciò, siamo andati alle prove nei due giorni precedenti il concerto, riunendoci nella grande sala del Liceo; ti ricordi, Direttore, le affollate riunioni, le assemblee e le occupazioni che nascevano proprio in quello spazio?
Io ho sostenuto anche le prove scritte della maturità proprio là, nei banchi distanziati, sotto la sorveglianza dei professori che non volevano sentire volare una mosca… Ricordo che svolsi il tema di storia dell’arte, quello che non faceva mai nessuno perché ai miei tempi di questa materia c’era solo un’ora alla settimana e non si riusciva mai a sfogliare il bel testo che conservo ancora, e che molti neanche acquistavano. ‘La funzione sociale dell’arte’ recitava il tema: e quella traccia la rimugino, dentro di me, praticamente ogni giorno, tentennando il capo, beata adolescenza che ci consentiva di tuffarci con entusiasmo dietro ad ogni astratto e romantico sentimento…
Allora, Direttore, dopo più di mezzo secolo, sai cosa ho notato? Due cose, soprattutto. E la prima è l’aria. Noi sentivamo il profumo della libertà, in questi giorni. Anche se incombevano interrogazioni e compiti per chiudere l’anno, c’era qualcosa che si respirava e ci faceva emozionare, guardavamo i compagni e le compagne, anche loro sembravano come rinati e rifioriti. L’aria, l’aria profumava di speranza…
La seconda sono gli occhi dei ragazzi: che oggi, li ho scrutati uno per uno, avevano un brillio e una lucentezza che non avevo mai notato. Forse la avevamo anche noi, a 18 anni, e non lo sapevamo. Lo immaginiamo adesso, vedendola negli sguardi degli adolescenti nostri contemporanei…
Ho rivisto la Preside che adesso si chiama Dirigente Scolastico: sempre efficentissima, ci eravamo persi di vista almeno 30 anni fa, mi ha chiesto come stavo, le ho risposto ‘Sono vecchio e stanco’. È mi è sembrato di sentire la risata bonaria dell’amico Fulvio Monaco che ci ha lasciato anni addietro, ma è sempre nei nostri cuori. Ho abbracciato Loredana Di Cuonzo, ma non sono riuscito a vedere se quel brillio negli occhi lo avesse anche lei…
Direttore, ho finito: stasera vieni al Concerto. Magari puoi chiudere gli occhi e ricordare, ancora una volta, tanto per cambiare, come eravamo. Ed emozionarti per ‘una furtiva lacrima’: era il cavallo di battaglia di Tito Schipa, teniamocele strette queste voci, questi ricordi.
In un soffio volano via e non le ritroviamo più. ______
Caro Raffaele, grazie.
In questo giornale di anarchici, in cui il direttore non dirige nemmeno sé stesso, e in cui tu sei il più posato, moderato, saggio di tutti noi, hai carta bianca.
I tempi cambiano, le lettere al direttore che ricevo io sono di nani, saltimbanchi e ballerine che si raccomandano per gli allegati che mi mandano, destinati al cestino, in quanto privi di rilevanza giornalistica, o di spessore artistico, oppure di avvocati che vogliono la cancellazione di riferimenti ai loro assistiti da noi citati in pezzi pregressi, o di uffici stampa che minacciano querele, insomma, tutte robe così, in maniera tanto stringente, che la tua, bellissima, di lettera al direttore, è stata un raggio di sole.
Ti invidio. Avrei voluto anche io ritornare nella mia scuola negli anni scorsi, in un paio di occasioni, sul cui accesso negato o ignorato preferisco stendere quel pietoso velo.
Certo che mi ricordo, mi ricordo tutto, da un anno a questa parte in particolar modo poi ho ricordato il mio amore segreto quanto impossibile dell’epoca, oltre alle vicende di Pier Paolo Pasolini, nella piece teatrale in buona parte ambientata al Palmieri ‘Sono abbastanza grande adesso per diventarti amico’, che tu, per una serie di sfortunate coincidenze, concomitanti alle varie repliche fatte, non hai visto, ma chissà, magari sarà riproposta da qualche parte prima o poi dalla produzione, e comunque lo spettacolo ha avuto uno straordinario consenso di pubblico, e pure di critica e di addetti ai lavori vari ed eventuali, e questo mi basta e avanza.
Non verrò al concerto di questa sera.
Io al ‘Palmieri’ ho sempre e solo un preside, Salvatore, Salvatore di cognome, il nome non me lo ricordo, che, insieme al professor Nicola Carducci, facevo arrabbiare per le solite questioni politiche di quegli anni di piombo, ma che, come pure il prof. di Italiano, sempre mi dava retta, per cui di entrambi conservo un ottimo ricordo.
Sì, teniamoci stretto tutto quanto, però, ti prego, andiamo avanti.
Se siamo troppo vecchi per ballare il rock’n’roll, siamo pure troppo giovani per morire. E muore lentamente chi…
E’ tempo adesso di pensare nemmeno più al domani, ma al dopodomani.
Category: Costume e società, Cultura, Eventi
Due grandi giornalisti Giuseppe Puppo Raffaele Polo!!!
Che piacere leggervi