”Le favolose avventure di Sinodino” DI FABIO COLAGRANDE RACCONTANO LA CONTRAPPOSIZIONE FRA CHIESA TRADIZIONALE E CHIESA PROGRESSISTA
di Francesco Rodolfo Russo ______
Negli ultimi anni non avrei dichiarato con serenità, per i libri letti per scelta o per lavoro, di aver incontrato un testo scritto veramente bene; ”Le favolose avventure di Sinodino” lo è (Le favolose avventure di Sinodino – Fantacronache di un impertinente che vuole svegliare il Sinodo, Ancora Editrice, 2023, pagg. 152. € 16,00).
Il linguaggio che utilizza Fabio Colagrande (nella foto), giornalista vaticanista, sembra unire Chesterton a Giovannino Guareschi. Scrive in un modo scorrevole che esprime un’ironia sottile. Mai cattiva, a parte, forse, la scena in cui viene presentato il libro.
L’occhiello indica il numero della scena, poi c’è il titolo e di seguito il catenaccio, che anticipa le Fantacronache che seguono. La narrazione quasi del tutto dialogica giustifica la divisione in scene.
Introdotto dalla prefazione di Andrea Monda, direttore dell’Osservatore Romano, e illustrato da Sagrà [Cristiano Sagramola n.d.r] il libro narra di Sinodino un bambino incursore che entra in tutte le scene per avere notizie del “Sinodo della Sinodalità”, evento promosso dal Papa nel 2021 e tutt’ora in corso, ma di cui poco si sa. Ogni volta, al termine della scorreria, prima di scomparire lascia un messagio.
Sinodino quindi, non soltanto pone domande a chi incontra, ma vuole dire la sua con il vescovo, in parrocchia, in un convegno teologico, dove la prof Barbosi annuncia di voler leggere “con voce monotona trentadue fogli della [sua] agile relazione”. Fanno pensare i nomi degli altri convenuti: Clericali, Sbadigli, Soporiferi e così via. Non male anche la tavola rotonda sulla donna dove suor Lina Donnini rappresenta il gentil sesso. Gli altri relatori, Omaccioni, Masculin e Virali, tutti uomini.
La Chiesa tradizionale e quella progressista si contrappongono nella stessa stanza della redazione di un antico giornale cattolico: da un lato c’è Galadriel, nome composto da galad (luce, radianza) e ri (corona) che ricorda la regina degli Elfi, personaggio ideato da John Ronald Reuel Tolkien, dall’altro Leonardo Buffi. A corredo delle loro idee, dal lato di Galadriel, sulla parete i ritratti del santo cardinale Newman, anglicano prima di convertirsi al cattolicesimo, e di Chesterton. Tra i due un crocifisso medievale. A parte, ma non meno evidente, un busto di Guareschi. A fronteggiare questi personaggi, alle spalle di Buffi, ci sono le foto del san martire Romero e del cardinal Martini. L’icona della Trinità di Andrej Rublëv sembra quasi che voglia contrapporsi al crocifisso medievale.
Il linguaggio utilizzato dalla famiglia “Perfettini” fa sorridere e riflettere. Verso la fine della scena Sinodino, rivolgendosi a Sua Eminenza il cardinale, dichiara: “Non fate che produrre prolissi documenti, ma il coinvolgimento dal basso delle comunità territoriali stenta… Ci sono parrocchie in cui di Sinodo non si è neanche parlato… L’impressione è che molti vescovi e parroci non vedono l’ora che finisca anche questo inutile baraccone…”
Mi pare che l’undicesima e la tredicesima scena fotografino più di altre la realtà. La prima si svolge Alle poste, la seconda Al centro di ascolto. In questi luoghi, i personaggi sono indicati o per qualche peculiarità (la ragazza con piercing, la donna pallida, una corpulenta dai tratti asiatici…) o per le azioni che compiono (il vecchio che legge la Gazzetta dello sport) o per il ruolo che esercitano; c’è padre Stefano, un prete, due agenti, suor Vittoria, un volontario. Alla fine della tredicesima scena, finalmente Sinodino, l’impertinente disturbatore, si mostra per la prima volta soddisfatto. Infatti, nel messaggio rivolto a padre Stefano, scrive: “Grazie per avermi spiegato il Sinodo e scusa il disturbo.»
La scena quattordicesima, Al festival, è quasi esilarante. Tra gli altri, c’è il presentatore, don Divo Vantoni, la raccomandata Chanel, il rockettaro fra Stuono, il cantautore di origini ugandesi Musinguzi e la band Lazzaroni di Betania che fa musica rap. Anche Sinodino propone e ottiene di cantare il suo pezzo rap. Al termine l’applauso è sincero. Il testo è da leggere e rileggere.
Il seminario è uno dei “luoghi decisivi” per comprendere la crisi ecclesiale. A una domanda di Sinodino un seminarista risponmde con una domanda che lascia senza parole il nostro incursore impertinente. Interessante il resto della scena.
Spiazzante Sinodino, quando Alla presentazione del libro domanda al recensore: “Ma lei lo ha letto il libro?».
Con le scene Al santuario e Santa Marta, più narrate che dialogate, si chiude il libro.
Le favolose avventure di Sinodino insegnano che si posono comunicare messaggi importanti con il sorriso sulle labbra.