E’ ARRIVATO IL “Mondonovo” DEI PASE

| 23 Aprile 2023 | 0 Comments

di Roberto Molle ______ 

Livorno nel tempo mi ha rubato sempre un po’ di cuore, la parte più vulnerabile dove depositare facilmente suoni e parole. Tutto è iniziato con le ballate visionarie e strambe di Piero Ciampi, capaci di pugnalarti all’infinito senza farti mai morire, risucchiandoti dentro una spirale fatta di grandezze e bassezze, di sradicamenti e sogni che si confondono, abbandonandoti stordito dentro un mare dolciastro e amaro allo stesso tempo.

Poi arrivarono gli “Ottavo Padiglione” con un album che in un solo colpo annientava gli altri tre a venire; troppo bello, concreto e profondo per non lasciare il segno. Con Bobo Rondelli che si intestava la qualifica di “maledetto” con il beneplacito dello stesso Ciampi a passargli il testimone e una voce, che quando attaccava con “Casa del popolo” era capace di farti commuovere e provocarti uno spleen di cui faresti volentieri a meno.

Coevi degli “Ottavo Padiglione” (come nascita, non per pubblicazione di dischi) i “Virginiana Miller” se ne uscirono nel 1997 con “Gelaterie sconsacrate”, un disco che stavo aspettando da tempo. Freschezza e originalità, respiro anglosassone e leggerezza italica, sfrontatezza e lirismo… e potrei continuare; la band perfetta per potersi sganciare da ogni ipotetico mainstream e lanciarsi ancora in tempo dentro un decennio che fu luminoso per la scena musicale alternativa italiana.

Livorno, come dicevo mi ha rubato sempre un po’ di cuore… e continua farlo.

Nei Virginiana Miller a suonare il basso nello splendido “Gelaterie sconsacrate” ma anche nel secondo album “Italiamobile” è Andrea Fusario che abbandonerà il gruppo nel 2000 per intraprendere altre strade artistiche. Poco meno di un decennio, poi un salto verso una nuova avventura per Andrea che, insieme a Edoardo Bacchelli (voce), Filippo Trombi (chitarra), Gianluca Pelleschi (testi), prendendo in prestito il nome di un racconto di David Foster Wallace, fonda i Piccoli Animali Senza Espressione.

Nel 2012 i P.A.S.E. imbarcano Luca Brunelli Felicetti alla batteria e pubblicano il loro primo album: “This Incanto”. La critica si accorge subito di loro e la voce si sparge; l’ispirazione continua a fluire e nel 2014 è la volta di “Cerco casa vista Marte”, un disco che si arricchisce della collaborazione di Antonio Bardi (chitarra nei Virginiana Miller) e Robin Guthrie dei mai dimenticati Cocteau twins. Verrà presentato al prestigioso (per l’epoca) meeting delle etichette indipendenti di Faenza e parteciperà a diversi premi musicali.

Il terzo capitolo per i P.A.S.E. si chiama “Sveglio fantasma”, un album dove melodie ed elettropop si fondono dando vita a canzoni che girano leggere nell’aria, sorrette a tratti da un’elettronica discreta. Tutto il disco è pervaso da un mood che rimanda a sonorità anni ’80 e piacevoli evocazioni (dai Depeche Mode agli Ultravox post John Foxx). Alle parole è subentrata Annalisa Boccardi (moglie di Andrea Fusario), regalando ai testi una veste più visionaria e compatta.

Tre album per marchiare e chiudere un ciclo, e aprirne un altro.

21 aprile 2023, è la data di un nuovo inizio che asciuga la punteggiatura e azzera l’acronimo. PASE non ha più bisogno di essere interpretato, di fatto è il nome di una band i cui membri sono pronti ad affrontare un’altra avventura, consapevoli della loro crescita e dell’evoluzione del linguaggio e della loro musica.

Si chiama “Mondonovo” il primo album dei Pase, e ci sono ancora Andrea Fusario al basso, Edoardo Bacchelli al canto, Filippo Trombi alle chitarre (oltre che agli arrangiamenti e alla produzione), l’ottima conferma di Annalisa Boccardi ai testi e l’arrivo di Jacopo Fusario alle diavolerie elettroniche.

“Mondonovo” esce per un’etichetta storica, la Baracca & Burattini di Paolo Bedini (a lui si devono negli anni centinaia di concerti di artisti inglesi e americani su e giù per l’Italia) ed è arricchito nella parte grafica dalle splendide immagini di Dario Ballantini. Un concept-album che proietta in un futuro distopico dove manca ogni forma di energia e la luce di una candela può aiutare a illuminare la via. Una voce narrante dispensa storie per tenere in vita il senso dell’umanità. “Mondonovo dal termine veneziano che indica uno strumento ottico del precinema è il risultato di un insieme di idee e forme d’arte scaturite dalla scoperta fortuita di un vetrino per lanterna magica acquistato in un mercatino delle pulci”: queste parole sono presenti nel libretto del cd del nuovo progetto dei Pase. Dieci brani ad accompagnare la storia (scritta da Annalisa Boccardi) che fa da cornice ai testi di un libro (illustrato da Dario Ballantini) a cui il cd è allegato.

L’ascolto di “Mondonovo” mi fa pensare sempre di più al fatto che, mentre buona parte della scena musicale italiana affonda tra le spire infernali della trap e di suoni posticci intrappolati nella melma di intelligenze artificiali, resiste uno zoccolo duro di musicisti sospesi tra le suggestioni alt-rock dei ’90 e le idiosincrasie sonore che influenzano l’ispirazione di questo primo quarto del ventunesimo secolo.

La voce di Edoardo Bacchelli (mi riporta in qualche modo al Luca Madonia dei Denovo) suadente e profonda, capace di incantare e condurre delicatamente attraverso le storie che si snodano una dopo l’altra, in un continuum che costringe a non interrompere l’ascolto durante le dieci tracce per non romperne la magia.

I suoni di “Mondonovo” sono asciutti, definiti, mai invadenti. Dream-pop raffinato che delinea l’universo dei Pase, capaci di trasportare senza traumi dentro un futuro che non riserva grandi speranze ma che la speranza aiuta a non perderla mai. Bellezza e profondità emanano anche i testi delle dieci canzoni, capaci di farsi squarcio, racconto, poesia.

L’invito è a entrare in possesso di questo disco (è possibile anche in forma liquida), magari anche nell’edizione associata al libro per renderne l’ascolto più profondo e suggestivo; i brani sono uno più bello dell’altro (su tutti, per me: “Cibo degli dei”).

È forse il tempo di un nuovo rinascimento?

Category: Cultura

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