CHIESTO L’INTERVENTO DELLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO DI STRASBURGO CONTRO LO STATO ITALIANO DOPO IL NUOVO DECRETO SALVA – ILVA DEL GOVERNO
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. La professoressa Lina Ambrogi Melle, presidente del “ Comitato donne e futuro per Taranto libera”, nonchè promotrice di due ricorsi collettivi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo contro lo Stato italiano per la questione dell’ex-Ilva, ci manda il seguente comunicato ______
Gli avvocati dello studio legale internazionale di Roma Saccucci e partners, che hanno presentato a Strasburgo i 2 ricorsi ( n.54264/15 e n. 4642/17) promossi dalla prof.ssa Lina Ambrogi Melle alla Corte dei diritti dell’Uomo contro lo Stato italiano per la questione dell’ ex- Ilva di Taranto, conclusosi con due sentenze definitive di condanna per la mancata adozione da parte dello Stato italiano di misure volte a garantire la protezione del diritto alla salute dei tarantini, hanno inviato una nuova comunicazione al Comitato dei Ministri del consiglio europeo, che controlla l’esecuzione di tali sentenze, per informarlo che i cittadini di Taranto e dei comuni limitrofi non solo continuano a subire gli effetti delle emissioni nocive del siderurgico, ma addirittura aumentano i rischi per la loro salute a causa del decreto-legge del 5 gennaio 2023, n.2 trasformato in legge in questi giorni. Inoltre non sono state realizzate ancora tutte le bonifiche della zona coinvolta dall’inquinamento.
Questa legge, infatti, garantisce la continuità dell’attività produttiva dell’ex Ilva anche quando dovessero emergere criticità ed emergenze dal punto di vista dell’inquinamento.
Infatti a fronte di un eventuale nuovo sequestro da parte della magistratura il siderurgico di Taranto potrà continuare la sua attività produttiva con l’affidamento della gestione ad un commissario. Vengono poi sottratte alcune decisioni al giudice di Taranto spostandole al Tribunale di Roma. E questo in presenza di una situazione impiantistica che ha portato la Corte di Assise, a maggio del 2022, a negare il dissequestro degli impianti perchè “attualmente lo stabilimento produce ancora immissioni che mettono in pericolo la salute pubblica”.
Viene inoltre reintrodotto lo scudo penale : chiunque svolge lavori al fine di dare esecuzione a un qualsiasi provvedimento che autorizzi la prosecuzione dell’attività, non e’ punibile per i fatti che ne derivano.
E non ci sono norme poste a tutela del diritto alla salute, né riguardo le bonifiche come invece richiesto dal Comitato dei ministri.
Quindi i cittadini di Taranto ed i lavoratori dello stabilimento perdono ogni garanzia circa reati che potrebbero danneggiarli, anche gravemente.
I nostri avvocati hanno inviato al Comitato dei ministri sia l’ultimo aggiornamento dello scorso 10 febbraio 2023 di Arpa Puglia, che segnala l’incremento del pericoloso benzene in tutte le centraline prossime allo stabilimento siderurgico, sia l’ultimo aggiornamento del rapporto dello studio SENTIERI che rileva la situazione critica del SIN di Taranto per gli eccessi di ricoveri e mortalità per tutte le cause, per i tumori maligni, per le malattie del sistema circolatorio e per le malattie dell’apparato digerente. Da questo rapporto emergono anche eccessi di ricoveri in età pediatrica per tutti i tumori maligni e di leucemie e , purtroppo un eccesso anche di mortalità.
Alla luce di quanto sopra, i nostri avvocati hanno invitato il Comitato dei Ministri ad adottare le più adeguate misure al fine di garantire l’esecuzione da parte dello Stato italiano di quanto disposto nelle sentenze pronunciate dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. ______
LA RICERCA nel nostro articolo di ieri
MATTARELLA FIRMA IL DECRETO SALVA – ILVA
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