BAGARRE IN AULA QUESTA MATTINA AL PROCESSO TAP. VIVACE “CONFRONTO” FRA ACCUSA E DIFESA SULLA DEPOSIZIONE DEL SINDACO MARCO POTI’. LA PROMESSA DEL GIUDICE MARIA FRANCESCA MARIANO
di Giuseppe Puppo ______
“So che per voi questo processo ha un valore particolare, ma per me è un processo come tutti gli altri …”.
Ha avuto il suo bel da fare il giudice unico Maria Francesca Mariano all’udienza di oggi del processo Tap per fare fronte ai vivaci “confronti” fra accusa e difesa che si sono registrati in aula, in mattinata, durante la deposizione di Marco Potì, all’epoca dei fatti sindaco di Melendugno, teste dell’accusa.
E’ dovuta intervenire in almeno tre occasioni.
Nell’ultima, dopo aver disposto riguardo alle modalità di comportamento, ha aggiunto, a voce bassa, attutita dalla mascherina sanitaria, ma che è arrivata comunque nella sostanza chiarissima per tutti, una precisazione, del valore di un impegno solenne: “…Un processo in cui, sia pur con le smagliature della giustizia, alla fine arriveremo alla verità. Non so ancora quale sarà, ma ci arriveremo”.
Protagonista dell’udienza, l’avvocato Angelo Nanni, del collegio difensivo.
In tre occasioni il suo contro-interrogatorio del testimone ha suscitato le proteste sia del pm Alessandro Prontera, sia degli avvocati di parte civile.
Un incalzare di domande, il suo, puntiglioso, accanito, lento, ripetitivo, almeno a giudizio della pubblica accusa, che come l’ultima volta, ma oggi più dell’altra volta, ha suscitato vivaci proteste.
Il giudice Mariano lo ha ammonito tre volte, e nell’ultima apertis verbis lo ha sollecitato “ad astenersi da modi e da commenti che possono pregiudicare la serenità del teste”.
Il momento più caldo, quando l’avvocato, rivolgendosi al testimone, in quella occasione approssimativo in quanto messo in difficioltà a districarsi fra date, particelle, mappe, ordinanze e quant’altro, gli ha detto: “Forse lei è abituato ai consigli comunali…”, e non ha potuto finire la frase che aveva in mente.
Dall’altra metà dell’aula, il pm Alessandro Prontera ha fatto un balzo dallo scranno dove era seduto, e – Opposizione! – ha tuonato nel microfono acceso al volo – Adesso basta! Opposizione!. Che cosa continua a chiedergli precisazioni su precisazioni che aveva già precisato…
Nella bagarre in aula, in separata occasione, aveva protestato contro di lui pure l’avvocato di parte civile Giuseppe Milli: “Vorrei che facesse le domande, ascoltasse le risposte e si astenesse dai commenti….”.
Quanto alla sostanza, la deposizione di Marco Potì ha riguardato le prescrizioni cui Tap avrebbe dovuto ottemperare, le sostanze velenose trovate a ridosso dei lavori in divenire, le commissioni, i ‘tavoli’ e i riscontri al riguardo degli organismi istituzionali.
“Non ci sembrava che Tap avesse seguito un percorso chiaro. Volevamo che fosse fatta chiarezza”.
Così il teste ha ricordato la situazione all’inizio dei lavori del cantiere, quando furono riscontrati e comunicati l’esito di prescrzioni, secondo lui soddisfatte in ritardo, solo parzialmente soddisfatte, o non soddisfatte affatto, e di valori abonormi di sostanze nocive, di cromoesavalente, nichell, arsenico e altri contaminanti ambientali.Criticità “che prima non erano presenti sul territorio” per cui aveva emesso ordinanze, presentato esposti, sollecitato interventi istituzionali: “Eravamo preoccupati per l’inquinamento del sottosuolo e delle falde acquifere, per la salute della popolazione”.
Di diverso avviso sull’intera questione la difesa, su tempi, modi, modus operandi e insomma un po’ tutto quanto oggetto del suo lungo contro – interrogatorio del teste, andato avanti dalle 10 alle 14.20, fatte salve due pause per motivi tecnici di circa tre quarti d’ora l’una e di mezz’ora l’altra ordinate dal giudice
Alla ripresa pomeridiana, a sostenere la pubblica accusa c’era il sostituto procuratore Maria Rosaria Petrolo al posto di Alessandro Prontera che nel frattempo si era dovuto assentare. Ma tutto a pomeriggio è filato via in maniera più breve e più tranquilla rispetto alla mattinata.
A testimoniare, sempre quale teste dell’accusa, Gianluca Maggiore e qui la questione è ritornata sull’espianto e successivo reimpianto degli ulivi della zona interessata dai lavori del cantiere, all’epoca oggetto di una forte opposizione popolare. Secondo quanto sostenuto dal testimone in aula, un’operazione che Tap non avrebbe dovuto effettuare in quanto si trattava di ulivi monumentali, quindi di una categoria più tutelata rispetto agli ulivi ordinari quali furono invece considerati dai costruttori.
Un esauriente esame ed un esauriente contro esame dei due testi di oggi, insomma, fra l’altro su documenti per lo più già presenti agli atti, tranne qualche aggiunta odierna, tutto utile a quelle che saranno le dusioni della Corte d’Assise del Tribunale di Lecce, davanti alla quale il processo riprenderà con la prossima udienza fissata per giovedì 23 marzo. ______
LA RICERCA nel nostro articolo del 9 febbraio scorso
L’UDIENZA DI QUESTA MATTINA DEL PROCESSO TAP. NIENTE DIRETTA WEB E AUDIZIONE FIUME DI UN TESTE
Category: Cronaca