COME ERAVAMO / ADDIO ALLE ARMI

| 20 Febbraio 2023 | 0 Comments

di Raffaele Polo  ______ Ai nostri tempi, poi, non si era proprio uguali uguali, tra maschi e femmine. Che i ragazzi, appena arrivati ai 18 anni, venivano chiamati al ‘servizio di leva’. Che durava un anno e anche più.

Quando mi arrivò la cartolina, con tanto di convocazione, mio padre si precipitò affannato da un suo amico maresciallo. Allora, come adesso, per noi salentini, c’era l’abitudine di rivolgersi ad un ‘conoscente’, quando si aveva bisogno di qualcosa. E, per tutti gli argomenti, c’era sempre qualcuno che ‘era del settore’ e dunque poteva dire la sua.

Il maresciallo, sorridendo, fu lapidario: ‘Il ragazzo cosa preferisce: fare il militare a Lecce, fare l’allievo ufficiale o essere esentato?’.

Mio padre aveva frequentato il corso allievi ufficiali durante la Seconda Guerra mondiale. Ma non l’aveva terminato e gli era rimasto dentro il disappunto… Fu giocoforza che scegliesse (lui per me..) il Corso AUC.  Ora, a Lecce c’era la Scuola Truppe corazzate che poi diventò scuola di Cavalleria. E tutti gli allievi ufficiali di questa specialità, andavano a Caserta e molti poi venivano destinati proprio a Lecce.

Accettai con entusiasmo di sottopormi ai test per essere ammesso alla scuola allievi ufficiali.  Il primo passo furono le visite mediche, a Lecce, alla caserma che sta vicino alla chiesa del Carmine.

Ricordo come fosse ieri, la esperienza incredibile. Sembrava di essere tornati indietro di secoli: ammassati in uno stanzone, sotto l’arcigna sorveglianza di due carabinieri, fummo sottoposti a tutti i tipi di visita: il più imbarazzante fu quando un ufficiale, con fare indifferente, tenendo per i testicoli l’esaminando, ordinò: ‘Tossisca!’ e basta.

Non parliamo poi delle altre visite, occhi, orecchie, torace, sangue..  Ci liberarono, dopo tre giorni di noia e urla, tutti o quasi ‘abili’. 

A questo punto, c’era la scelta. Fatta la domanda per AUC, altre visite. Stavolta a Bari. In un vetusto e malandato edificio, mi fu data un’ampolla, con l’ordine di ‘riempirla’. Preso alla sprovvista, riuscii comunque alla bisogna e terminò il primo esame,…

Poi, arrivò la cartolina di convocazione per Napoli, tre giorni di test e domande su tutti gli argomenti dello scibile umano… Il primo volume, domande di cultura generale, era addirittura irridente. Domande del tipo ‘di che colore era il cavallo bianco di Garibaldi?’ e via dicendo. Ma gli altri due pesanti volumi (matematica e meccanica) erano, almeno per me, di enorme difficoltà. Però, poiché vi erano le risposte multiple da A fino a D, privilegiando le prime due lettere e affidandomi al caso, risposi a tutti i quesiti. Di Napoli fu affascinante la conoscenza di una città veramente unica. Affittammo una stanza perché ci sconsigliarono di rimanere a pernottare in caserma, ‘ci sono le pulci’, ci dissero.

Tornato a casa, dopo qualche tempo, ecco l’esito: una cartolina rosa con l’indicazione di presentarsi alle Scuole della Motorizzazione di Roma. Ero stato preso e destinato agli Autieri, sicuramente grazie alle risposte sulla meccanica, di cui non sapevo nulla…

Credo proprio che per tutti i miei coetanei, l’esperienza militare sia stata simile: il passaggio  attraverso il doloroso taglio dei capelli, le iniezioni TABTE, le esercitazioni, le guardie, i sergenti, i nonni, la libera uscita… Tutto ampliamente pubblicizzato da una letteratura piacevole e di buon impatto. Ma solo dopo, dopo aver terminato la ‘naja’. A Lecce, poi, i nostri rapporti con l’Esercito si sono limitati ad alcune richieste di documenti al Distretto, dove sonnacchiosi sottufficiali hanno evaso le pratiche richieste.

Adesso, le cose sono sicuramente cambiate.

Speriamo in meglio.

Category: Costume e società, Cultura

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