COME ERAVAMO / SAPORE DI MARE

| 16 Febbraio 2023 | 1 Comment

di Raffaele Polo  ______

Poi, l’estate andavamo al mare. A San Cataldo, naturalmente: da buoni leccesi disdegnando altre spiagge (Frigole e Torre Chianca vennero alla ribalta solo dagli anni Settanta…) e suddividendoci nei tradizionali lidi: Mancarella, Prete, il Faro, Turrisi…

Noi avevamo la cabina 98, erano tutte in muratura, piccole ma funzionali, ti davano anche un paio di sedie di pessima fattura e un tavolino sempre traballante. Ma bastava, eccome, per la nostra ‘stagione’ che durava da giugno a settembre.

Al mare ci andavamo con la ‘corriera’, ovvero l’autobus che faceva il giro della città, prima di imboccare il rettilineo per la marina. Un biglietto costava 50 lire, ma se facevi l’abbonamento, il costo scendeva a 40 lire. Il servizio autobus durava dalla mattina alle 8 alla sera alle 19 (l’ultima corsa era affollatissima, perché, se la perdevi, come saresti tornato in città?)

Naturalmente, appena arrivati ‘in cabina’ si piantava l’ombrellone il più vicino al bagnasciuga e si stava seduti, all’ombra, giusto per ambientarci un po’… Le radioline erano tutte accese e si sentivano i successi lanciati da ‘Un disco per l’estate’. Se poi volevi ascoltare i tuoi brani preferiti, dovevi spingerti fino alla rotonda (Lido York) dove c’era il juke book e dove si radunavano tutti i giovani.

Il bagno si faceva verso le 11, poi c’erano i preparativi per il pranzo: da casa era stata allestita una consistente scorta di panini con varie imbottiture: con la cotoletta, col pomodoro, con i salumi. Ma il piatto forte era lo ‘stanato’ che, custodito sul tavolo nella cabina, riempiva con il suo aroma tutto il locale, spandendosi anche nelle vicinanze. E poiché un po’ tutti gli abitanti delle cabine avevano il proprio ‘stanato’, ecco che il mezzogiorno di San Cataldo era un inno alla parmigiana, alla sagna al forno e alla pasta al sugo (rigatoni o penne). Poi, col sole al suo momento più caldo e la pesantezza del pranzo appena ingurgitato, i più giovani andavano a giocare a pallone sulla spiaggia o in luoghi appartati, nella boscaglia che era alle spalle della spiaggia. Ancora adesso ricordo il caldo asfissiante che accompagnava i nostri combattimenti dietro il pallone: ma eravamo giovanissimi, e il sole, il caldo, la fatica ci facevano sorridere,

C’era chi, non proprio giovanissimo, si rifugiava sotto l’ombrellone, per la pennichella tradizionale, mentre le madri provvedevano a pulire le stoviglie e i resti di pentole e piatti usati in cabina. I fidanzati ne approfittavano per ‘fare una passeggiata’ sulla riva del mare, mentre le comitive si radunavano sulla sabbia a giocare ai soliti intrattenimenti, sui quali spiccava ‘il gioco della bottiglia’…  

Poi, verso le 16, con il beneplacito delle madri (almeno tre ore dopo mangiato!) c’era il bagno conclusivo, arrivava il momento più bello, quando si giocava e si socializzava ma, ahimè, bisognava affrettarsi per evitare la calca dell’autobus nelle ore di punta. Così, tristemente, con la musica delle radioline ancora nelle orecchie, tornavamo in città. E cominciavamo a misurare le ore che ci separavamo dall’indomani, quando saremmo tornati alla nostra cabina, avevamo un mezzo appuntamento con la ragazza della numero 96…

Category: Costume e società, Cultura

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Comments (1)

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  1. Giuliana Silvestri ha detto:

    Un ricordo lontano, ma difficile da cancellare, quell’immagine di felicità e sano divertimento che hanno caratterizzato le mie vacanze al mare da ragazza! Al mattino iniziavano i preparativi per trascorrere quelle intere giornate con l’entusiasmo condiviso anche dalla mia generazione nel pieno di un’esuberante vitalità e spensieratezza… San Cataldo, la spiaggia dei leccesi, aveva stabilimenti balneari molto frequentati, ma quello più in voga era Lido Mancarella con un bar all’interno e circondato all’esterno da cabine in muratura, dimora di ombrelloni e sdraio, da posizionare ogni giorno sulla sabbia. Era un bel vedere tutta la spiaggia pullulare di bagnanti, bambini che giocavano con paletta e secchiello o costruivano castelli di sabbia, mentre le ragazze passeggiavano sul bagnasciuga mostrando in un castigato costume intero o i bikini la propria avvenenza, attirando l’attenzione dei baldanti giovanotti che le guardavano di sottecchi o attraverso i loro grandi occhiali da sole, quasi per non farsi accorgere… E intanto con il trascorrere delle ore, quegli ombrelloni colorati diventavano un vero rifugio per ripararsi dai raggi cocenti del sole, spesso causa di quelle bolle fastidiose sulla pelle, tanto scongiurate! E poi facevo il bagno, incontravo le amiche con le quali chiacchieravo o giocavo a tamburello… mentre qualcuno suonava la chitarra e il juke-box mandava “Sapore di sale, sapore di mare”… Finalmente giungeva l’ora del pranzo, delle prelibatezze preparate la sera precedente, quel profumo di pasta al forno, di parmigiana, di polpette al sugo e non mancavano le bevande refrigeranti e la tanto agognata fetta di cocomero… E poi quelle nuove amicizie che terminavano con un arrivederci, forse, all’anno successivo,tanti amori che nascevano e tanti che finivano…
    Insomma un’Italia gaudente, un inno alla vita di quegli anni dove ognuno, a modo suo, apprezzava le cose più semplici e più vere!

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