COME ERAVAMO / CAFFE’ E COTOGNATA
di Raffaele Polo ______
L’affezione dei leccesi per il Caffè Quarta è sempre stata spontanea e consolidata. Anche se nei tempi andati c’era il caffè Orlando e Mokaffè (sopravvissuti ancora oggi) pure Quarta era sinonimo di ‘leccesità’, tanto che i genitori, quando inviavano i pacchi ai figli e alle figlie che erano all’Università (Perugia in primis e poi, via via tutti gli altri atenei: Parma, Firenze, Camerino, Bologna…) non mancavano di inserire le confezioni di caffè Quarta che erano un po’ il simbolo di quella forzata lontananza, che poteva essere attutita proprio da un prodotto originale e sicuramente leccese.
Come sia nato questo connubio, non si può sapere: ma sta di fatto che non è cambiato praticamente nulla nella grafica del marchio, nella diffusione con i negozi specializzati e dedicati e anche nei gadget che caratterizzano questa industria: su tutti il calendario, divenuto ben presto un vero e proprio simbolo di Lecce e del Salento.
Io accompagnavo la mamma a comprare il caffè nel negozio Quarta di Piazza Sant’Oronzo, affianco alla Casa della Caramella. Era un piacere entrare nel piccolo locale dove, a destra, c’erano il bancone con le macchine che macinavano il caffè e l’esposizione dei vari tipi di chicchi, suddivisi in prezzi che partivano dalla qualità ‘famiglia’ e salivano sino a preziosi aromi. A sinistra, c’era l’esposizione di dolci e cioccolati, ma l’attenzione era per le due commesse che erano sempre sorridenti e, soprattutto, abilissime nel confezionare i pacchettini di caffè. Ai bambini, poi, veniva regalato sempre un cioccolatino e questo ci faceva molto piacere…
L’altro alimento che rappresentava Lecce e non poteva mancare nel citato pacco da inviare a chi era fuori sede, era la cotognata. Confezionata in quegli involucri quadrati di vimini, esponeva la marca ‘Cesano’ che poi era anche il fornitissimo bar di viale Marconi. Ci piaceva (e ci piace) quella particolare cotognata, per come era confezionata e ricordiamo che, negli anni Settanta, la dolce marmellata era pubblicizzata e offerta in dono ai concorrenti dei giochi di Teleleccebarbano. Erano Cesare Monte e Ugo Tapparini a consegnarla e la cosa non mancava di farci ricordare altri, più importanti giochi radiofonici e televisivi dove i premi erano in confezioni di prodotti (rammentate l’Oreal?) anziché i gettoni in oro, introdotti più tardi.
Meglio, molto meglio la Cotognata Cesano, in quelle sue caratteristiche confezioni che la contraddistinguevano e la rendevano unica nel suo genere.
(C’erano i ‘fruttini’, certo. A forma di parallelepipedo e incartati nella plastica trasparente, ce li davano da portare a scuola, per la merenda. Ma vuoi mettere la cotognata leccese?)
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Fin dagli ’50,l’inconfondibile aroma del caffè Quarta accompagna il gusto dei leccesi a casa o al bar. Quel profumo riconoscibile inondava la mia casa, sin dalle prime ore del giorno, a colazione e nel pomeriggio le tazzine di Quarta caffè sublimavano la fine del pranzo o durante la visita di amici o parenti, come un rituale, si offriva puntualmente quella graditissima bevanda che, per mia abitudine,prediligevo bere con il latte a colazione. Alla fine degli anni’60,il caffè Quarta ebbe maggiore notorietà nel Carosello, diventando un prodotto emblematico del nostro territorio. I panetti di cotognata erano un’altra prelibatezza confezionati in una carta trasparente chiusa con un nastro colorato che si regalavano in una speciale circostanza oppure si gustavano come un dolce, quasi stucchevole,nei giorni di festa.Due piaceri per il palato dei quali preferisco apprezzare piuttosto con l’olfatto quel profumo familiare e con gli occhi quelle forme lucide dalle varie dimensioni e dal colore rosso-aranciato.