COME ERAVAMO / ‘Non fornicare’… IN CHE SENSO?!?
di Raffaele Polo ______
Parallelamente alla frequenza scolastica, c’era il catechismo. Allora, Comunione e Cresima si celebravano a pochi giorni di distanza e coincidevano con la fine della scuola elementare. Ci toccava il Catechismo che non era proprio come è adesso, ma era solo un terribile coacervo di preghiere e precetti da mandare a memoria. E di regole incomprensibili ma che ci terrorizzavano.
Guai, ad esempio, mangiare o bere qualcosa prima della comunione. Si narrava di episodi con lingue infuocate e malanni caduti dal cielo. Guai a commettere un sia pur veniale peccato, prima della Comunione. E guai, soprattutto, a non saper rispondere alle domande che le catechiste (in genere tutte anziane e sempre acide e nervose) ci sottoponevano con pesante autorevolezza. ‘Chi è Dio?’ faceva una, indicandomi con un dito e con volto accigliato. ‘Dio è l’Essere perfettissimo, creatore e Signore del cielo e della terra’ rispondevo prontamente.
Poi, arrivava la parte più difficile: i Comandamenti, le Virtù teologali, i Vizi e gli Atti. Questi ‘Atti’ erano di vario tipo, preghiere da imparare a memoria, mi è rimasta memoria soltanto dell’inizio dell’Atto di dolore: ‘Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore…’ Ma c’era anche l’Atto di Speranza, l’Atto di Carità e via dicendo.
Infine, le domande insidiose: ‘A che serve la Cresima?’ La risposta era ‘Diventare soldati di Cristo!’ e ci sembrava una presa in giro, non ci davano neppure un accenno di divisa, altro che sodati..
Poi, c’era l’enigma dei comandamenti. Osammo chiedere cosa significasse ‘Non fornicare’ e l’arcigna catechista ci disse che non dovevamo commettere atti impuri, che il nostro corpo era il tempio di Gesù. A tutt’oggi, la risposta non ci soddisfa moto, figurarsi quando avevamo dieci anni…
Poi, arrivava il gran momento: ci mettevano una fascia bianca al braccio e, con la fronte circondata da un’altra sottile fascia, andavamo incontro al Vescovo, accompagnati dal Padrino che, ce ne accorgevamo subito, ignorava completamente tutti gli Atti e anche buona parte delle risposte agli eterni quesiti catechistici.
Ma poi c’era la consolazione del regalo. Ci toccava la macchina fotografica che, per quei tempi, era l’unica alternativa all’orologio. L’unica certezza era che non avremmo più rivisto le maestre-catechiste. Passavamo direttamente alle dipendenze del Parroco che non ci avrebbe più assillato con tutti quegli Atti…
L’illusione durava poco, inginocchiati davanti al confessionale, eccolo lì che ci chiede se abbiamo commesso atti impuri, da soli o in compagnia e poi ci chiede l’Atto di dolore. Meno male che, attaccato a quella sorta di cabina del telefono dove ci si confessa, c’è una copia di questo Atto che, di sottecchi, recitiamo a bassa voce. Poi, con fare compunto, ci sediamo a recitare i padrenostri e le avemarie che ci fruttano l’assoluzione…
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In quegli anni, il catechismo aveva un ruolo importante nella nostra formazione cristiana, indispensabile propedeutica a ricevere i sacramenti della Comunione e della Cresima,che coincidevano con gli ultimi anni della scuola elementare.Era un catechismo nozionistico,fatto di preghiere e regole da imparare a memoria e da recitare prontamente all’occorrenza, quasi a voler fare bella figura, dimostrando di aver ricevuto quei principi fondamentali. I comandamenti,come dice il termine,erano ordini da ricordare e a cui tener fede con il proprio comportamento,lungi dal commettere peccati… Insomma,un catechismo rigoroso,di forma e ancora poco attento o incurante di noi bambini indottrinati, sottoposti a ricevere passivamente quegli insegnamenti ai quali eravamo ancora ben lontani nel dare risposte…