“La storia è maestra, ma non ha scolari”. ILLUMINANTE LEZIONE DEL PROFESSOR ANGELO D’ORSI QUESTA MATTINA A LECCE IN APERTA POLEMICA CON LA ‘narrazione tossica’ DOMINANTE SULLA GUERRA IN UCRAINA
(g.p.) ______ “La storia è maestra, ma non ha scolari”. Cita Gramsci, il professore Angelo d’Orsi (nella foto), 75 anni, di Torino, storico accreditato quanto illuminante, da decenni animatore di analisi di grande interesse, spesso in polemica con la cultura ‘ufficiale’, anche quella di sinistra, in cui pure egli, da uomo libero si colloca, sempre con onestà intelletuale.
La citazione quanto mai opportuna, a proposito di Ucraina e dintorni, arriva nel bel mezzo della vera e propria ‘lezione’ che d’Orsi ha tenuto questa mattina a Lecce, allo Studium di via Valesio, nel corso del convegno “La scuola laboratorio di pace” organizzato dal sindacato Cobas con la partecipazione di un pubblico eterogeneo e attento.
Una lezione, c’è da aggiungere, mai accademica o pedante, invece sempre brillante e coinvolgente.
Qui di seguito, sia pur in una necessaria in questo contesto sintesi giornalistica, un po’ di quello che i presenti hanno potuto imparare, o comunque hanno potuto tenere a mente per ruminarci su.
La guerra in corso ormai quasi da un anno in Ucraina e fra l’altro in preoccupante escalation non è quella ‘ingiustifacata aggressione‘ da parte della Russia, come per lo più viene solitamente e sbrigativamente dipinta dal ‘pensiero unico’, in quella che il professore ha definito ‘narrazione tossica‘ dominante.
Non ci sono un aggressore e un aggredito, ci sono invece un aggressore strategico e un aggressore operativo. L’aggressore operativo è certo la Russia, ma è ugualmente certo che l’aggressore strategico è la Nato al servizio degli Stati Uniti, che dal 2014 ha organizzato e pianificato tutto. Aggressore strategico è colui che inizia prima la guerra, ma decide per necessità o calcolo di costringere il suo avversario al primo passo operativo, non lasciandogli scelta, obbligandolo ad intervenire affinché appaia come ‘colui che ha iniziato’.
La genesi del conflitto va ricercata ancora prima.
D’Orsi la trova nel 1989 e anni immediatamente seguenti, la data epocale del crollo del Muro di Berlino, quando il mondo si ritrova quasi all’improvviso unipolare e dominato dal neocapitalismo finanziario.
Incontrastato ormai dominatore dello scenario internazionale, quello che comunemente chiamiamo l’Occidente commette però l’errore di esagerare nei confronti dell’ex Urss, la potenza mondiale che non c’è più, arriva su più versanti fino al punto di umiliare la Russia. L’ umiliazione non va mai bene, vedi la conferenza di pace che pose fine alla Grande Guerra ai danni della Germania. L’umiliazione genera risentimento. Putin è espressione appunto di quel risentimento della Russia.
Quando il mondo a cavallo del nuovo secolo e del nuovo millennio piano piano, da unipolare che era, comincia a diventare multipolare, egli ha l’opportunità di ricollocare la grande Patria sovietica da protagonista accanto alle altre potenze emergenti, Cina e India, in primo luogo.
Si arriva così a ridosso della guerra in Ucraina, che si sarebbe agevolmente potuta evitare fin dal 2014, se solo sempre in più occasioni Putin non fosse stato sostanzialmente umiliato nelle sue pretese di stabilire sicurezza per le popolazioni russofone dell’intera area.
Poi si arriva così a ridosso della situazione attuale, in cui l’Italia è pesantemente e pericolosamente coinvolta, avendo seguito pedissequamente la politica atlantica degli Usa, contrariamente alla propria vocazione mediterranra, e nella fattispecie a suo danno, vedi le seicento aziende italiane operanti economicamente in Russia e dopo un anno ridotte sul lastrico dalle sanzioni.
Ma perché poi?
Per difendere l’Occidente, in quello che è stato definito scontro di civiltà nel nuovo ordine mondiale? E’ quella definita sempre dal docente dell’Università americana di Harvard Samuel P. Huntington, quale ‘civiltà bianca, anglofona e protestante‘, ecco, è questa la nostra cultura, per cui siamo entrati in guerra contro la Russia?
Una guerra che non è giusta, anche solo per il fatto che non ci sono guerre giuste.
Una guerra che non potremo mai vincere, ha ammonito il relatore, semplicemnte anche solo per il fatto che la Russia non potrà mai essere vinta. Se per ipotesi la Russia si trovasse sul punto di essere militarmente sconfitta, userebbe l’arma atomica, magari in modo parziale, ma pur sempre devastante, e questo inevitabilmente innescherebbe una spirale di reazioni e controreazioni a colpi di bombe atomiche che porterebbe l’intero pianeta alla distruzione.
O ci fermiamo adesso, subito, o non ci fermiamo più, ha ammonito d’Orsi.
Questo è, piaccia o non piaccia, stiamo giocando con un fuoco devastante e distruttivo. Poi, certo, mandiamo il presidente del nostro terzo ramo del Parlamento Bruno Vespa a fare le interviste porta a porta al presidente ucraino Zelensky, e così suo tramite con il nostro intellettuale della Magna Italia Amadeus, lo avremo ospite all’imminente festival di Sanremo.
Proprio vero, la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. Ma questo non l’aveva detto Antonio Gramsci, questo l’ aveva detto Carlo Marx. ______
LA RICERCA nel nostro articolo di ieri
LA GUERRA DI GUIDO
La guerra,anche quella attuale,rappresenta secondo me, il trionfo della INDIFFERENZA. Noi “occidentali” ci siamo lasciati plagiare e condizionare dal più becero capitalismo ed è nostra responsabilità. Abbiamo ignorato il patrimonio di valori e umanità lasciatoci dai ns. Partigiani, tollerato con codardia il risorgere dei primi rigurgiti di fascismo.Però i ns. Intellettuali,dal maccartismo in poi, dove si sono nascosti ?