COME ERAVAMO / L’AMORE CON LE FESTE IN CASA
di Raffaele Polo ______
L’obiettivo
Sono poche, pochissime le occasioni che si presentano per conoscere, contattare quella ragazza che ci piace ma a stenti sappiamo come si chiama. Ce lo ha detto la sorella di un compagno di classe, con una smorfia. E tutto il resto, compreso il fatto che ci dobbiamo dichiarare, deve avvenire per forza oggi, ecco perché quando lei arriva, vestita impeccabilmente e con solo un accenno di trucco, ci precipitiamo a salutarla con enfasi, abbagliati dal sorrisino che, per la verità, rivolge a tutti, in primis al padrone di casa. Lei è abbigliata come le sue coetanee, con un accenno di minigonna e la capigliatura raccolta, le scarpe basse, io non me ne intendo di moda, ma aspetto il primo ballo per instaurare un solido e pressante incalzare.
Qualcuno, provvidenzialmente, mette sul giradischi ‘Senza te’ di Eric Charden, una musica perfetta per sussurrare parole e lanciare sguardi alla ragazza che teniamo fra le braccia delicatamente, è la prima volta che ci tocchiamo, un vago profumo dolciastro la caratterizza.
‘Ti chiami Rosaria, vero?’ attacco io.
‘E tu come lo sai?’ finge lei, sorpresa.
‘Mi sei piaciuta da subito, ho cercato attraverso amicizie comuni notizie su di te…’
‘E adesso cosa sai?’ dice lei e, per un attimo, i nostri bacini si incontrano, per ritrarsi subito.
‘Che vai al Magistrale, abiti in centro e… non hai il ragazzo’ sussurro
‘Chi te lo dice?’ fa lei, piccata.
‘Sennò stasera non saresti qui da sola. Ma io credo che te ne andrai che un ragazzo ce l’hai…’
La frase, un po’ sgrammaticata, mi è uscita così. Per dare forza alle mie parole, proprio mentre il cantante afferma che ‘senza te credo che morirei’, la stringo un poco e lei mi mette le braccia sulle spalle. Non è la resa, ma sono ben avviato.
‘Domani, posso telefonarti?’ chiedo.
‘Si, ma verso le 5, che a quell’ora rispondo sempre io… E perché vuoi telefonarmi?’ riprende la schermaglia. Ma il disco finisce e lei trova subito un altro cavaliere che io guardo con odio. Mi siedo vicino al giradischi e fumo nervosamente una sigaretta, che mi lascia l’amaro in bocca.
Appare la mamma di Ennio che ci invita di là, a fare uno spuntino.
Io non mi muovo, anche lei rimane seduta e mi avvicino subito.
‘Non vai di là?’ le chiedo.
Abbassando gli occhi, mi risponde: ‘No, non mi va, resto qui’
Mi siedo affianco a lei e dopo qualche secondo, le mormoro: ‘Sai, devo confessarti una cosa…’
Lei rialza il capo, incuriosita e mi chiede; ‘Cosa?’
‘Più ti guardo e più mi piaci. Sei bellissima…’ Credo che meglio non si possa fare. Come ciliegina sulla torta, qualcuno mette sul piatto del giradischi ‘Fortuna’ e allora eccoci di nuovo a ballare il lento, stavolta più naturalmente vicini, ormai è come se ci conoscessimo da sempre.
‘E’ tardi’ dice lei, alla fine del ballo, ‘sono arrivati i miei a prendermi!’ Mi fa un cenno fugace di saluto e scompare dalla mia vista.
Mi risiedo vicino al giradischi, qualcuno propone ‘la spazzola’, con le luci soffuse. Qualcun altro dice di eleggere il mister e la miss della serata, oppure il gioco della bottiglia.
Sono quasi le 20 e 30, mi affretto a tornare a casa, cammino leggero e contento. Domani, domani alle 17 la risentirò, stringo fra le dita il gettone telefonico che mi collegherà con lei, che considero già la mia ragazza…
A casa, prima di entrare, riprendo libri e quaderni che avevo nascosto sulla finestra esterna e, con volto stanco e affaticato (fingere, fingere sempre) saluto mia madre che mi guarda sospettosa. ‘Puzzi di fumo’ mi dice subito. ‘Il padre di Ennio fuma moltissimo’ mi difendo. E poi aggiungo: ‘Sono stanchissimo, vado a letto che domani a scuola mi debbono interrogare’. Quando nomino la scuola, mia madre non controbatte mai.
Mi corico, chiudo gli occhi e penso con piacere alla festa, faccio progetti meravigliosi per la nascita del mio primo amore. ______
LA RICERCA nei nostro articolo di ieri
COME ERAVAMO / COPRIFUOCO ALLE 20.30. LE MITICHE FESTE IN CASA CON I DISCHI DI LA GRECA
Category: Costume e società, Cultura
Che bello anche se antico