RITORNAVA UN FALCO AL TETTO: L’UCCISERO…
di Flora Fina ______
Ci risiamo. La stagione della caccia – appena iniziata, è bene ribadirlo – restituisce le innocenti vittime di un sistema “ludico” malato e infantile in ogni sua forma.
L’episodio due di questa fiction orrorifica e terribile sotto gli occhi di tutti, è rappresentato stavolta da un’altra vittima inconsapevole della bramosia tutta umana, a tratti spregevole, a tratti contraddistinta da una lenta ed inesorabile avidità.
Soltanto l’altro ieri, avevamo parlato del caso della povera cicogna rimasta gravemente ferita da pallini di piombo vaganti, quest’oggi invece, sempre dal Centro Recupero Fauna Selvatica giunge un’altra più che mai spiacevole notizia, edita, anche questa volta, in un post su Facebook che recita così:
“Una mattanza. Falco pellegrino ritrovato a Leverano, impallinato e ucciso subito dopo aver predato. Lui è morto con la sua ambita preda tra le zampe. Era un esemplare davvero notevole, sia per la forma fisica sia per le dimensioni. I comuni pagano per tenere sotto controllo il numero di colombi e piccioni in città. I Pellegrini predano questi animali e hanno un ruolo molto importante in natura, ma qualcuno ha pensato bene di arrogarsi il diritto di troncare la sua vita con una fucilata. Ben quattordici pallini lo hanno trafitto e stroncato. Chissà se ha capito cosa stava succedendo mentre precipitava al suolo. Per quel che conta, la sua vita per noi vale, e varrà sempre, mille volte di più di quella del vile omuncolo che ha premuto il grilletto.”
Parole trite e ritrite su quanto il genere umano abbia raggiunto l’apice delle sue stesse bassezze morali non basterebbero a placare l’ira di una natura che vorrebbe ribellarsi ma non può.
Le specie cosiddette “protette” in fin dei conti, non lo sono poi così tanto: come individuare l’avido e immondo colpevole? Quale movente? Quali prove? Perché si sa, l’uccisione di un essere vivente – che esula tuttavia dal genere umano – alla fin fine non conta mai quanto un vero e proprio delitto consumato nei confronti del primate evoluto per eccellenza.
Stavolta, sono serviti ben quattordici pallini per far soffrire e morire nella maniera più atroce possibile un essere splendido, veloce ed efficiente come un falco.
Un falco dalla vista supersonica, distrutto dalla banalità dell’uomo e dall’ “artificialità” dei suoi mezzi, mezzi che lo contraddistinguono per la loro connotazione puramente tragica e insensata
Chi sarà la prossima sfortunata e inconsapevole vittima di questo mondo animale ma pur sempre nobile? Non lo sapremo mai.
Di certo, su questa terra, un briciolo di umanità ancora permane, e tra le fronde di volontari che ogni giorno si dedicano con cura a queste specie animali che viaggiano velocemente verso l’estinzione, ci sono coloro in cui credere, in cui avere una speranza, per capire e riuscire ad essere consapevoli del fatto che forse qualcosa di veramente “umano” su questo pianeta desolato e profondamente tecnologico ancora c’è.
LA RICERCA nel nostro articolo del 27 settembre scorso. ______
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