ARRIVATA LA SENTENZA PER IL TWIGA DI BRIATORE, CONDANNATI PIERPAOLO CARIDDI E RAFFAELE DE SANTIS
(e.l.) ______ E’ arrivata questa sera la sentenza per la realizzazione del Twiga Beach Club di Otranto di Flavio Briatore, in località Cerra (nella foto), sequestrato nel 2017 dalla magistratura all’avvio dell’indagine penale, dopo una forte mobilitazione del territorio, celebrato alla seconda sezione del Tribunale di Lecce, presidente Pietro Baffa, pm Alessandro Prontera.
Condanna a tre anni e nove mesi di reclusione il progettista e direttore dei lavori Pierpaolo Cariddi, fratello del sindaco allora in carica Luciano, poi divenuto a sua volta sindaco e attualmente sospeso dalla funzione e sottoposto al divieto di dimora nell’ambito di una inchiesta della Gdf sui presunti intrecci tra sanità e politica,
Tre anni e tre mesi all’imprenditore Raffaele De Santis, legale rappresentante della società committente dei lavori
Quattro anni all’ingegnere Emanuele Maggiulli, all’epoca responsabile dell’Ufficio tecnico del comune.
Disposta la confisca del bene.
Le accuse erano a vario titolo di abuso d’ufficio , falso ideologico e di violazioni delle norme a tutela del territorio..
“La sentenza di primo grado arrivata ieri al termine del processo sui presunti illeciti per la realizzazione del Twiga Beach Club a Otranto, con cui è stata disposta la confisca della struttura e sono stati condannati il sindaco di Otranto e altre due persone, ha messo in evidenza quanto sostenevo nel 2017: quello stabilimento era troppo impattante.
Non c’era nessuna preclusione ideologica e nessuna contrarietà a priori, solo la volontà di tutelare quel territorio fragilissimo. Gli investimenti devono essere fatti nel rispetto delle componenti paesaggistiche.
Le strutture turistiche non possono deturpare il paesaggio. Quando denunciai presunti illeciti nella realizzazione del Twiga Beach Club a Otranto fui aspramente attaccato da alcuni amministratori locali e anche dallo stesso Briatore che non mancò di ricorrere al suo solito dileggio nei miei confronti.
Non sono mai stato contrario agli investimenti sul nostro territorio quando questi sono leciti. L’opera ricadeva in località Cerra su uno dei tratti più suggestivi della scogliera idruntina, a poca distanza dalla Grotta Monaca, in area sottoposta a vincoli paesaggistici e idrogeologici.
Al di là del processo e dei risvolti penali di questa vicenda, quello su cui ritengo si debba porre l’attenzione è il rispetto della morfologia e della natura dei nostri luoghi, tutelare il paesaggio vuol dire ‘capitalizzare’ davvero la nostra bellezza il vero valore aggiunto che porta ad una ricchezza durevole, non effimera, a beneficio delle economie delle comunità locali”.