DARIO STEFANO, UNA RIFLESSIONE SULL’ATTALITA’ POLITICA
(Rdl) ______ Il senatore salentino Dario Stefàno (nella foto), che nei giorni scorsi aveva preso le distanze dal suo partito, il Pd, in disaccordo con le strategie elettorali, ha pubblicato questa mattina sul suo profilo Facebook una riflessione sull’attualità politica che qui di seguito riproduciamo ______
La politica, per me, è certamente passione.
E dunque spirito di servizio, impegno, studio, disponibilità, ma anche gratitudine, lealtà, empatia.
È stato proprio con questo spirito che, nel 2005, dissi sì all’invito del centrosinistra a guida Vendola, che mi volle coinvolgere nel progetto per le regionali, affinché dessi un contributo personale e di competenza per migliorare l’organizzazione ed il governo della macchina pubblica, forte del mio background professionale, che è quello manageriale.
Abbiamo scritto pagine bellissime di storia pugliese, sia sotto il profilo politico che di governance regionale – unanimemente riconosciute ed apprezzate – pur nel rispetto delle singole identità e senza mai rinunciare all’esercizio della critica, che rimane semmai un dovere per chi vive la dimensione dell’impegno pubblico.
Con quel mio sì, ho scelto di mettere totalmente da parte la mia vita professionale per evitare ogni sorta di strumentalizzazione e potermi così dedicare a quell’impegno in modo esclusivo.
Con disciplina, integrità e onore.
È stata una scelta forte e netta. Una scelta che rifarei. Perché io sono fatto così.
In questi anni di vita politica nelle Istituzioni, fatta di relazione con colleghi, organismi parlamentari e di partito, ho imparato molte cose: tantissime piacevoli e costruttive, altre molto meno.
Ho vissuto sulla mia pelle l’imbarazzo, la delusione, i tradimenti, a volte anche le frustrazioni dinanzi a chi declina questo impegno in una dimensione di ambizione puramente personale.
Ma ho avuto anche l’onore di vivere con il batticuore e “l’emozione della Storia” capitoli decisivi della nostra Repubblica e la fortuna di incrociare storie e profili che mi hanno accompagnato e fatto crescere in questo mio percorso nelle Istituzioni, dove penso – senza alcuna presunzione – di aver lasciato qualche traccia significativa.
La mia storia personale di approdo alla politica, dunque, non parla di militanza giovanile nelle sezioni, perché non ho mai vissuto la dimensione dell’appartenenza partitica (e non me ne faccio certo una colpa) che ho misurato invece, per la prima volta, in età più matura con il PD, l’unico partito al quale sono stato iscritto. Con cui, ahimè, ho misurato anche quanto può essere cocente il sentimento della delusione.
Non mi soffermo sugli errori di strategia e di scelte compiuti dal PD negli ultimi anni, di cui ho abbondantemente detto in questi giorni su giornali e in tv. Errori che hanno prodotto tanta delusione, e non soltanto a livello personale dal momento che la leggo pure negli occhi e nelle parole di tanti elettori e militanti che, qui in Puglia, assume caratteri incomprensibili.
Una comunità di uomini e donne legati dalla passione politica e dall’appartenenza a una cultura riformista e progressista, che vivono un senso di legittimo smarrimento.
A loro esprimo la mia vicinanza e la mia solidarietà. Ma anche la gratitudine per le parole che mi hanno scritto, detto, rivolto. Sono e rimango dalla stessa parte, con la libertà di sempre nel dire quello che penso, col rispetto sacro verso i valori in cui ho sempre creduto.
Non ho mai smesso di restare me stesso. Non ho mai scelto per convenienze di turarmi il naso, non lo farò certo ora anche solo per far dispetto a qualcuno.
È vero, a volte fare troppi distinguo, specie davanti alla probabile vittoria della destra, può essere rischioso. Ma lo è altrettanto quando si vota qualcuno che pubblicamente dice di stare dalla tua parte e di voler contrastare il ritorno delle destre ma poi, invece, neanche troppo sottobanco, con quelle destre concerta e spartisce spazi e postazioni di potere, tradendo il primo principio di lealtà con gli elettori.
E in Puglia sappiamo che è già successo. Per ben due volte.
Tuttavia mi riprometto di non scrivere di politica fino alle elezioni del prossimo 25 settembre, tanto più perché assisteremo a un incessante bombardamento di post e commenti di ogni tipo, già innescato dalla rete.
Vorrei però, allo stesso modo, essere chiaro: la mia non è una scelta di disimpegno, tutt’altro.
È che non ho voluto scendere a compromessi. Né fare altre scelte perché intendo continuare a stare a posto con la mia coscienza, come ho sempre fatto.
Proseguirò ad agire con rinnovato vigore coltivando le mie passioni e i miei affetti, senza nessuna ricerca ossessiva di nuovi approdi.
Sento il bisogno di non chiedere niente a nessuno ma solo di tenere fede alla mia storia personale, nel rispetto di un impegno coerente e incondizionato verso la terra che amo. ______
LA RICERCA nel nostro articolo del 15 agosto scorso
IL SENATORE STEFANO NON SI RICANDIDA E CRITICA SEVERAMENTE IL SUO ORMAI EX PARTITO
Category: Politica
Stefano coem lui stesso ci racconta non ha una storia politica, o sarebbe meglio dire che ne ha diverse. Non si è mai occupato di politica ma ha sempre pensato a farsi gli affari suoi, tanto da essere eletto dai suoi amici Presiudente di Confindustria. Grazie a questo ruolo viene imbarcato dalla politica. Si candida, prima da indipendente con la Margherita, poi con Rifondazione Comuniusta o meglio con SEL di Vendola, poi vota per il governo Gentilonio, poi passa col PD di Letta. Potremmo dire Franza e Spagna purche se magna. E con la sinistra si sa che in Italia si magna bene. E’ stato in assessore regionale alle risorse agricole con Vendola, è stato in Senato con Letta, da quale appreso le distanze un minutio diopo aver saputo ceh non sarebbe stao candidato. Ha sempre giocato a fare l’indipendente, in un mondo quello della politica ma non solo, che si va avanti solo se sei lo zerbino del capo. Della stagione politica di Stefano cosa ricorderemo…boh? forse solo la sua arroganza e faziosità.