‘QUESTO PD PROPRIO NON SI PUO’ VOTARE’. PAROLA DEL CONSIGLIERE REGIONALE FABIANO AMATI, DEL PD
(g.p.) ______ Ieri, le piccate e piccanti dichiarazioni del senatore Dario Stefano nei confronti del suo partito, il Pd, con cui ha deciso di non candidarsi più. Oggi, in tal senso, fa ancora peggio, o meglio, dipende dai punti di vista, il consigliere regionale – del Pd – Fabiano Amati, 53 anni, di Fasano, avvocato, presidente della Commissione Bilancio del Consiglio Regionale della Puglia (nella foto).
Questo pomeriggio, pochi minuti fa, ha diffuso ai mass media una dichiarazione dai toni durissimi in cui spara a zero sulle liste elettorali preparate dal Pd per le prossime elezioni politiche del 25 settembre. Qui di seguito il testo integrale ______
“Non è più il tempo di lamentarsi in silenzio. Chi non è d’accordo deve con coraggio uscire allo scoperto e contribuire a distruggere questo sistema di potere, per costruire un’alternativa di buon governo e linearità. Le liste del PD Puglia sono state generalmente composte sulla base di raccomandazioni, meschinità, bassezze, misoginia, ossequi ai capetti di turno impegnati a risolvere in Puglia problemi campani di collocamento e soggezione ai metodi nepotisti e torbidi del non iscritto Michele Emiliano.
Le liste del mio partito, il PD, risultano perciò invotabili: l’idea secondo cui i simboli esistono e vanno sostenuti a prescindere dalle persone che li rappresentano è idolatria o paganesimo applicato alla politica, soprattutto se i candidati arriveranno in Parlamento non attraverso le preferenze dei cittadini, ma approfittando di una legge elettorale indecente, fondata sulle nomine gradite ai gruppi di potere organizzati.
Fare propaganda elettorale per le liste PD non sarebbe dunque etico in questo contesto, perché si finirebbe per contribuire a raccogliere voti utili alla ratifica di una volgare imposizione mascherata da democrazia. Più o meno la cosa che per gli altri chiamiamo fascismo, con tanta supponenza e per occultare l’incapacità di batterli con buone idee per risolvere i problemi della maggioranza delle persone.
Mi dispiace tanto che su questo anche Enrico Letta si sia reso complice e perciò colpevole, giungendo a tollerare, addirittura, capilista tutti uomini, con relativa strumentalizzazione delle donne e la nomina del Capo di gabinetto della Regione Puglia, preferito a molti iscritti, dirigenti ed eletti di maggior peso, per idee e sostegno elettorale. Salvo eventi allo stato imprevedibili, io non andrò via dal partito perché, come ho detto, mi sono dato il compito di distruggere questo sistema di potere e per farlo non posso regalare l’abbandono del campo e così togliere un po’ di voce a tante belle persone, mortificate, offese e non inclini alla sudditanza.
Gli elettori, quando hanno la possibilità di scegliere, mi votano sia per fare tante cose, e penso di farle ogni giorno senza risparmio e spesso vincendo l’ostilità inconcludente del Governo regionale, e sia per attribuirmi la libertà e il coraggio di combattere questo tipo di battaglie.
Farò dunque una campagna elettorale di verità, senza alcuna remora, perché è proprio questo il momento più efficace per reagire, tanto che ogni rinvio della denuncia a tempi non elettorali avrebbe il sapore della complicità. Mi appello ai sindaci, consiglieri regionali e comunali, affinché si uniscano nella battaglia, cancellando ogni forma di soggezione o rassegnazione, spesso usate nella speranza che prima o poi qualcosa cambi o arrivi il proprio turno. I cimiteri della politica sono fin troppo pieni di lapidi ove è scritto “credette al momento migliore che non arrivò mai” oppure “attese invano il suo turno”: il cambiamento arriva se ognuno mette il suo impegno nel tempo stesso in cui questo risulta necessario, perché le cose non cadono mai dal cielo e farlo dopo, anche tra un mese, sarebbe troppo tardi”. ______
LA RICERCA nel nostro articolo di ieri
IL SENATORE STEFANO NON SI RICANDIDA E CRITICA SEVERAMENTE IL SUO ORMAI EX PARTITO
L’ho detto ripetutamente nei giorni scorsi, torno a ribadirlo oggi: Articolo Uno è cofondatore della lista “Italia democratica e progressista” insieme a Demos, Psi e Pd. In tale veste abbiamo chiesto ripetutamente di compartecipare alla stesura del programma e alla scelta delle candidature, pur nel rispetto dei ruoli e delle proporzioni. In Puglia a parole ci è stato assicurato che ciò sarebbe accaduto, nei fatti è successo esattamente il contrario. Ne prendiamo atto. Avevamo proposto candidature di valore, espressione dei territori, per postazioni solo di combattimento e a perdere per poter esprimere al meglio il nostro contributo, piccolo o grande che sia. Pierluigi Lopalco, Adalisa Campanelli, Adriano Merico e Francesca Irpinia erano i nomi che avevamo offerto al tavolo regionale e nazionale. Proposte di candidature che sono state totalmente ignorate – o quasi – in nome di una arroganza senza limiti, di una concezione padronale della lista e per dare ampio spazio ai civici che chiedevano dignità di rappresentanza. Cosa che noi non abbiamo mai contrastato, purché non andasse a discapito di uno solo dei cofondatori, i sottoscritti. Noi di Articolo Uno però siamo persone responsabili e abbiamo alle spalle una storia dove l’Io è sempre stato anteposto al noi. Quindi non ci sottrarremo al nostro dovere, ma questa brutta pagina va cancellata.