I REFLUI DEPURATI VANNO RECUPERATI
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Il Forum Ambiente e Salute ci manda per conoscenza la seguente lettera inviata alle competenti autorità______
Il recupero di biogas dai fanghi di depurazione dell’impianto di Lecce : una sperimentazione che non deve però mascherare e far dimenticare la più grave criticità non solo di tale impianto: lo sversamento in mare di alcuni milioni di mc/anno di reflui depurati, il cui recupero è vitale per la sopravvivenza del sistema idrico salentino.
Nel Salento invece anche gli impianti di recupero dei reflui depurati sono vanificati dalla contestuale realizzazione di condotte di scarico in alto mare di gran parte degli stessi! E’ il caso di Gallipoli : si neutralizza così quasi del tutto la finalità di riutilizzarli per scopi irrigui, che allo stato avviene solo in modo insignificante. Invece i reflui depurati e le acque bianche , completamente e per tutto l’anno , vanno recuperati e riutilizzati: stoccati in ex cave-laghetti per scopi irrigui, o sversati in apposite aree per rimpinguare l’ormai smunta falda, limitando così anche la sua salinizzazione . Lo stessa criticità di dispersione in mare dei reflui si profila per altri impianti di depurazione (Taranto, Porto Cesareo, e non solo). Sulla costa adriatica lo scenario non è migliore, da Lecce fino ai comuni del Capo di Leuca, dove si attende l’attivazione dell’acquedotto rurale di Tricase.
Si susseguono dichiarazioni e proposte autorevoli (associazioni di categoria, ordini professionali, esperti, amminisratori, etc) circa la criticità idrica in atto , le sue cause, i limiti degli interventi inadeguati per contrastarla, le misure utili per superarla ( per ultimo il dissalatore proposto per Cerano). Ma nessuna denunzia e condanna di tale scandalo: “investire” milioni di euro per disperdere in mare i reflui già depurati, invece di realizzare e rendere pienamente operative le opere necessarie per il loro pieno riutilizzo!.
La criticità idrica, ormai da decenni strutturale e progressiva per la Puglia e il Salento in particolare, accentuata dalla desertificazione del territorio, dal disseccamento di milioni di ulivi, dai processi climalteranti,dalla cementificazione dei suoli, etc avrebbe richiesto ormai da anni interventi finalizzati al risparmio, recupero e riutilizzo dei reflui depurati e delle acque bianche. In Puglia avviene solo all’1%….! Solo interventi di immagine, che coprono la perdurante dissipazione della risorsa idrica.
I progetti C.I.S. e P.N.R.R. ignorano tale criticità come quella della desertificazione e quindi la priorità di immediate misure alternative. Eppure, insieme alla rinaturalizzazione del territorio ( piantumazione di boschi, frutteti, etc-), la tutela della risorsa idrica è la priorità infrastrutturale del territorio su cui intervenire immediatamente.
A tal fine si richiamano di seguito alcune strategie o soluzioni virtuose per perseguire e forse conseguire -con un approccio articolato e sistemico- almeno in parte tale obiettivo
–Azzerare ogni nuovo intervento e progetto di scarico a mare dei reflui depurati e delle acque bianche e programmare , in prospettiva ravvicinata, la chiusura di ogni impianto esistente; ogni depuratore va ristrutturato solo in funzione del completo riuso o stoccaggio dei reflui;
– –realizzare campi di sversamento per la totalità dei reflui e delle acque bianche depurate –ripristinando dove possibile, zone umide già nel passato esistenti- per il conseguente ripascimento della falda;
-costruire acquedotti rurali ed attivare quelli inutiizzati , dando seguito ad uno dei programmi reiterati dal pres. Emiliano
-utilizzare cave abbandonate quali bacini di stoccaggio dei reflui attuando su larga scala la fitodepurazione;
-censire i pozzi artesiani , sanzionare gli abusivi, limitare l’autorizzazione di altri e predisporre limiti di emungimento per tutti, adeguatamente controllati;
-attivare il progetto di captare le sorgenti sottomarine di acqua dolce (risorgive , citri) significativamente presenti nel golfo di Taranto, ideato già nella fine del XX sec.; lo stesso vale per i preziosi corsi d’acqua superficiali;
-prescrivere la realizzazione di cisterne di raccolta di acqua piovana, almeno per i nuovi edifici condominiali e soprattutto per quelli che beneficiano del Piano casa regionale quindi dell’ampliamento significativo delle cubature esistenti; pratica già attivata localmente ma isolatamente in alcune regioni .
Sollecitiamo che tali interventi siano al centro della vostra azione politica e delle vostre scelte tecniche.
Distinti saluti
FORUM AMBIENTE E SALUTE LECCE
AMBIENTE SANO VEGLIE
Antonio GRECO Giovanni SECLI’ Dario CICCARESE ______
L’APPROFONDIMENTO nel nostro articolo del 29 giugno scorso
INCOMBE LA SICCITA’, MA COME COMBATTERLA?
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