SOTTO ‘La cappa’ OPPRIMENTE DEL ‘politicamente corretto’, A TUGLIE MARCELLO VENEZIANI APRE UNO SQUARCIO: “L’alternativa è il sale della democrazia e della Bellezza”
di Chiara Evangelista ______
È stato presentato ieri sera a Tuglie presso Largo San Giuseppe, per la rassegna culturale “Anno Zero”, il nuovo libro del giornalista e filosofo Marcello Veneziani (al centro nella foto) “La cappa. Per una critica del presente”, Marsilio Editore.
“Abbiamo perso il senso del presente e non riusciamo più ad avere una visione generale della realtà. È come se fossimo sotto una cappa. Siamo scivolati dalla società aperta alla società coperta, ingabbiati in un sistema globalitario che ci controlla e corregge ogni cosa. La cappa è il clima del politicamente corretto che ci opprime, un’atmosfera avvolgente all’interno di un meccanismo di potere difficile da individuare, e quindi da combattere, una religione senza Dio a cui tutti dobbiamo attenerci per non sembrare diversi”. Così l’autore ha spiegato l’architrave che sostiene la sua ultima fatica, dialogando con Luciano De Francesco, Roberto Rella e Silvia Romano.
Nel momento in cui si annullano le possibilità di alternative e le occasioni di dialogo si arenano in imperativi che privano il cittadino di scegliere, la democrazia non esiste. “La divergenza è il sale dell’intelligenza. Senza di essa il pensiero si atrofizza. L’alternativa, la possibilità di ‘oppure’, il dialogo tra le idee rendono tale la democrazia”.
Non è mancato il riferimento ai fatti che hanno attraversato il Paese negli ultimi mesi e giorni: la campagna vaccinale e la crisi di governo. Il “politicamente corretto” non ha esentato persino il mondo Disney, dove alcuni cartoni animati e personaggi sono stati censurati e sostituiti per essere “al passo con i tempi”. Volendo fare degli esempi, “Dumbo”, “Peter Pan” e “Gli Aristogatti” son stati vietati ai bambini di 7 anni perché ritenuti razzisti. In America una delle ultime frontiere della “cancel culture” è stata raggiunta dal bacio non consensuale di “Biancaneve”.
Veneziani ha messo in luce come possa essere dannoso utilizzare le categorie del presente per il passato. “L’uomo non deve abitare solo il presente: deve servirsi di una memoria storica per comprendere il passato ed esser libero di frequentare anche il futuro. La storia non può essere decontestualizzata leggendola sotto la lente d’ingrandimento delle categorie del moderno. Bisogna essere in grado di cogliere le sfumature del mondo e dei tempi. E come ci si può riuscire se è in corso un impoverimento del linguaggio? Una ricchezza di linguaggio ci permette di distinguere, di diversificare. L’omologazione dei termini appiattisce il pensiero”.
Sul finire sorge spontanea la domanda all’autore su quali siano i rimedi per squarciare la cappa e liberarsene. “Allargare i propri orizzonti, capire tutti i mondi che abitiamo, rifiutare gli imperativi, mettersi in discussione e instillare il dubbio”.