SON CADUTO DALLA NAVE, SON CADUTO MENTRE A BORDO C’ERA IL BALLO. ONDA SU ONDA…DOMANI SI VOTERA’
di Francesco Corallo_______La tempesta è arrivata e si è abbattuta sulla politica italiana con violenza ribaltando tavoli e sedie (o poltrone). Certo le avvisaglie non erano mancate. Lo strappo dello studente Giggino Di Maio era stato più di un fulmine segnalatore. Ci avevano raccontato che la nascita di IPF avrebbe blindato il governo e garantito la fine della legislatura. Invece dopo poche settimane ciao ciao governo Draghi.
Ma davvero qualcuno pensa che Di Maio e i suoi possano essere utili al Paese? I danni causati da Giggino sono talmente tanti che non basta un vestito nuovo per cancellarli. Il Ministro di Pomigliano rischia di affogare nelle acque che lui stesso ha contribuito ad avvelenare, infatti poltrona al seguito, è alla disperata ricerca di un salvagente che possa salvarlo e soprattutto non lo costringa a ricorrere al reddito di cittadinanza.
Di Maio, che in soli quattro anni ha detto tutto e il contrario di tutto, non solo è politicamente scomodo (l’ elettorato moderato lo soffrirebbe e non poco) ma per i partiti risulta essere come la zanzara nella calda notte d’ estate: non sposta voti e bisogna trovargli un seggio, proprio ora che i seggi sono merce rara. Le dimissioni di Draghi e lo scioglimento delle camere, però, obbligano tutti a trovare una nuova collocazione.
Ovviamente il PD, da anni abituato a seguire il vento dell’ opinione pubblica, ha abbandonato il povero Peppino Conte lasciandolo in balia delle onde elettorali e dei piranha stellati. Lo stesso Peppino che fino a ieri era stato corteggiato e quasi stalkerato dal sereno Enrico Letta.
I roghi estivi infatti non hanno risparmiato il campo largo di Letta, mandando in fumo nel giro di pochi giorni una alleanza voluta e coltivata dal segretario Dem, alla quale però credeva solo lui. Strano che il PD, partito ghiotto di teste di segretari, non chieda quella del pavido Enrico. Certo è che i democratici prima o poi dovranno decidere cosa fare da grandi. Troppo comodo stare lì a vedere l’aria che tira senza mai prendere una decisione (se non a cose fatte) o azzardare qualche proposta salvo poi ritirarla appena qualcuno fa la voce grossa. È praticamente un partito bullizzato non solo dagli avversari ma anche dagli alleati (citofonare Emiliano).
Nel frattempo il canto della sirenetta Giorgia Meloni ha finalmente ammaliato capitan Salvini il quale pur di non naufragare sacrifica sull’altare del Dio Nettuno il mezzo marinaio Silvio Berlusconi. Credono che lo stare tutti vicini vicini li possa portare in salvo sullo scoglio di Palazzo Chigi.
Penso che Forza Italia abbia perso una grande occasione. Essendo il Partito di area moderata più strutturato (e con la percentuale più alta) avrebbe potuto guidare una formazione centrista insieme al birbone Renzi e al draconiano (oltre che draghiano) Calenda. I due al momento navigano a vista facendo attenzione a non incrociarsi, ancora troppo orgogliosi per unire le flottiglie ma entrambi consapevoli che alla fine sarà quella la soluzione più giusta, ovviamente lasciando fuori Di Maio altrimenti, come dice Calenda, sarebbe una accozzaglia.
Salvini si gioca il Jolly. Dopo il disastro delle elezioni del Presidente della Repubblica non può più sbagliare. Spera che presentando un unica lista con il Cavaliere lo porti a prendere un voto in più di FdI. Una battaglia tutta interna che potrebbe rivelarsi un’ arma a doppio taglio. A Giorgia Meloni va assegnato il premio coerenza. Da sempre all’opposizione, ha evocato le elezioni un giorno si e l’ altro pure. Finalmente si vota e finalmente vedremo cosa e chi ha da proporre agli italiani l’inamovibile Giorgia.
E qui in Puglia? Si farà sentire la tempesta? Emiliano sfiorato e accerchiato dalle inchieste giudiziarie lascerà il timone del barcone regionale per approdare su i più sereni lidi romani?
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