SALENTO FUOCO E FUMO / L’EMERGENZA INCENDI VERSO IL PUNTO DI NON RITORNO. ECCO IL BOLLETTINO DI GUERRA DI OGGI. E IL RACCONTO FATTO A leccecronaca.it DA UN TESTIMONE DIRETTO DELL’INFERNO SCOPPIATO A UGENTO
di Flora Fina ______
L’escalation di incendi in Salento continua a ritmo serrato, come un lungo e doloroso leitmotiv senza fine e senza epilogo alcuno, fino a restituirci il classico e tremendo bollettino di guerra che tutti quanti ormai tristemente conosciamo.
Già l’altro ieri, il Salento e la Puglia tutta sono stati i protagonisti di un’emergnza dai tratti drammatici e profondi: in contrada Terrisi, nelle vicinanze di Parabita infatti, le fiamme si sono scatenate, con violenza , fino a divorare letteralmente una decina di ettari, per giungere poi al confine territoriale di Collepasso. Altissima anche la colonna di fumo che si è liberata e avvistata a notevole distanza.
Il rogo, che ha interessato una vasta porzione di macchia mediterranea, avrebbe preso origine infatti in un terreno sul quale era abbandonato un veicolo: le operazioni, che sono durate per un pomeriggio intero, hanno portato all’inevitabile evacuazione dell’intera zona, mentre sul posto e giunti nell’immediatezza, Vigili del Fuoco e Protezione Civile hanno provveduto allo spegnimento del violento incendio, che al momento lascia come i suoi predecessori, una scia di morte e distruzione ambientale.
Ed ancora, sempre nella giornata di domenica, le fiamme hanno letteralmente avvolto un terreno a Lequile, per la precisione alle spalle del campo sportivo, distruggendo senza alcuna pietà una moltitudine di ulivi: sul posto anche stavolta, Vigili del Fuoco e Protezione Civile hanno domato le alte fiamme propagatesi con violenza a causa dei venti caldi che soffiano da giorni e che lambiscono i nostri territori.
Anche Maglie e Neviano non sono stati risparmiati: ulivi e grosse porzioni di macchia mediterranea sono stati fagocitati da un tornado di fuoco che ha raggiunto le vicine abitazioni mettendo in pericolo non solo l’habitat circostante, ma anche gli abitanti del posto.
Ad oggi però non siamo ancora esenti dal turbinio di tragedie ecosistemiche che si susseguono come pedine di un drammatico domino infuocato: proprio in queste ore, la terra e gli ulivi – purtroppo ormai secchi a causa della Xylella e abbandonati a sé stessi – bruciano con tragico fervore nelle campagne di Presicce, dove proprio in questi attimi più di cento alberi sono mutati a causa delle fiamme in vere e proprie torce che illuminano di inquietudine i nostri martoriati territori.
Sul posto come sempre sono giunti i soccorsi di Vigli del Fuoco, Protezione Civile e Arif che con fatica cercano di arginare il prima possibile una marcia della morte già annunciata e di cui purtroppo già si conosce il triste, anzi tristissimo e prevedibile epilogo.
Come se non bastasse, questo mosaico del terrore continua ad arricchirsi dei drammi di una terra che non ce la fa più, e che senza voce, silente e disperata urla di dolore: ad Ugento, nella nottata appena trascorsa, il tempo sembrava essersi fermato per dare spazio alla paura e al terrore di chi, con i propri occhi ha potuto assistere inerme allo strazio che nelle ore scorse ha lasciato tutti senza fiato.
In piena campagna infatti, in una vastissima area in zona casale ( nella foto ) – e per la precisione in una stradina che dal paese porta verso la badia – il lento ed inesorabile cammino infernale ha preso il suo via da poche sterpaglie a bordo strada per poi spostarsi e divorare – con la placida aggressività che contraddistingue un fuoco appena innescato – decine e decine di alberi secchi, inermi di fronte alla vasta portata di violenza incendiaria scoppiata di lì a poco.
Sono le 23.30 circa di un lunedì qualsiasi, o quasi: le fiamme cominciano a sollevarsi, avanzano, prendono con avidità tutto ciò che si trova sul loro cammino, e restituiscono paura, incertezza, terrore per la propria incolumità: “ Qualcosa di inimmaginabile. Sono giorni che si sente parlare di roghi, e credetemi, anche di passaggio ho assistito a qualcuno dei tanti, ma questo, questo è stato spaventoso. La gente urlava in preda al panico, l’aria era irrespirabile, credevamo di morire. Il tempo sembrava essersi fermato, e in quegli attimi credevo davvero che mai e poi mai ce l’avrei fatta. Sui giornali si legge sempre di incendi è vero, e talvolta capita anche di non farci sempre caso. Finché non capita a te, e lì capisci che la situazione non è da sottovalutare. Lì capisci che in piena notte un fuoco non scoppia da solo, è stato qualcuno, di sicuro. ” ci spiega un testimone terrorizzato, raggiunto telefonicamente poche ore fa da leccecronaca.it e che ancora, quasi in preda alle lacrime, stenta a credere al suo stesso racconto.
“ Finché non capita a te ” poche parole, brevi, concise, che tagliano l’aria con violenza e restituiscono il significato e le sensazioni di quello che stiamo realmente vivendo: “ Credevo non finisse più. Poi alla paura di non farcela si è sommata la paura di non vedere arrivare nessuno. Più di un’ora c’è voluto, più di un’ora. E intanto sembrava di essere in un inferno. Ero lì per caso, potevo girare la macchina e andare via forse, ma intanto pensavo a quei poveri disgraziati che abitavano lì vicino e così ho aspettato. ”
Lo scoppiettio delle fiamme si accompagnava al ticchettio di un orologio infinito, in cui il tempo, per quanto ineffabile ed irreversibile possa essere, si dilatava invece al ritmo della paura e della tragedia che si parava davanti “ Poi mi sono voltato per un attimo. Non l’avessi mai fatto, le fiamme le avevo quasi ad un paio di metri, non sapevo cosa fare. Sarei potuto andarmene prima, ma come fai? La strada ad un certo punto si era bloccata ormai. Poi per fortuna, anche se tardi, i soccorsi sono arrivati, hanno impiegato un bel po’, tremavo dalla paura. Avevo paura che non ce la potessero fare. ” spiega.
Un punto di non ritorno dunque, ciò che ha vissuto quest’uomo e con molta probabilità quello che stiamo vivendo anche noi: “ ma come fai? ” a lasciarti tutto alle spalle, a non accorgerti che il mondo brucia, ad essere spettatore disincantato di tutto questo, a non comprendere che forse, anzi, sicuramente, è la stessa mano dell’uomo a deturpare la propria casa.
Non si tratta di semplici roghi, scoppiati per caso, scoppiati per il caldo, o per il vento che contribuisce ad alimentarli: il triste mietitore non è da cercare tra languide fiamme che bruciano alberi d’ulivo ormai divenuti torce, il triste mietitore del nostro ecosistema è tra noi, ha le mani sporche di cenere e benzina, e – come un bambino accecato dalla noia che distrugge un formicaio qualsiasi – il piromane per eccellenza è un sadico e contento spettatore di tutto ciò. ______
LA RICERCA nel nostro ultimo articolo del 13 LUGLIO e L’APPROFONDIMENTO nel nostro articolo del 4 luglio scorso
SALENTO FUOCO E FUMO / ROGHI DA LEUCA A OTRANTO, DA GALLIPOLI A PORTO CESAREO. VASTI INCENDI ANCHE NEL TARANTINO. LA TRAGEDIA CONTINUA ANCORA
L’INCHIESTA / SALENTO FUOCO E FUMO
Category: Cronaca