INCOMBE LA SICCITA’, MA COME COMBATTERLA?
di Graziano De Tuglie ______
Combattere la siccità e il rischio della desertificazione deve essere una priorità fondamentale per il governo dei territori. I mezzi devono essere radicali ed rapidamente adottati perché il tempo stringe e la carenza di acqua è un pericolo gravissimo per ogni forma di vita.
Il riuso dei reflui fognari depurati possono essere un arma vincente. Basta ricordare i dati statistici che esistono già da tempo.
Un esempio è dato dal consumo di acqua dell’acciaieria di Taranto; già nel 2008 l’Arpa Puglia stimava il fabbisogno di acqua dolce di quel complesso industriale tra i 91,6 milioni e i 103 milioni di metri cubi annui. Una quantità impressionante che drenava in modo considerevole le risorse idriche pugliesi storicamente in difficoltà da sempre.
Considerando che ogni italiano consuma in media 200 litri di acqua al giorno, che sono 73 metri cubi di acqua all’anno, e che gli abitanti della Puglia sono 3milioni 933mila, il fabbisogno di acqua dei cittadini pugliesi assomma a 287 milioni di metri cubi all’anno. I 100 milioni di metri cubi assorbiti dall’acciaieria consentirebbero di incrementare del 34,8% la disponibilità idrica dei pugliesi.
Come sostituire questa enorme quantità di Acqua?
Secondo il Antonio Bruno, dottore agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, si potrebbero utilizzare i reflui fognari, opportunamente depurati, che costituiscono una importante risorsa ancora oggi sprecata. Nei lavori si sostiene che l’80% dei consumi idrici finisce come reflui da trattare nei depuratori. Siccome il consumo annuo di acqua dei pugliesi abbiamo visto assommare a 287 milioni di metri cubi questo significa che i reflui in entrata ai depuratori assommano a 229,6 milioni di metri cubi e considerando che i 4/5 di questi ritornino acqua (non potabile ma adatta agli usi agricoli e industriali), abbiamo una disponibilità di 183,7 di milioni di acqua dolce utilizzabili in agricoltura e in processi industriali.
Ciò significa che si potrebbero soddisfare integralmente le esigenze di raffreddamento dell’azienda siderurgica e avere anche ulteriori 84 milioni di metri cubi di acque depurate per le esigenze dell’agricoltura senza intaccare le disponibilità, ridotte, dei “Corpi idrici superficiali” così come vengono definiti dalle leggi i fiumi, i laghi e i torrenti.
Peraltro i vantaggi di irrigazione con i reflui depurati non si fermano al risparmio dell’acqua sorgiva e di fiumi e invasi naturali; sempre Antonio Bruno, nelle riflessioni scaturite dai suoi studi in materia, sottolinea come l’utilizzo dei reflui depurati, e igienizzati ricordiamolo, hanno anche una valenza fertilizzante che riduce la necessità di ricorrere alla chimica di sintesi nei campi.
In effetti Bruno afferma testualmente: “Tipiche concentrazioni di nutrienti in reflui trattati sono: azoto, 50 mg/l; fosforo, 10 mg/l; potassio, 30 mg/l. Utilizzando tali reflui ad un tasso di 5.000 m3/ha/anno, il contributo annuale di fertilizzante sarebbe: azoto, 250 kg/ha; fosforo 50 kg/ha; potassio, 150 kg/ha.
Quindi tutto l’azoto e gran parte del fosforo e potassio normalmente richiesti per la produzione di colture agricole potrebbero essere forniti dall’effluente. Inoltre, altri micronutrienti e sostanze organiche contenute nell’effluente forniscono dei benefici addizionali”.
In conclusione nelle nostre fogne, e nei relativi impianti depurativi, scorre un vero e proprio tesoro che per sciatteria, impreparazione e incompetenza lasciamo disperdere e che invece potrebbe aiutarci a risolvere le criticità crescenti che il nostro territorio sta subendo.
Certamente non ci aiutano le disposizioni legislative vigenti che sono farraginose e spesso contraddittorie. Ma questo è un altro discorso che magari necessita di un altro approfondimento. E che richiede una pressione costante e coordinata da parte dell’opinione pubblica su governati e legislatori per poter affrontare adeguatamente una situazione che sta diventando ogni giorno più pericolosa.
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L’APPROFONDIMENTO nel nostro articolo del 23 giugno scorso
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