NOTE D’ARTE / ELENA SANSO’ COME CALIPSO
di Raffaele Polo ______
È un mondo apparentemente semplice quello che le immagini di Elena Sansò – viste domenica 26 in mostra nella biblioteca comunale di Alliste – ci propongono.
Le sue storie, completate sovente da una sorta di ‘guida’ ottenuta con una annotazione stilata su un pezzo di vecchio giornale o, meglio, su un brandello di pagina ingiallita di un vecchio libro e abbinate al quadro con un rustico spago annodato manualmente, paiono emergere da un messaggio lasciato alle onde in una bottiglia e trovato casualmente da noi, ignari fruitori e testimoni di una proposta.
Un piccolo arcano che E. (la firma simbolica adottata dall’Autrice) ci vuole proporre, con semplice ma accattivante complicità.
Le immagini che appaiono come realizzate da una mano infantile, compiono allora la loro metamorfosi e diventano storie piene di sottili indicazioni, finiscono per far galoppare la fantasia, sono proprio come i segni, i colori imaginifici dei giovanissimi, preoccupati di esprimere i propri sentimenti, di raccontare quello che hanno carpito dalla realtà circostante, da quella altrimenti grigia quotidianità che gli adulti trascurano e ignorano totalmente.
“Osservate i segni, i messaggi che sono attorno a voi” sembra volerci dire l’artista che, poi, cambia totalmente specie e ci sottopone una serie di ‘ritratti’ che, gestiti con professionale interpretazione, esprimono i mille volti di uno stesso sembiante, quasi ammiccando verso di noi che, ancora una volta ignari e sorpresi, non ci aspettavamo questa ‘ri-conversione’ di Elena Sansò, che, stavolta, firma per esteso, aggiungendo anche la data e facendo da contraltare ai sogni, alle favole di E. che, adesso, torniamo a guardare.
Accorgendoci subito che è come se qualcosa, nelle immagini, nel quadro, nel pezzetto di scritto legato con lo spago, si fosse spostato, avesse mutato posizione e significato, assumendo magari la magica mobilità che hanno proprio i disegni dei bambini che, inutilmente, cerchiamo di interpretare, confrontandoli con ciò che tangibilmente, abbiamo sotto gli occhi…
Elena Sansò, nel frattempo, ci ha affascinato con le note della sua chitarra. Proprio come faceva Calipso con Ulisse. Che avesse, anche lei, una serie di immagini legate con lo spago ad un frammento ingiallito, che conservano il fascino di un mondo che non c’è più?
Ma no, lasciamo perdere: Calipso, Ulisse, i sogni e le leggende debbono restare al loro posto, magari nella immagine di un quadro di una ‘aspirante artista’, come Elena ama definirsi.