“LE NOTTI DELL’ES”, RASSEGNA DI CINEMA E PSICOANALISI AD ARNESANO. TUTTI I GIOVEDI’, DAL 7 LUGLIO
di Flora Fina ______
Luglio sarà un mese di importanti iniziative, che metteranno in relazione – attraverso un intelligentissimo connubio di psicanalisi e cinematografia – la scienza, la psicologia e l’arte.
Tutti i giovedì di luglio infatti, a partire dalle ore 20.00, si terrà presso l’associazione “Ritorno alla Terra”, una breve rassegna di cinema incentrata sulle cause inconsce del reale per discutere poi, su quelle che sono le reali e profonde cause dell’essere.
L’importante progetto creerà infatti un unico filo conduttore tra film, dialoghi e la tipica convivialità estiva che si proporrà così di svelare quel sopito potere sovrano che alberga in ciascuno di noi, per riscoprirci così non solo più forti ma anche capaci di essere liberi tra il sogno, la visione, e la cultura.
L’arte e la psicanalisi si fonderanno pertanto per dar vita ad uno spazio pulsante inerente la vita, inerente i concetti paradigmatici dell’essere totalmente senziente che si avvale però dell’inconscio per determinare sé stesso: il luogo della proiezione è – come già ribadito – presso l’Associazione “Ritorno alla Terra”, all’interno del parco delle cave di Arnesano, in via Madonna di Montevergine n. 4, per iniziativa di Fronte del Dissenso – Resistenza Costituzionale Salento – Ritorno alla Terra.
Il programma, pregno di interessanti ed istruttive proiezioni si snoda secondo quanto segue:
- Giovedì, 7 luglio h. 20.00, Wilcox, “ Il Pianeta proibito (Forbidden Planet)” 1956, 98min (nella foto)
Come Prospero ne «La tempesta» di Shakespeare, il dottor Edward Morbius (magistralmente interpretato da Walter Pidgeon), che vive sul pianeta Altair IV, tutto solo, con la bella e giovane figlia Altaira (Anne Francis), sembra aver dominato la natura e aver posto ogni cosa sotto il suo magico potere; ma, come il dottor Jekyll di Stevenson, egli deve fare i conti con il proprio lato oscuro, con i propri istinti sfrenati, che lentamente prendono il sopravvento su di lui e lo trascinano sotto l’imperio di un feroce egoismo, primitivo e incontrollabile. Allo stesso modo cosa può accadere ad una civiltà di individui che hanno raggiunto il culmine del sapere tecnico se non hanno risolto gli istinti più profondi della loro distruttività? I mostri dell’inconscio prendono il sopravvento sul reale a partire, inopinatamente, proprio dalla possessività morbose di controllo sui figli e sul cambio di generazione.
- Giovedì, 14 luglio h. 20.00, Narciso Ibáñez Serrador, “ Ma come si può uccidere un bambino? (¿Quién puede matar a un niño?)” 1976, 1h 51′
Un provocatorio e disturbante horror portatore di una visione glacialmente pessimista dell’umanità, “Ma come si può uccidere un bambino?”. È l’adattamento del romanzo “El juego de los niños” pubblicato da Juan José Plans nel 1976. Le immagini iniziali, feroci e crude testimonianze di reali violenze perpetrate a danni dei più piccoli nel corso di diversi conflitti, sono un grigio preludio a un grottesco ribaltamento delle prospettive: bambini e ragazzini sorridenti, esteriore emblema dell’innocenza e della purezza, trasformati in brutali carnefici da un’inspiegabile psicosi collettiva, che li spinge a massacrare quasi per gioco gli adulti e a eseguire una simbolica condanna a morte per le innumerevoli atrocità commesse nei loro confronti nel corso della storia. Un’atmosfera di palpabile e sospesa tensione, felicemente giocata sulla contrapposizione tra la violenza raffigurata e lo sfondo pigro, indolente e abbacinato dal sole di un’isola mediterranea, soffocata dal caldo nel suo isolamento irreale e teatro di un orrore sconosciuto al resto del mondo.
- Giovedì, 21 luglio h. 20.00, Yorgos Lanthimos, Dogtooth, “ Dente di cane (Kynodontas) ”2009, 94 min ( locandina nella foto )
Humor nero e situazioni assurde in un clima di incesto famigliare, una suggestiva allegoria dell’educazione rigida delle dittature. Da qualche parte sotto l’Acropoli e dietro il muro alto di una villa, vive una famiglia ‘autarchica’. Il padre, in comunione con una moglie apparentemente sottomessa (in realtà vera ispiratrice del clima di incesto famigliare), ha deciso di crescere i propri figli al riparo dal mondo. Soltanto lui ha il diritto di superare i confini del giardino e il dovere di mantenere la famiglia. Tutte le menzogne passano per lui, anche la collera, fino lo scacco. Figlie e figlio restano a casa a imparare una vita che non ha nessuna corrispondenza col reale. A covare il nido una madre che li alleva nel culto della performance, evocando, per trattenerli dentro, una minaccia esterna. L’educazione passa per l’apprendimento di parole che hanno perso il loro referente, quella sessuale per un’impiegata della fabbrica dove il padre è dirigente. Assunta per soddisfare i piaceri del figlio maschio, Christina è l’enigmatico ospite che porterà scompiglio nella ‘tradizione’ (taxidrivers.it). Yorgos Lanthimos firma un’allegoria della manipolazione mentale, meglio, dell’educazione rigida delle dittature, dei totalitarismi, provando a smontarli e a mostrarne il meccanismo. Fortemente condizionata, la famiglia (ovvero il popolo) si lascia sottomettere non conoscendo altra realtà, nessuna sfumatura tra bene e male, moralità e immoralità. Il quotidiano imposto è il solo quotidiano, i protagonisti non ne escono mai, non sono mai pronti… a meno di non compiere un gesto estremo.
- Giovedì, 28 luglio h. 20.00 Rolf De Heer, “ Bad Boy Bubby ” , Australia, 1993, 100 min ( nella foto )
Bubby è un uomo neppure quarantenne che vive segregato in una casa fatiscente fin dalla nascita: la madre, un personaggio oppressivo e squilibrato, lo ha convinto che l’aria del mondo esterno è avvelenata. Tra i due intercorre un rapporto incestuoso, uno sfogo che rappresenta solo una minima parte delle perversioni che dimorano nella mente del protagonista, costretto a cibarsi di pochi alimenti (pane, latte e zucchero) e capace di prendersela con il povero gatto che vive tra quelle mura (in una scena crudele che resta bene impressa). L’improvviso ritorno del padre fa scattare una molla nella testa di Bubby, così una volta uccisi i genitori, per lui inizia una seconda vita, la dura conquista della libertà. La pellicola è divisa in due parti ben distinte: un primo segmento completamente ambientato nel degrado, trenta minuti circa nei quali c’è poco da scherzare, sia per il clima opprimente che si respira in quella casa che per le situazioni generate dal rapporto tra l’uomo e la madre, a dir poco dolorose e stranianti.
- Giovedì, 4 agosto h. 20.00, Dennis Hopper, “ Easy Rider – Libertà e paura” USA, 1969, 94 min (nella foto)
Quintessenza del road movie e sintesi della cultura hippy, un viaggio nella decadenza dell’American Dream, nei nuovi sogni ribelli, tra donne, sesso, motociclette, stupefacenti e ottima musica rock. Poi c’è anche una sottile trama con una morale, che trova la sua perfetta sintesi alla fine del film. E lascia un terribile amaro in bocca. Indie fino al midollo, costò due lire e incassò milioni diventando il film-bandiera di un’intera generazione (ilcinemaritrovato.it). Una perla di insuperata saggezza il monologo di Jack Nicholson (George Hanson), che prelude al finale tragico del film, in cui si svela l’intima connessione tra libertà, paura e violenza come istinti profondi che albergano nell’autodistruttività della natura degli individui umani non emancipati.
In questo potente clima pieno di quella forza universale dell’inconscio che si lega alla commedia umana – nelle sue molteplici forme retoriche del reale – condurrà l’analisi e la discussione Sergio Martella, psicologo e psicoterapeuta, specializzato in Ipnosi e in Psiconcologia; già docente di Psicologia Clinica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Padova, e già ricercatore presso la Divisione di Oncologia Medica di Padova.
È inoltre autore di pubblicazioni scientifiche in ambito sanitario e sociale e di saggi di psicologia analitica.
Insomma, si tratta di un evento da non perdere assolutamente, se quello che si desidera è ritrovare quella nuova frontiera che è dentro di noi e che non appartiene ai programmi di manipolazione imposti dall’arroganza transumana del potere.
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