ADDIO ALLA PICCOLA ELENA

| 14 Giugno 2022 | 0 Comments

di Flora Fina ______

 

Sembrava essere la classica storia, anzi, la classica tragedia di sparizione di una bambina siciliana, quel tipo di vicenda che da lontano ricorda la drammatica scomparsa di Denise Pipitone.

Tuttavia per la piccola e dolce Elena Del Pozzo (nella foto ) non c’è stato nulla da fare, quando, proprio questa mattina, la madre Martina Patti – sotto pressione dopo un lungo interrogatorio da parte degli inquirenti – ha deciso di confessare e di far ritrovare il corpo ormai senza vita della piccolina.

 

Proprio ieri, la giovane mamma 23enne, ne aveva denunciato il rapimento nei pressi di Tremestieri Etneo, vicino Catania, dichiarando espressamente ai Carabinieri che le  “ era stata portata via da una banda di tre uomini incappucciati ” all’uscita dall’asilo. Una storia insomma dai toni assurdi, quasi paradossali, ovvero quella di vedere portarsi via, strappata dalle proprie mani, la propria piccina e rimanere impotenti di fronte a tale violenza.

 

Ciò che però non è sfuggito agli inquirenti – sin dall’inizio mai convinti appieno della versione fornita dalla madre presunta omicida-  sono stati alcuni ineffabili dettagli che lasciavano presagire ben altro, un finale dal sapore macabro e grottesco, che spesso e mal volentieri si farebbe fatica ad accettare: è emerso infatti dalle primissime indagini, che varie erano le incongruenze da giustificare una sparizione così improvvisa, senza alcun reale movente, e senza alcuna vicinanza da parte della famiglia della vittima a particolari sistemi di stampo mafioso ed estorsivo.

 

Il rapimento, mai avvenuto, serviva invece a coprire in maniera incerta e poco plausibile, un tragico e drammatico infanticidio consumato vicino casa della piccola, in un campo incolto a Mascalucia. Poi, per coprire l’orrore e la vergogna di un tale innaturale gesto, sarebbero bastate poche zolle di terra e cenere lavica: restano da chiarire tuttavia i motivi di questa azione, che resta al vaglio degli inquirenti ancora senza un reale movente, come dichiarato in maniera quasi disincantata dalla stessa donna presunta colpevole che ha affermato “ L’ho uccisa io, non so perché l’ho fatto”.

 

Ed ecco che, come un fulmine a ciel sereno, la vicenda di una sparizione – con tanto di foto segnaletiche e appelli – diviene improvvisamente figlicidio, come casi analoghi di triste celebrità che l’Italia tutta ricorda per risvolti della stessa preoccupante matrice: ricordiamo tutti infatti Annamaria Franzoni, drammatica protagonista dell’efferato omicidio del figlio a Cogne, come non possiamo dimenticare poi anche il caso in provincia di Ragusa del povero Loris Stival, la cui madre, Veronica Panarello, è stata accusata e poi condannata a trent’anni di carcere.

 

La storia, ancora una volta si ripete. Il cerchio, tristemente, ancora una volta si stringe intorno alla madre.

 

 

Attualmente, la Procura, terminato ormai l’interrogatorio, sta predisponendo dunque il fermo nei confronti della donna per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere, tuttavia saranno gli esiti dell’esame autoptico sul corpo della bambina a stabilire le modalità dell’ assassinio da parte della madre.

 

Le dichiarazioni dei nonni paterni della piccola, non lasciano poi alcun dubbio e dipanano quella fitta nebbia che avvolgeva una storia di rapimento piuttosto inusuale e poco credibile: “ Avevamo creduto alla storia degli uomini incappucciati: non avevamo ragione di non credere. Elena era una bimba meravigliosa […] Quando hanno litigato non voleva andare via da casa, un giorno la mamma le stava dando botte e gliela abbiamo dovuta togliere dalle mani. Quella mattina l’ho accompagnata a scuola e le ho detto ‘nessuno ti vuole bene più di me’. Lei mi ha guardata e mi ha fatto capire che aveva capito quello che avevo detto. La madre aveva un atteggiamento autoritario e aristocratico. Decideva lei quando portarci la bambina ” ha dichiarato infatti ai giornali Rosaria Testa, nonna paterna della bambina, che proprio questa mattina, ha rilasciato tali dichiarazioni, insieme al marito Giovanni del Pozzo che ha affermato “ Non credevamo possibile una cosa del genere. Un rapimento era impensabile. Non si poteva immaginare quello che è successo. Mi sembra tutto così strano, assurdo. La madre di Elena era una ragazza molto chiusa, ma non riesco a spiegarmi il motivo di quello che è accaduto. Ma adesso chi è stato deve pagare, anche chi l’ha eventualmente aiutata ”.

 

Tante restano le domande sospese a mezz’aria tra il dubbio e il disgusto per un tale gesto, tuttavia, tra i molteplici quesiti che ci si potrebbe porre per un tale miserevole e disonorevole gesto, ne spicca uno in particolare: “ Cosa spinge una madre a fare ciò? Perché ? ”

 

Di madri che uccidono i propri figli ne è piena la storia, ne è piena la letteratura ed anche il mito: tanto è vero che, in ambito puramente psichiatrico e psicologico, si fa spesso riferimento al cosiddetto Complesso di Medea.

 

Questa tipologia di disturbo, prende chiaramente il nome dalla tragedia greca di Euripide, in cui Medea  è proprio quella  figura  mitologica che,  sposando  Giasone  con  il  quale  ha  dei  bambini,  ucciderà questi ultimi  per  vendicarsi  del consorte,  reo di essersi innamorato di un’altra donna.

 

Sempre in ambito psicologico dunque, le  donne  che  si  possono  definire  madri-Medea  soffrono  di  ossessività  e  gelosie  patologiche  che – nell’istante in  cui viene a mancare  l’oggetto  della  loro ossessione – scaricano tutta la loro violenza e insoddisfazione sui figli, simbolo emblematico e inconscia equivalenza dell’uomo che le ha abbandonate: tuttavia il  fine  non  è uccidere il figlio stesso ma il legame che quest’ultimo ha con il padre.

 

Se Martina Patti, la madre della piccola Elena, possa definirsi una madre-Medea a tutti gli effetti, questo non ci è dato per il momento di saperlo, tuttavia, restano le incognite motivazioni di un tale gesto a cui potranno dare una risposta le perizie e gli esami disposti attualmente dalla Procura di Catania.

 

Certa resta invece la gravità di un tale omicidio, infanticidio, figlicidio: innumerevoli definizioni non basterebbero a dare il senso di una tale macabra e terribile azione, difficile da dimenticare e che chiede a gran voce giustizia per una tale perdita, per una vita che ancora doveva davvero vivere.

Category: Cronaca

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