Riceviamo e volentieri pubblichiamo. La professoressa Lina Ambrogi Melle, presidente del Comitato “ donne e futuro per Taranto libera”, promotrice di due ricorsi collettivi alla CEDU (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) contro lo Stato italiano per la questione dell’ex-Ilva, ci scrive _____
Gli avvocati dello studio legale internazionale di Roma, che hanno rappresentato a Strasburgo i 2 ricorsi ( n. 54264/15 e n. 4642/17) promossi dalla prof.ssa Lina Ambrogi Melle alla Corte dei diritti dell’Uomo contro lo Stato italiano per la questione dell’ ex- Ilva di Taranto, conclusosi con 2 sentenze di condanna per la mancata adozione da parte dello Stato italiano di misure volte a garantire la protezione effettiva del diritto alla salute dei tarantini, vigilano sulla esecuzione di tali sentenze ed hanno inviato il 31 maggio 2022 una nuova comunicazione al Comitato dei Ministri del consiglio europeo.
La Corte dei Diritti dell’Uomo (CEDU) ha accertato che lo Stato italiano continua ancora
oggi a non tutelare la salute dei cittadini dagli effetti delle emissioni nocive del siderurgico e non procede alle bonifiche di tutta la zona coinvolta dall’inquinamento.
Dopo la prima sentenza del 2019, la CEDU aveva già demandato al Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa il compito di controllare la sua esecuzione e ad
oggi è ancora pendente la procedura di esecuzione.
Il Comitato aveva già lamentato la carenza da parte del governo italiano di informazioni sulla questione ambientale. Solo recentemente, nello scorso aprile, il governo italiano ha risposto su questo aspetto elencando le parziali opere del piano ambientale realizzate.
Il Comitato si riunirà il prossimo 5 giugno 2022 per esaminare la questione e noi abbiamo ritenuto importante informarlo sugli ultimi accadimenti che hanno portato anche la Corte d’Assise di Taranto a negare il dissequestro degli impianti del siderurgico.
In particolare abbiamo evidenziato che i diversi picchi di inquinanti come Benzo(a)pirene, biossido di zolfo e diossina a livelli altissimi anche in tempi recenti, accertano che il siderurgico produce ancora emissioni che mettono in pericolo la salute pubblica. Ed aver permesso , tramite numerosi decreti salvailva ed il DPCM del 2017, la continuità produttiva a tali impianti, ha creato il pericolo di ulteriori conseguenze negative in termini di ambiente e salute che purtroppo subiamo ancora
oggi.
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L’APPROFONDIMENTO nel nostro articolo del 5 maggio scorso
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