SILVIO BERLUSCONI A SORPRESA RITORNA E TORNA LEADER DELLA MAGGIORANZA SILENZIOSA DEGLI ITALIANI
di Giuseppe Puppo ______ Il Re è nudo, dice. Ha detto, insomma quello che tutti vedono, quindi sanno, ma nessuno aveva detto prima: “siamo in guerra anche noi perché gli mandiamo le armi. Dopo quelle leggere, mi hanno detto che stiamo spedendo carri armati e cannoni pesanti…”.
Un Silvio Berlusconi che non t’aspetti, quello di ieri sera, a Treviglio, vicino Bergamo, dove, sorridente e in buona forma, è intervenuto a sorpresa a una manifestazione di Forza Italia (nella foto), e – a ragione – si è tolto qualche sassolino dalle scarpe e l’ha buttato nel pantano del conformismo dilagante.
Ne ha avuto in primis con Joe Biden e i suoi ‘fedeli alla linea’ dell’americanismo: “non abbiamo signori leader nel mondo, non li abbiamo in Europa, tanto che un leader mondiale che doveva avvicinare Putin al tavolo gli ha dato del criminale di guerra, gli ha detto che doveva andare via dal governo russo e finire in galera”.
Poi con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg: “Ha detto che mai più l’Ucraina sarà sotto la Russia e così sarà anche delle due repubbliche del Donbass a cui mai l’indipendenza, mai, sarebbe riconosciuta. Capite che con queste premesse il signor Putin è ben lontano dal sedersi a un tavolo”.
Quindi, si è fatto interprete di un sentimento diffuso in Italia, di una maggioranza silenziosa soffocata dalla retorica militarista e bellica del pensiero unico dominante:
“stando così le cose questa guerra continuerà, con forti danni alla nostra economia derivanti dalle sanzioni imposte alla Russia. Già si è fermato lo sviluppo, avremo una diminuzione del nostro prodotto interno lordo…
Ci saranno danni ancora più gravi in Africa perché nei porti dell’Ucraina sono ferme tonnellate di grano e mais, in Africa non hanno più la possibilità di fare il pane, è possibile che ci siano ondate di profughi, è un pericolo grande derivante dalla guerra in Ucraina.
E terzo: a causa della carestia mondiale, è possibile che si formino delle ondate di profughi”.
Quindi “bisogna pensare a qualcosa di eccezionale per far smettere a Putin la guerra”.
Infine, un tocco di nostalgia e una spruzzata di legittimo orgoglio:
“Io a Pratica di Mare ho fatto stringere la mano a George W. Bush e Vladimir Putin, hanno raggiunto un accordo Nato e Russia”.
E’ vero. All’epoca si parlò addirittura di ‘fine della guerra fredda’, durata mezzo secolo, una data storica, insomma.
Il 28 maggio 2002 all’aeroporto militare di Pratica di Mare, vicino Pomezia e quindi vicino Roma, fu firmato l’accordo che sanciva la nascita di un Consiglio a Venti nel panorama internazionale e poneva le premesse all’ingresso effettivo di Mosca nell’Alleanza Atlantica.
E’ questa è Storia.
Come la pagina scritta in un’altra base militare, a Sigonella, in Sicilia, il 10 ottobre 1985, quando il governo italiano ebbe uno scatto d’orgoglio e di sovranità, ponendosi in aperto conflitto con gli Usa, artefice Bettino Craxi.
Gli ultimi, ad aver cercato di dare alla nostra Nazione una politica estera, sulla lezione di Aldo Moro, che aveva capito che il futuro dell’Italia, sulla scia della propria tradizione, non stava nell’Oceano Atlantico, ma nel Mediterraneo.
Un futuro di pace, di cooperazione internazionale, di prosperità economica, che non stavano nelle mani degli Usa, bensì in quelle proprie, di costruttori di uno scenario nel mare nostrum.
Sappiamo tutti la fine politica e umana che han fatto Aldo Moro e Bettino Craxi.
Sul ruolo di Silvio Berlusconi, che comunque sulla scia di Moro e di Craxi in politica estera si era posto, è ancora aperta la questione della fine del suo ultimo governo, il Berlusconi IV, nel novembre del 2011, per cui – a torto, o a ragione, è ancora da valutare correttamente – si parlò di un vero e proprio ‘colpo di Stato’, ordito dalla’alta finanza internazionale.
Pesa ancora su Silvio Berlusconi – ma anche questa è questione ancora non del tutto chiarita – il suo appoggio alla guerra di Usa e Francia che nell’ottobre 2011 – vero e proprio atto di aggressione militare contro uno Stato sovrano – fece fuori Gheddafi, al quale egli aveva baciato le mani, e con il quale egli aveva instaurato un rapporto di proficua collaborazione. La fine di Gheddafi fu per tanti versi l’inizio della rovina anche dell’Italia.