LA STORIA DI MASSIMO D’ALEMA MEDIATORE DELLE ARMI / LA VERITA’ DI EMANUELE CARUSO: ‘Mi manda Giancarlo’
di Giuseppe Puppo ______
Come abbiamo visto ieri, Emanuele Caruso è uno dei due – l’altro è l’amico e conterraneo, anche se ora residente all’estero, Francesco Amato – principali mediatori nella tentata vendita di armi alla Colombia in cui è coinvolto Massimo D’Alema, a nome dell’ Assemblea Parlamentare del Mediterraneo, un’organizzazione di politici e associazioni di cooperazione internazionale, che ha sede a Napoli.
Come abbiamo visto sempre ieri, l’associazione aveva sconfessato i sedicenti mediatori nell’affare che l’hanno chiamata in causa, producendo documenti che sarebbero falsi. Su questi aspetti sempre ieri la Procura della Repubblica ha aperto un’indagine.
Non si sa, almeno, non si sapeva più di tanto, di Emanuele Caruso, prima che a inizio marzo tutta la storia finisse sui giornali.
Sappiamo che ha 42 anni, è di San Pietro in Lama, fa il broker, vale a dire l’intermediario d’affari, per lo più internazionali, che lavora per conto dei clienti, politicamente esponente locale del Pd, candidato al consiglio comunale alle elezioni amministrative del 2016.
Un rapporto travagliato col suo partito, tanto che nell’estate del 2017 manda una paio di lettere pubbliche indirizzate agli iscritti in cui argomenta su presunti metodi di gestione intollerabili e vergognosi, così li qualifica, e si dimette.
Beghe di provincia, si dirà, comuni a tutti i comuni e a tutti i partiti, ormai acqua passata. Ed è tutto vero.
Arriviamo senza altro poter acquisire – se non gli ultimi tentativi fatti dallo scorso anno di accreditarsi quale mediatore accreditato con la Colombia, esperiti con gran sfoggio di inventiva formale, ma sostanzialmente una serie di boutade, almeno a detta delle persone citate – agli inizi di questo mese di marzo di questo 2022, quando sui giornali spunta fuori il suo nome, in relazione alla vicenda in cui è coinvolto D’Alema. Oltre a La Verità, ne parla, dedicandogli un articolo ad hoc, a firma di Francesco Grignetti, anche il quotidiano La Stampa. Con qualche inesattezza formale. Pronto Emanuele Caruso manda una smentita, in cui precisa
“non sono un faccendiere ma opero su progetti di cooperazione internazionale riconosciuti istituzionalmente”
e ancora
“non ho mai lavorato spasmodicamente per creare cordate dalemiane per trattare armamenti e null’altro”.
Quanto a D’Alema, ed eccoci al punto, Caruso dice che “conosco il Presidente D’Alema, persona che stimo, ma con cui non ho avuto alcun rapporto d’affari”.
Ma allora come e perché Caruso conosce D’Alema, se a suo dire, come espressamente da lui dichiarato, non ha mai avuto con lui rapporti d’affari?
Una bella domanda.
La verità di Emanuele Caruso l’ha esposta egli stesso in due interviste televisive, una settimana fa la prima a Quarta Repubblica, la seconda a Striscia la Notizia.
A Ludovica Balian di Quarta Repubblica Caruso racconta che non conosceva D’Alema, che è stato introdotto a lui da un ‘politico locale’, Giancarlo Mazzotta, al quale lo lega “un rapporto di conoscenza abbastanza profondo posso dire”.
Spiega poi a lungo con dovizia di particolari che D’Alema era – per ilo suo curriculum – la persona più indicata per interloquire, come era necessario al buon fine dell’affare, direttamente con i vertici delle società pubbliche partecipate produttrici di armi., e si dilunga sul ruolo di altri protagonisti della trattativa.
In queste sede a leccecronaca.it, come specificato nel nostro primo articolo di ieri, interessa capire come mai LA STORIA DI MASSIMO D’ALEMA MEDIATORE DELLE ARMI ALLA COLOMBIA COMINCIA QUI DAL NOSTRO SALENTO.
Di Emanuele Caruso stiamo dicendo.
Di Giancarlo Mazzotta diremo.
A Pinuccio di Striscia la notizia Emanuele Caruso specifica di non fare il broker, bensì di occuparsi di cooperazione internazionale da un decennio, di aver appunto appreso direttamente nello Stato sudamericano, dove si trovava per un progetto internazionale, di un bando del ministero della Difesa, in cui si cercavano aziende produttrici di armi, e via via tutta una serie di spiegazioni sull’iter della trattativa, in cui ormai partecipa in pianta stabile con il suo prestigio e le sue conoscenze Massimo D’Alema.
Limitandoci a questo, anche in questa seconda intervista Emanuele Caruso dice chiaramente che “un politico locale, quindi praticamente un ex sindaco di un comune della provincia di Lecce, ci dà la possibilità di incontrare Massimo D’Alema, perché lui riteneva che Massimo D’Alema avesse un peso importante all’interno delle società a partecipazione pubblica”.
Dunque, Massimo D’Alema entra in scena da protagonista di questa vicenda tramite Giancarlo Mazzotta, a detta di Emanuele Caruso, che con lui ha un “un rapporto di conoscenza abbastanza profondo posso dire”.
Uno scenario tutto quanto salentino, come volevasi dimostrare.
A questo punto però le domande sono altre.
Come mai Giancarlo Mazzotta – il quale nel frattempo ha voluto mettere anch’egli i puntini sulle i sulla vicenda – imprenditore salentino, del settore turistico, esponente non certo di primo piano di Forza Italia, conosce un esponente della politica italiana di primo piano, e per giunta di un partito completamente diverso dal suo, così bene da poter avere da lui la possibilità di fissargli incontri con amici e conoscenti?
Un’altra bella domanda. Cercheremo insieme la risposta.
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LA RICERCA nel nostro articolo di ieri
LA STORIA DI MASSIMO D’ALEMA MEDIATORE DELLE ARMI ALLA COLOMBIA COMINCIA QUI DAL NOSTRO SALENTO