SEQUESTRO MORO, STRAGE DI VIA FANI, MA PER LA SINISTRA ERANO SOLO ‘COMPAGNI CHE SBAGLIANO’
di Valerio Melcore _________ Il 16 marzo del 1978 Aldo Moro, presidente del partito della Democrazia Cristiana, fu sequestrato a Roma mentre i cinque uomini della scorta furono massacrati da un commando delle Brigate Rosse.
All’epoca le Brigate Rosse venivano definite “fantomatiche e sedicenti”, dagli apparati dello Stato, dal Governo a conduzione democristiana e socialista e ovviamente dal Partito Comunista.
I media asserviti al potere, a cominciare dalla RAI tentarono di farle passare come un’invenzione della destra.
Le Brigate Rosse nei loro comunicati stampa dopo ogni attentato rivendicavano le loro radici comuniste. Si dichiaravano gli eredi della Resistenza e usarono le armi dei Partigiani, come dichiarò lo stesso Franceschini, fondatore ed esponente di spicco delle BR.
“Ancora alla fine degli anni Sessanta in Emilia gruppi di ex partigiani custodivano e tenevano in efficienza armi usate durante la Resistenza. E da uno di questi depositi alle porte di Reggio Emilia provenivano due mitra Sten sequestrati dalla polizia durante un’ irruzione in un covo brigatista nell’ 82“.
Come riportato nell’archivio di Repubblica:
“Franceschini ricorda che per i giovani usciti dalla Fgci che scelsero la lotta armata il Pci vero era quello di Secchia, e racconta delle due pistole donategli da un ex partigiano al momento di passare alla clandestinità”.
Eppure l’Italia, quella che contava, quella dei giornalisti alla moda, quella dei salotti televisivi, degli intellettuali, il mondo politico a cominciare dai Ministri degli Interni espressi sempre dalla Dc, negavano ciò che per la gente comune era evidente.
Le Br iniziarono il loro itinerario di morte e di terrore, ammazzando un operaio e un pensionato la cui unica colpa era quella di frequentare una sede del Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale.
Da Wikipedia: “Il 17 giugno 1974 le BR commisero a Padova il loro primo delitto: nel corso di un’incursione nella sede del MSI di via Zabarella, furono uccisi, pur in assenza di pianificazione, Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola. Il nucleo veneto gestì l’evento, rivendicandolo all’interno della pratica dell’antifascismo militante”.
Era il periodo in cui sui muri delle città italiane si potevano leggere slogan come: ” Uccidere un fascista non è reato” oppure: “Quando vedi un punto nero spara a vista o è un carabiniere o è un fascista”.
Dal 1974 al 1978 le BR si lasciarono dietro una lunga scia di sangue, lo Stato e i suoi apparati facevano finta di nulla, basti pensare che nonostante fossero un’organizzazione terroristica che ovviamente operava in clandestinità, pubblicava regolarmente un giornale e aveva una sede al centro di Roma.
Arruolarono circa un migliaio persone, in parte proveniente dal Partito Comunista Italiano in parte dai gruppi comunisti extraparlamentari, e rivendicarono l’uccisione di 83 persone.
Quando non fu possibile più negare che ad insanguinare le strade italiane erano le Brigate Rosse, che non non erano né fantomatiche né sedicenti, ma che si trattava di comunisti, la cui linfa i cui valori, la storia era quella della sinistra, allora la macchina della propaganda comunista cominciò a parlare di “Compagni che sbagliano”.
Ad un certo punto, dopo che per anni avevano potuti agire indisturbati, ritenendo, o meglio, qualcuno gli fece ritenere che si poteva alzare il tiro, puntare al cuore dello Stato.
A seguito del sequestro prima e l’uccisione poi, di Aldo Moro, le BR vengono isolate, non potranno più contare su quella rete di complicità, che gli veniva dal partito, dal sindacato, da associazioni come Soccorso Rosso che dava aiuto ai terroristi quando venivano arrestati, e di cui oltre a Magistrati, avvocati e politici, facevano parte intellettuali, giornalisti o personaggi dello spettacolo come Dario Fò e Franca Rame.
Oggi il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, – si legge in un comunicato del Quirinale – ha disposto la deposizione di una corona di fiori in via Mario Fani dove le Brigate Rosse sequestrarono l’allora Presidente della Democrazia Cristiana uccidendo cinque agenti della sua scorta.
“Raffaele Iozzino, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi.
Il Segretario del PD Enrico Letta, scrive su Twitter: “L’Italia si ferma a ricordare il loro sacrificio in via Fani, il destino di famiglie straziate dalla follia criminale brigatista e i giorni più duri della nostra storia repubblicana”.
Mentre Roberto Fico Presidente della Camera dei Deputati scrive: “Il 16 marzo 1978 è una data indelebile nella memoria e nella coscienza del nostro Paese. Il rapimento di Aldo Moro si consumò in pochi tragici minuti, a cui seguirono i 55 lunghi e dolorosi giorni della prigionia conclusasi con l’uccisione dello statista ad opera delle Brigate Rosse. Questa pagina tragica della storia del nostro Paese rappresenta un monito costante sui rischi a cui può essere esposta una democrazia, anche solida. Per questo motivo è importante ricordare il sacrificio di Aldo Moro e degli uomini della sua scorta Francesco Zizzi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Domenico Ricci e Oreste Leonardi. Non si tratta di un mero omaggio rituale ma l’occasione per ribadire l’impegno nella difesa delle Istituzioni democratiche da possibili nuove derive eversive e nel perseguire altresì la verità e la giustizia sulle vicende degli anni “di piombo”. Aldo Moro diceva che la verità è sempre illuminante e ci aiuta ad essere coraggiosi. Ritengo che questa verità non sia soltanto un atto dovuto nei confronti delle vittime e dei loro familiari, ma anche uno strumento indispensabile per rendere sempre più forte e salda la nostra democrazia”.
“Il 16 marzo di 44 anni fa l’intero Paese si fermava davanti al più grave attacco subito dalla Repubblica. L’agguato di via Fani, il rapimento di Aldo Moro e il sacrificio della sua scorta hanno cambiato per sempre la nostra storia. L’Italia non dimentica”. Così in un post il Presidente del Senato Elisabetta Casellati.
“L’Italia ricorda la strage di via Fani: il 16 marzo di 44 anni fa le Brigate Rosse rapirono Aldo Moro e uccisero gli agenti della sua scorta. Onoriamo il sacrificio di cinque servitori dello Stato, ci stringiamo alle loro famiglie e ricordiamo una delle pagine più buie della storia repubblicana, purtroppo segnata dalla furia cieca del terrorismo rosso e della violenza politica”. Lo dichiara il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
Peccato che nessuno abbia ricordato che l’uccisione di Moro non fu un incidente, avvenuto all’improvviso come un fulmine a ciel sereno, ma fu la tragica conclusione di un percorso, costituito da una serie di vittime innocenti, di morti assassinati dalle BR che lo Stato, i partiti, i media colpevolmente ignorarono per anni.
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Perché non ricordate quando Moro si accordò con i terroristi palestinesi?