SCIOPERO DEI TIR, SALENTO PROTAGONISTA
di Flora Fina ______
Continuano anche oggi incessanti le proteste contro il caro carburanti e la grave crisi economica a causa delle pesantissime stangate nel settore.
Le manifestazioni hanno riguardato tutto il Sud Italia, in particolare la Puglia, a opera degli autotrasportatori, per protestare contro l’aumento dei costi di gestione ed il rincaro del gasolio che sta mettendo letteralmente in ginocchio un settore fondamentale e necessario per l’economia italiana.
Proprio nella mattinata odierna, a Taranto si è stabilito un vero e proprio presidio sulla statale 106 e sulla statale 100: le ribellioni e la tensione partono specialmente dal Sud, questa volta coadiuvate dal sostegno delle autorità locali, che sempre in maniera più frequente portano solidarietà nel raccogliere le istanze presentate da questa categoria.
Tutto chiaro dunque: le istituzioni non possono ignorare un fortissimo grido d’aiuto a cui bisogna necessariamente dare seguito attraverso azioni concrete e mirate, per ristabilire un ordine solido in merito anche alle questioni di una “concorrenza sleale” – di cui parlano gli stessi autotrasportatori – e che si palesa inevitabilmente con un rincaro dei prezzi che non tiene conto del costo della vita in perenne aumento.
Non solo: anche a Lecce i sit- in di protesta sono stati pesanti, con forti rallentamenti nel traffico, in particolar modo sulla superstrada per Brindisi. Gli striscioni al seguito sono una richiesta chiara, evidente, palese più che mai come in questo momento : “Il Governo ci ascolti“.
I camionisti di ben sei tir su cui era stato esposto uno striscione che richiamava la protesta in atto, hanno infatti percorso a rilento un tratto di strada di circa 10 km in direzione nord creando disagi, per poi sostare all’interno di un’area di servizio al km 26.
Autotrasportatori in agitazione anche in prossimità degli svincoli per Trepuzzi e Squinzano: circa 3 chilometri di automezzi incolonnati hanno reso agli automobilisti la circolazione letteralmente impraticabile.
Le proteste che andranno avanti senza sosta, avanzano richieste decise per una regolamentazione sui costi d’impresa diversa, sull’eliminazione dell’abusivismo, nuove regole sulle tariffe. Tra gli altri i punti oggetto della contestazione, poi, c’è anche l’aumento incontrollato del costo del gasolio e di quello del lavoro, i pagamenti dei servizi di autotrasporto a tempo indeterminato, l’aumento dell’indebitamento per l’impresa, ed i continui aumenti dei pedaggi autostradali.
Un urlo di dolore generalizzato dunque, per una categoria di lavoratori già vessata pesantemente e che chiede, oltre allo stop dei rincari, che possa essere riconosciuto lo status di lavoro usurante.
Non mancheranno probabilmente nelle prossime ore, ulteriori proteste che giungeranno nella capitale, risultato evidente di un malcontento che affonda le sue radici in una categoria lavorativa che chiede più diritti, più garanzie e più sicurezza, mentre di contro, lo Stato continua imperterrito a dare adito ad una situazione insostenibile: gli scaffali presto si svuoteranno alla stessa velocità con cui si svuoteranno parimenti le tasche dei cittadini.
Non a caso, sempre in queste ore, gli Italiani tutti sono protagonisti della potente stangata sulle bollette e sui consumi.
Category: Cronaca
Il blocco dei tir e la guerra in Ucraina iniziano a gettare scompiglio tra gli automobilisti. Si segnalano, infatti, nelle scorse ore già le prime code ai distributori come nel video ripreso nel brindisino che riteniamo immediatamente rilanciare affinchè il governo intervenga immediatamente e senza più alcuna attesa per trovare una soluzione alla crisi energetica e al caro carburanti prima che scoppi il panico e si esauriscano alle pompe i combustibili per autotrazione.
Lo “Sportello dei Diritti” in primo luogo invita tutti alla calma, ma ritiene non più differibile un intervento dello Stato per calmierare i prezzi di benzina, gasolio, metano e gpl ed evitare che si aggravi ulteriormente la crisi in corso, scongiurando così la paralisi di un Paese che solo ora stenta a riprendersi dagli effetti della pandemia e che sta subendo le conseguenze economico-finanziarie di una guerra già in corso ad un tiro di schioppo dai nostri confini così come tutti gli indicatori già riferiscono.
“Stiamo vivendo un periodo storico sociale che assume giorno per giorno toni sempre più forti. Stiamo cercando di venire fuori dalla pandemia ma veniamo travolti da una tragedia che probabilmente avrà ripercussioni ancora più gravi. L’inizio del conflitto avrà, come è già evidente, un’incidenza negativa sull’economia mondiale ed europea in particolare. Per non parlare naturalmente delle perdite umane che ci rattristano profondamente.
Sono palesi le conseguenze di uno dei momenti più gravi della nostra società sul costo della vita. Luce, gas e carburanti hanno subito un aumento esponenziale che si ripercuote di conseguenza su tutto il resto. I generi alimentari, la frutta, fiori, tutto ormai rischia di marcire nei depositi perché non c’è la capacità di distribuzione.
Il guadagno non ne copre il costo. Non si può più tacere, non si può pensare che questa sia una condizione sostenibile. Insostenibile è infatti la situazione in cui ci si trova a lavorare ma anche a vivere. Con l’aumento dei costi energetici quasi un agricoltore italiano su tre (30%) è oggi costretto a ridurre la produzione di cibo. Una condizione che mette a rischio le forniture alimentari e, con esse, le necessità del Paese. La Provincia di Lecce è accanto alla Coldiretti a sostegno del settore agricolo”.
Sono preoccupanti i risvolti emersi dalla ricerca di Coldiretti su dati Ismea. Per ogni euro speso dai consumatori, in prodotti alimentari freschi e trasformati, appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori. Un dato che assume aspetti ancora più gravi se si considerano i soli prodotti trasformati per i quali la remunerazione nelle campagne scende addirittura ad appena 6 centesimi.
Leggiamo ormai sui giornali di piccole e medie imprese che falliscono, che decidono di chiudere i battenti. Di grandi imprese che rinunciano alla distruzione perché non riescono più a sostenerne i costi. Dietro ci sono le famiglie dei lavoratori ma anche quelle dei consumatori. Le famiglie italiane sono allo stremo, con grandi difficoltà riescono a sostenere le spese di prima necessità.
È il momento di dare un cambio di rotta, un’inversione totale e ripartire pensando ai lavoratori in difficoltà, alle imprese, alle persone. Ad ogni azione, lo sappiamo, corrisponde una reazione. Oggi quella reazione è purtroppo una discesa verso uno stato di povertà trasversale a cui noi dobbiamo porre rimedio. Subito”.