“Lettera aperta sui disservizi delle poste italiane”

| 18 Febbraio 2022 | 0 Comments

Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Da Lecce una nostra lettrice ci scrive  (lettera firmata e mail verificata)  _______

 

Lettera aperta alla cittadinanza  sui disservizi delle poste italiane.

“Non urlate, altrimenti chiamo i carabinieri” . Questa è la difesa che ho adottato come onesta cittadina che paga le tasse ed ha ottemperato a tutti gli obblighi sanitari durante la pandemia a fronte di un comportamento aggressivo, autoritario e irrispettoso manifestato dagli impiegati dell’ufficio postale della stazione di Lecce.

 

Stamattina mi sono recata presso tale ufficio per ritirare una lettera che l’addetto non mi ha consegnato, nonostante io mi trovassi a casa. All’entrata ho adempiuto ai miei doveri, passando il Super greenpass sullo schermo della macchinetta che eroga i numeri. Poiché non ho ma mai effettuato questa operazione con probabilità ho compiuto degli errori che immediatamente hanno spinto un’impiegata a richiamarmi con fastidio, ammonendomi di procedere in modo corretto.

 

Se qualcuno si fosse dato la pena di istruirmi lo avrei fatto senza scatenare toni polizieschi come se il cittadino invece di recarsi in un ufficio pubblico deputato a servire la collettività, si trovasse in un agone sportivo in cui chi perde la competizione è colpevole e paga la multa. Qui chi non gareggia secondo gli standard diventa oggetto di scherno: mentre correggevo l’operazione gli impiegati si guardavano ed esibivano sguardi di derisione.

 

Non solo sono dovuta recarmi personalmente alle poste a ritirare una lettera che non mi è stata consegnata, ma ho dovuto pure sopportare un comportamento di denigrazione: non oso immaginare come trattano i cittadini con deficit cognitivi. Che pure hanno diritto all’assistenza e al rispetto da parte di pubblici impiegati.

 

Finalmente a norma ho preso il numero e ho aspettato il mio turno, presentandomi allo sportello dove l’impiegata ha detto che il computer non stava funzionando.

Nonostante l’evidente inciviltà, ho risposto che non c’erano problemi e che avrei aspettato fino a quando ho osato avvicinarmi di nuovo. In quel momento sono stata aggredita dall’impiegato che mi ha intimato di rispettare la fila e di conseguenza ho chiesto di rivolgersi a me in modo rispettoso, secondo i doveri di una persona che esercita un servizio pubblico, altrimenti quei modi mi costringevano a chiamare i carabinieri. Nemmeno il richiamo alle forze dell’ordine è stato accolto: alzando la voce mi ha risposto di chiamarli e mi ha tacciato di maleducazione.

 

Questa esibizione di grida è avvenuta senza mascherina Ffp2, ma con una chirurgica abbassata sul mento da parte dell’impiegato. È vero che c’è la distanza, ma la legge impone di indossarla nei luoghi chiusi, altrimenti ogni cittadino si sente autorizzato a tenerla in modo scorretto.

 

Ho nuovamente aspettato il mio turno, perché le poste italiane hanno deciso che dovevo dedicare a loro tutta la mattina e il mio tempo è diventato di loro proprietà, mentre non è mio il loro tempo lavorativo in quanto utente.

 

Nell’attesa ho potuto constatare che chiunque entrava aveva il mio stesso problema per accedere al numeretto usando il greenpass e nessun impiegato si è mai deciso a trovare una soluzione che significa soltanto efficienza se non logica, ordine e buon senso. Anzi, mi sono passate davanti diverse persone e per gli impiegati sono diventata “la signora che voleva chiamare i carabinieri”.

 

Occorre che la cittadinanza segnali questi episodi di inefficienza della pubblica amministrazione affinché non si trasformino in malcostume che crea uno strato di malessere, di apatia e di sfiducia nella società. Le persone non si devono abituare a subire soprusi solo perché gli impiegati non sono in grado di lavorare a contatto con il pubblico e dirigenti non se  ne rendono conto.

Credo di interpretare il comune sentire, dicendo che siamo stanchi di abitare un paese che è nostro solo quando si tratta di riscuotere le tasse, ma non lo è più quando dobbiamo pretendere servizi puntuali, collaborazione e rispetto. Il do ut des manca della necessaria bidirezionalità e soddisfazione.

 

È opinione diffusa che le poste siano caratterizzate da disservizi clamorosi, come prassi di mancata consegna delle lettere sostituite dagli avvisi lasciati frettolosamente nella cassetta della posta; ritardi, file, arroganza, prepotenza. Queste caratteristiche  vengono vissute come vessazioni e abusi e  noi cittadini non dobbiamo sopportare o sperare che qualcuno ci ascolti.

 

Category: Cronaca, Riceviamo e volentieri pubblichiamo

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