E’ MORTO OGGI NINY RUCCO, ANIMA SENSIBILE E COLTO POETA DIALETTALE “de Lecce Lecce”
di Raffaele Polo______
C’è, nella mia libreria, uno scaffale dedicato ai poeti dialettali leccesi. Credo che nelle biblioteche di ogni bravo leccese non possano mancare queste meravigliose testimonianze che sono, purtroppo, sempre più rare. Perché ‘il progresso’ che ci condiziona pesantemente, ammantato da una arrogante patina di ottimismo, ci induce a trascurare, dimenticare, eliminare la Poesia. Figurarsi la Poesia in Dialetto, viva e vivace solo perché uno sparuto gruppo di anziani si diletta ancora a comporre versi dialettali, magari polemizzando ancora sulla grafia più esatta nella trascrizione di suoni di un dialetto che, anch’esso, è in chiara via di estinzione…
E quello scaffale coi libri salentini, credetemi, è la parte più importante, più vicina alla mia anima, perché contiene le splendide cose che non ci sono più: l’infanzia, la meraviglia e l’ingenua acquisizione di un linguaggio familiare, la soddisfazione per aver compreso cosa scrivesse Francescantonio D’Amelio e dove risiedesse la sferzante ironia del Conte di Luna. Oppure mi induce alla contemplazione di una campagna ‘mara’, proprio come nei versi di De Dominicis…
Che volete, a chi è in là con gli anni, non resta che questo, ormai.
E, ogni volta che uno di questi Poeti se ne va, è una parte di noi che finisce, che si trasforma.
No, non muore: dalla voce, dal gesto, dalla affabulazione finisce dritta dritta in quelle pagine un poco ingiallite, che segnano il testimone di un amore che non finisce, non si disperde.
Così, adesso, se scorro le pagine di ‘Robbe spase’ o della recente raccolta ‘A la mesa de lu sole’, rivedo, risento e condivido quello che Niny Rucco ha voluto lasciarmi: rivedo, come per magia, il suo sorriso sornione, lo riscopro nel gesto di fregarsi le mani, soddisfatto perché un sequenza di parole dialettali è stata appena cesellata in uno dei suoi versi così spontanei, così calzanti e irripetibili, come solo lui sapeva fare.
Con Niny ci siamo sempre capiti: i nostri erano silenzi di condivisione e complicità, Niny era un vero signore nell’esporre giudizi e pareri, anche in un campo difficile come quello della poesia dialettale colta, termine che non ha mai accettato, ma che contraddistingueva il suo procedere poetico, come confermato anche dal Vate accademico Donato Valli, che ha sempre tutelato e sostenuto i lavori dei pochi poeti dialettali di grande rilievo, presenti nel nostro Salento. Da De Donno a Rucco, appunto. Con uno sguardo ad un manipolo di giovani promettenti che oggi sfiorano la settantina…
Ma nella Poesia non conta l’età, non conta la condizione fisica, non conta tutto ciò che ‘il progresso’ vuole farci apprezzare. Conta l’anima, la sensibilità, la cultura, quell’innato senso orgoglioso che ci fa dire, con sussiego: «Sono leccese. De Lecce Lecce». Indicando con questo non una delimitazione geografica, ma l’appartenenza a quel mondo meraviglioso dove risiedono i Poeti salentini, e stanno lì, serenamente, a discettare tra loro. E c’è Arturo Leva, don Franco Lupo, c’è Rocco Cataldi e Raffaele Protopapa.
Adesso, c’è anche Niny Rucco.
Grazie a Raffaele Polo per aver espresso così bene cosa è Niny Rucco nella storia della nostra città e della nostra cultura. A me resta solo da aggiungere, se mi è consentito, di porgere una caratteristica bellissima del poeta Rucco: la sua mitezza, la sua presa di distanze da ogni personalismo e da ogni eccesso e la sua ironia, sempre buona e leggera, che non era mai sarcasmo. Mi permetto di indicare Niny Rucco ai giovani salentini, a quanti non lo hanno ancora conosciuto come autore, quale tesoro di umanità da cercare, da trovare e da frequentare con letizia.
Grande maestro Niny Rucco ha insegnato per molti anni a Zollino, molto legatissimo a questa popolazione che alcuni anni fa gli fu riconosciuta la cittadinanza onoraria. R.I.P. Prof.Rucco