ARTISTI SALENTINI / QUELLO CHE POSSIAMO SAPERE DI GIOVANNI DA TARANTO, SFORTUNATO PITTORE MEDIEVALE
di Raffaele Polo______
È necessario un preambolo: di molti artisti, separati dalla nostra realtà dal tempo e dalla frammentarietà di notizie, si è persa memoria.
Ad esempio, nel tarantino, terra ricca dii cultura e sollecitazioni, operò sicuramente un grande maestro, denominato semplicemente come ‘Giovanni da Taranto’. Se ne sa pochissimo, su di lui qualche nota sui testi più approfonditi e,, nel 2011, un testo di Nello De Gregorio che riunisce Rinaldo e Giovanni, peraltro sconfessato, in un certo senso, da quanto scrive, con molta ironia Maurizio Triggiani.
Ora, al di fuori delle tradizionali beghe fra storici e critici, credo che vada sottolineata l’importanza di questo artista e le opere a lui attribuite che sono, almeno le più importanti, San Domenico e dodici storie della sua vita (Napoli, Museo nazionale di Capodimonte), Madonna delle Vergini, attribuita, (Bari, Pinacoteca metropolitana), Madonna delle Vergini, attribuita, (Cosenza, chiesa del Monastero delle Vergini), Madonna della Grazie di Pozzano, attribuita (Castellammare di Stabia, Basilica di Santa Maria di Pozzano.
Interessante e simpatico il collegamento che viene fatto con l’unico documento che lo riguarda e che risale al 1304, attraverso un documento angioino del 1304, trascritto da Minieri Riccio nel 1876 (p. 115): “Ioanni de Tarento pictori asserenti quod eo veniente pridem ad Ecclesiam Beati Nicolai de Baro ad obsequendo et pincendo in illa, et cum esset in Casali S. Erasmi fuit disrobatus, et percussus provisio iustitie”.
Benché di Giovanni, attivo forse anche a Napoli, non ci siano opere attestate, Ferdinando Bologna, sulla traccia di questa testimonianza, ha proposto di identificarlo con l’autore del S. Domenico e dodici storie della sua vita, oggi conservato a Napoli presso il Museo nazionale di Capodimonte (nella foto). Segnalato per la prima volta alla fine dell’Ottocento nella chiesa di S. Pietro Martire a Napoli, il dipinto, come vuole una tradizione non verificabile, potrebbe provenire da Gaeta. Il trittico si compone di una tavola al centro con la figura stante di s. Domenico e di due ante laterali con episodi della sua vita.
Argomento centrale nel riconoscimento del pittore del S. Domenico in un artista pugliese, solo per consuetudine identificato con G., è la proposta di riconoscere la stessa mano in un’opera ancora conservata in Puglia.
Si tratta della cosiddetta Madonna delle Vergini o delle “monache nere”, proveniente da Bitonto e oggi nella Pinacoteca provinciale di Bari. Il disegno del volto del Bambino, giuntoci in condizioni migliori di quello della Madonna, in gran parte ridipinto, è così vicino a quello di s. Domenico da aver fatto supporre un’esecuzione di entrambi nella stessa bottega, se non addirittura a opera del medesimo autore. Destinati ad avere minore fortuna sono invece gli altri tentativi di ampliare il catalogo del pittore, alla cui produzione è stato proposto di legare anche la Madonna col Bambino nella chiesa del monastero delle Vergini a Cosenza, alcuni affreschi nell’oratorio di S. Anna e le pitture nel matroneo del S. Sepolcro a Barletta.
Resta, insomma, il mistero su questo artista che fu derubato e picchiato nel Casale di Sant’Erasmo…
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