UNA BELLISSIMA INIZIATIVA CULTURALE HA RECUPERATO E ATTUALIZZATO I “Profeti inascoltati del Novecento”

| 7 Gennaio 2022 | 0 Comments

di Giuseppe Puppo______

«Contribuire ad attrezzare culturalmente la società italiana in vista delle sfide del tutto nuove che la attendono, per comprendere la natura delle quali torna utile interrogare il passato, pur con lo sguardo rivolto al futuro» – è la mission che si sono dati quelli delle associazioni aderenti a Domus Cultura

– per contatti: domuscultura.genova@gmail.com –

ed hanno organizzato una mostra.

 

E’ partita lo scorso 16 dicembre, è aperta ancora nei giorni di lunedì 10, martedì 11 e mercoledì 12 gennaio, ore 15-18, a Genova, a Palazzo Imperiale, magistralmente ideata e curata da Miriam Pastorino e Andrea Lombardi.

Una iniziativa meritoria, che dimostra come la cultura abbia bisogno di iniziative senza etichette e senza preclusioni, soprattutto fuori dagli schemi dei circuiti e dalle gabbie del regime del pensiero unico dominante e totalitario.

Soprattutto dimostra come tutto ciò sia possibile.

Si intitola “Profeti inascoltati del Novecento”, e già da solo il titolo varrebbe il prezzo del biglietto, se ci fosse stato, in quanto era a ingresso libero.

Di cosa si tratta?

Quattro artisti genovesi, Dionisio di Francescantonio, Sergio Massone, Vittorio Morandi e Lenka Vassallo, hanno realizzato quarantotto ritratti di personaggi scomodi, protagonisti del Novecento, là dove cioè stanno piantate ben salde le radici della nostra identità di contemporanei.

Già, tanto per esplicitare, insomma, la poesia contemporanea viene da Filippo Tommaso Marinetti,  la prosa nuova da Louis Ferdinand Celine, il giornalismo moderno da Leo Longanesi.

 

Io non ho visto la mostra, ma ho visionato lo splendido catalogo, che, oltre ai ritratti artistici, contiene per ognuno altrettanti ritratti diciamo così interpretativi, scritti appositamente da giornalisti e intellettuali, in maniera sintetica quanto ficcante.

«L’arte pretende quella libertà di espressione che personaggi scomodi hanno comunque coraggiosamente e diversamente testimoniato, anche divisi da violentissime vicende storiche.

Il possibile punto d’incontro è la verità delle parole che consente di superare gli schemi ideologici, propri di un tempo che è finito, mentre la loro vita è qui. Una condizione che li ha fatti uscire da quel pensiero rigido che ha travolto generazioni schiave di pregiudizi».

E allo stesso modo la cultura pretende onestà intellettuale, rinuncia ai pregiudizi, e coraggio.

 

Io, ripeto, la mostra non l’ho vista, non ho potuto farlo, me ne rammarico, però ho qui davanti a me lo splendido catalogo

– brossura, formato 21×26, 108 pagg. – per informazioni: italiastorica@hotmail.com –

che riproduce ritratti artistici e ritratti intellettuali, e che è uno splendore.

Tutto da vedere, da leggere, da meditare, da rimuginare, per nuove, stimolanti acquisizioni interiori, percorsi che aprano mondi nuovi dentro ognuno di noi.

 

Chi c’è?

Nomi noti e meno noti, tutti comunque protagonisti.

Fra i secondi, per esempio la poetessa russa Anna Achmatova:

“Bevo alla casa devastata,

alla mia cattiva vita,

alla solitudine in due 

e a te; alla menzogna 

delle labbra che mi tradirono,

al morto gelo degli occhi,

al mondo sguaiato e crudele,

al Dio che non ci ha salvati”.

Fra i primi, per esempio,il regista svedese Ingamar Bergman: “Film come sogni, film come musica: nessun’arte passa la nostra coscienza come il cinema, che va diretto alle nostre sensazioni, fino nel profondo, nelle stanze scure della nostra anima”.

 

Chi non c’è?

Non c’è Pier Paolo Pasolini, ed è nel contesto una mancanza grande quanto una casa, anzi, quanto un grattacielo, una lacuna immensa senza rimedio.

 

Il mio preferito?

Ezra Pound (nella foto di copertina), qui affidato alla penna eruttiva di Pietrangelo Buttafuoco“Salvare Ezra Pound: quale impudenza. Se non fossimo completamente ubriachi di morale e di empietà, che poi è lo stesso, giungeremmo all’unica conclusione possibile. Ovvero che è lui che salverà noi. Noi: l’Italia, l’Europa, l’Eurasia. Perché no, il mondo. E anzi la prova più schiacciante della vacuità di tutte le altre sette soteriologiche sorte all’ombra di Wall Street e rimpolpate dai rampolli della borghesia progressista è proprio l’ignoranza dei Cantos”.

 

Facciamo dunque qualche passo indietro, rimettiamoci a studiare, alla scoperta o alla riscoperta delle nostre radici, che ci proiettano verso l’alto, verso il futuro.

 

 

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura, Eventi, Politica

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