“Il nuovo anno, un momento di speranza. Guardiamo avanti…”. LO STANCO CONGEDO DI SERGIO MATTARELLA

| 31 Dicembre 2021 | 0 Comments

di Giuseppe Puppo ______

“Alle antiche diseguaglianze la stagione della pandemia ne ha aggiunte di nuove. Le dinamiche spontanee dei mercati talvolta producono squilibri, o addirittura ingiustizie che vanno corrette anche al fine di un maggiore e migliore sviluppo economico”.

E’ il passaggio più significativo del tradizionale messaggio di fine anno a reti televisive  unificate con cui, giunto al termine del suo mandato settennale, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è congedato dall’incarico.

Un passaggio, l’unico, in un certo senso inedito, per lui finanche  coraggioso. Rimasto però senza costrutto, un accenno buttato là, tanto per. Come dovrebbero essere corrette le ingiustizie dei mercati, non lo ha detto, Mattarella. I ‘mercati’ che sono poi gli speculatori dell’alta finanza internazionale, gli ‘investitori’ di occulte strategie senza confini, delle bolle finanziarie, dei prestiti a usura, finanche delle così dette operazioni ‘ a fondo perduto’, in quanto Timeo Danaos et dona ferentes, delle agenzie di rating e dello spread.

Venti anni di euro al servizio della Germania, di banca centrale europea, di privatizzazioni selvagge, di parcellizzazione del lavoro, di precarietà esistenziale, di enormi divari economici e sociali che si sono via via accresciuti e moltiplicati a dismisura.

E chi sarebbero il ‘correttori’, Mario Draghi? L’attuale presidente del Consiglio, scelto e voluto da lui, da Mattarella? Quando invece un suo predecessore al Quirinale, Francesco Cossiga, si rifiutò categoricamente di nominare, a suo tempo, pure di prenderlo in considerazione, e in seguito definì ‘un vile affarista che svenderebbe l’Italia’.

Sette anni di governi di non eletti dal popolo.

Chi li ha nominati, tutti questi?

Due anni di tempo sospeso, di emergenza senza fine, di vulnus  a ripetizione alla democrazia, e per ultimo proprio ieri un Parlamento che non può più nemmeno discutere e verificare quello che è chiamato ad approvare, gli eletti oramai ridotti al compito di pigiare un bottone a comando, e basta.

Lui, si auto assolve: “quel che desidero dirvi è che mi sono adoperato, in ogni circostanza, per svolgere il mio compito nel rispetto rigoroso del dettato costituzionale”, ipse dixit.

Per il resto faccio fatica a trovare spunti degni di nota nel valzer dell’ipocrisia e dei luoghi comuni orchestrato questa sera per poco più di dieci minuti da Sergio Mattarella in diretta televisiva a reti unificate.

Su tutto quanto egli ha detto, e, soprattutto, non detto.

Ecco, era lecito aspettarsi, su tutto, non certezze, ci mancherebbe, però almeno un minimo di autocritica, qualche spunto di riflessione per questioni, per problemi, per dubbi.

Niente.

Se il pane rincara, se la benzina aumenta, se le bollette delle utenze domestiche saranno una stangata per le famiglie, se i nuovi poveri e i nuovi precari diventano di giorno in giorno sempre di più, se cresce la sfiducia, un vero e proprio male oscuro che questo sì sta dilagando, ormai quel che è fatto, è fatto e pazienza se al peggio non c’è mai fine.

Mattarella di tutto questo non ha detto niente, e mai più avrà niente da ridire.

 

 

 

 

Category: Cronaca, Politica

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