‘Emanuela Orlandi è in Paradiso’, MA QUI SULLA TERRA RIMANGONO TROPPI MISTERI
IN SCENARI SCONVOLGENTI. IL GIORNO DOPO LA RIAPERTURA DEL CASO DA PARTE DELLA MAGISTRATURA, IN ESCLUSIVA PER leccecronaca.it IL GIORNALISTA E SCRITTORE ANTONIO PARISI RICOSTRUISCE MOTIVI E PERSONAGGI DEL RAPIMENTO
di Flora Fina______
“Emanuela sarebbe stata tenuta prigioniera dalla Banda della Magliana, per tentare un ricatto al Vaticano, ricatto per farsi restituire proprio i soldi che la stessa Banda avrebbe depositato nello Ior, la banca vaticana, e che invece furono impegnati per aiutare Lech Wałęsa, capo del sindacato operaio cattolico Solidarnosc, il lotta col regime comunista polacco, dopo la caduta del muro di Berlino…
Ora capiremo tutti meglio, dopo la notizia di ieri della riapertura delle indagini…
Guarda, ti voglio dare una piccola ‘chicca’ al riguardo: ti do il numero del procedimento aperto dalla Procura di Roma, è 12610, ed i pm incaricati chi sono? Sono certamente Stefano Luciani e Maria Teresa Ceraci”.
Ascolto queste parole in religioso silenzio, durante un intervista ad Antonio Parisi (nella foto), 61 anni, giornalista e scrittore di spicco, specialista nel caso Orlandi, trapiantato a Roma, ma di origine pugliese, e che in tutti questi anni ha attraversato i grandi misteri italiani, sempre verificando di persona le fonti e gli eventi.
La sua vorace ed instancabile voglia di cercare risposte certe agli avvenimenti di cronaca che si stagliano nel panorama giornalistico, soprattutto per quel che riguarda i misteri italiani irrisolti, sono linfa vitale, soprattutto in questo momento storico.
Proprio ieri, è stato aperto un nuovo fascicolo di inchiesta, che vede protagoniste le clamorose dichiarazioni dell’ ex pm Capaldo, su tutte le oscure dinamiche che quasi quarant’anni fa, videro coinvolti anche due prelati a capo della Gendarmeria Vaticana, in una evidente trattativa trattativa Stato-Vaticano.
Questa clamorosa svolta, queste dinamiche devono essere comprese appieno, ed un degno rappresentante in campo giornalistico e senza ombra di dubbio Parisi, che gentilmente proprio questa mattina ci ha rilasciato un’approfondita intervista, ricca di retroscena e, scusate il gioco di parole, colpi di scena.
– La ringrazio intanto per l’intervista che sta concedendo a leccecronaca.it, possiamo cominciare subito se per lei va bene…
– Sì, assolutamente sì.
– Dunque, partiamo da una domanda generale in merito alle novità che ci sono state ieri e le dichiarazioni di Capaldo ai magistrati. Innanzitutto vorrei partire da una dichiarazione che riguarda la trattativa Stato -Vaticano che ormai è palese, e avere delle opinioni da parte sua in merito alla questione, ovvero, noi siamo consapevoli che la trattativa Stato-Vaticano è più che evidente. Avendo così questa conferma, che sviluppi ci saranno , e quali scenari si aprono?
– Questo è l’ennesimo scenario che si apre sulla vicenda di Emanuela Orlandi.
Io personalmente, seguo la vicenda, sin da quando nel 1983, il 22 giugno, la ragazza scomparve, e la seguo con una grande attenzione. Tra l’altro sono stato protagonista di un episodio, ovvero quello di aver ritrovato, trent’anni dopo, la vettura, una BMW con cui verosimilmente Emanuela Orlandi fu rapita, ed all’epoca la vicenda fece un grande scalpore. Detto questo, bisogna riallacciarsi alle prime fasi dell’indagine.
Il magistrato che si occupò all’inizio della vicenda fu Rosario Priore, che è stato un magistrato importantissimo, con inchieste ‘tremende’, come per esempio quelle di Ustica. Egli affermò che dietro il caso Emanuela Orlandi, si prospettava una vicenda così grave, che solo il tribunale della storia avrebbe potuto giudicare.
Ricordo che all’epoca feci una trasmissione su RadioRadio, nei talk radio dell’epoca, in cui commentavo questa affermazione di Rosario Priore, e mi chiedevo: ‘Cosa diavolo può esserci sotto se addirittura solo il tribunale della storia potrà pronunciarsi su questo caso?’.
Beh secondo me Rosario Priore aveva ragione. In questi quarant’anni cosa non è stato tirato fuori da questa vicenda, ed ogni volta che emergeva un elemento nuovo, c’erano degli aspetti a favore della risoluzione del caso ed altri elementi che lo ingarbugliavano ancora di più.
Secondo me, non si arriverà più ad una soluzione del caso, però è importante che un magistrato come Capaldo oggi ci racconti di questa trattativa avviata con Domenico Giani, comandante della Gendarmeria e il suo vice, Costanzo Alessandrini…
– Ah lei sa i nomi degli emissari..?
– Sì. A questo incontro avvenuto nel Gennaio 2012, era anche presente, oltre a Capaldo, l’attuale presidente del Tribunale Vaticano, Giuseppe Pignatone che all’epoca era capo della Procura di Roma, e che è stato smentito dai ritagli di giornale dell’epoca, avendo sostenuto che ‘non ero stato informato’, quando, in realtà, era ben consapevole dell’accaduto. All’incontro quindi, come ti dicevo, c’era anche un’altra magistrata, Simona Maisto.
Quindi questa trattativa che c’è stata eccome, a cosa potrà approdare?
Potrà far capire che il Vaticano, lungi dall’essere totalmente all’oscuro della vicenda, in realtà qualcosa ne doveva sapere.
Ora, pensiamo a Capaldo al quale viene detto ‘cerchiamo di capire in quale maniera meno drammatica, si possa arginare la campagna di stampa per la vicenda di Renatino de Pedis’, messo sotto l’altare della Chiesa Romana, una delle più importanti, come se fosse un santo. E lui era un assassino, uno degli esponenti più importanti della Banda della Magliana, una vera e propria confederazione di banditi. Giani e Alessandrini chiedono aiuto a Capaldo, che a sua volta chiede quindi supporto nelle indagini per il caso Orlandi, quantomeno per ritrovarne il corpo.
Il capo della Gendarmeria era una specie di vero e proprio deus ex machina a livello giudiziario in Vaticano: non a caso fu portavoce del Papa, quando ci fu il delitto Estermann, della moglie e del soldato della Guardia Svizzera, presunto suicidio omicidio.
Giani e Alessandrini affermano poi che devono consultarsi con un superiore, e con chi si consultano poi? Con nientemeno che il Cardinal Bertone, e con il segretario del Papa dell’epoca, ovvero monsignore Georg Gänswein.
Ovviamente, da parte del Vaticano non c’è stata più risposta, è stata una mancanza di educazione istituzionale, perché la risposta poteva essere del tipo: ‘dottor Capaldo, ma noi non sappiamo proprio niente!’, ebbene spariscono.
Incassano l’aiuto della procura sulla vicenda di Renatino de Pedis, e come se fossero dei normali delinquenti, spariscono.
Ora, la vera notizia adesso è proprio questa: è stato aperto un fascicolo, e ce lo dice Laura Sgrò, avvocato della famiglia di Emanuela Orlandi, una mia amica che conosco bene, presentatami proprio da Maria Francesca Chaouqui al compleanno di suo figlio.
– Dopo queste premesse, si apriranno quindi degli scenari? Che cosa ci aspetta in realtà dopo queste rivelazioni clamorose?
– La speranza è questa. Anche se il mio cuore purtroppo mi dice che non si arriverà ad una grande soluzione, perché Capaldo non potrà fare altro che confermare l’incontro con Giani e Alessandrini, tuttavia per proseguire c’è bisogno della collaborazione del Vaticano, che sicuramente non risponderà, visto anche l’implicazione di Pignatone come Presidente del Tribunale Vaticano.
Rimane l’amarezza, di non sapere quello che è successo effettivamente, tante sono le ipotesi, la più attendibile è che Emanuela sarebbe stata tenuta prigioniera dalla Banda della Magliana, per tentare un ricatto al Vaticano, per farsi restituire proprio i soldi che la stessa Banda avrebbe depositato nello Ior, e che invece furono impegnati per aiutare Lech Wałęsa, capo del sindacato di Danzica, dopo la caduta del muro di Berlino,
(Sorride)
Cosa vuoi sapere di più?
– Lei è stato esaustivo e chiaro nell’esposizione, ma avrei da porre qualche altra piccola domanda. Lei ha praticamente affermato che il Vaticano fa perdere le sue tracce, dopo aver incassato l’aiuto da parte della Procura presieduta in quel periodo da Capaldo…
Mi interrompe con il proverbio “Avuta la grazia, gabbato lo Santo”
Continuo la mia domanda: alla luce proprio di questo, il Vaticano come lo conosciamo oggi, il vaticano attuale, come potrebbe eventualmente reagire a queste dichiarazioni? Potrebbero esserci delle reazioni rispetto a queste importantissime novità che sono emerse dopo ben quarant’anni?
– Certamente è compito del Papa autorizzare una risposta. Anche se, lo stesso Papa Francesco ha dichiarato che ‘Emanuela è in Paradiso’. Il Papa è vicario di Cristo in Terra, ed anche se ultimamente tende a non attribuirsi questo titolo, dovrebbe ben essere consapevole della situazione attuale. Fu proprio lui ad annunciare questa frase alla famiglia Orlandi, durante la messa alla Parrocchia di Porta Angelica.
Nel Papa, si riassumono tutti i poteri, quindi volendo lui potrebbe far luce su questa storia, anche se personalmente reputo che lui non dirà niente, come anche lo stesso segretario Parolin, che è l’attuale segretario di Stato, poiché non si farebbe implicare in una vicenda che non lo riguarda personalmente. Siamo di fronte quindi al solito muro di gomma.
– Anche il fatto che lo stesso Papa Francesco abbia affermato che Emanuela è ‘in Paradiso’ fa comprendere come sia un fatto assodato e implicito, che la povera ragazza probabilmente non sarà più ritrovata.
– E’ certamente una affermazione definitiva, immaginiamo però il dolore del fratello Pietro Orlandi, che io conosco personalmente.
– La nebbia che avvolge questa vicenda riguarda però anche il ruolo di Pignatone, che dapprima sostituisce Capaldo, e successivamente, occupa non a caso il ruolo di Presidente del Tribunale Vaticano. Questa situazione ha dell’incredibile, non crede? Non pensa che abbia inciso pesantemente sul caso Orlandi?
– Certamente, e quando Pignatone ha disposto la chiusura delle indagini, Capaldo si è rifiutato di firmare il provvedimento. Questo fa pensare che ci siano stati dei grandi contrasti all’ interno della Procura per quanto riguarda la vicenda di Emanuela Orlandi.
– Che dire, sono senza parole, gli aneddoti sul caso Orlandi che le appartengono sono davvero così tanti. Ne ignoravo l’esistenza…
– Ti dirò qualche dettaglio in più. In tutti questi anni mi sono anche occupato del panorama delinquenziale che vedeva come protagonistA la banda della Magliana. Ebbene, ad un certo punto tirai fuori degli articoli sul giornale Visto, talmente dettagliati, che Vittorio Rizzi, capo della Questura di Roma, aveva deciso di aprire un fascicolo giudiziario anche su di me.
È quindi noto che io sia tra le poche persone, due o tre in tutto, maggiormente informate sul caso Orlandi. Aggiungo un particolare sul ritrovamento della macchina con cui verosimilmente fu compiutio il rapimento: quando mi rivolsi al Pra, cioè al Pubblico Registro Automobilistico, mi dissero che la macchina non aveva alcun intestatario.
Come poteva essere possibile una cosa del genere? Si sapeva chi l’avesse acquistata ma non chi l’avesse venduta. Anzi ti dirò di più, l’acquirente risultava già morto! A sua volta il morto, forse dal Paradiso, l’aveva venduta ad una persona finalmente individuabile, una signora della Tunisia con la fedina penale pulita, peccato però che il marito avesse commesso omicidi e reati gravi di ogni genere. Fortunatamente, grazie al cartaceo rinvenuto in un sotterraneo di un ufficio pubblico italiano, si scopre che la macchina altro non che di Flavio Carboni, sodale della banda della Magliana, accusato e poi scagionato per mancanza di prove, di essere il responsabile dell’omicidio del banchiere Calvi, impiccato sotto il ponte dei frati neri a Londra, comunque implicato in tutta una serie di vicende che hanno camminato a cavallo di mafia e massoneria…
– Credo che così l’intervista sia più che completa, ed io la ringrazio, anche a nome di tutti i nostri lettori, per aver risposto in maniera molto esaustiva a tutti i quesiti più rilevanti di questa vicenda, nella speranza che in un prossimo domani giungano presto Giustizia e Verità per la famiglia di Emanuela.
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LA RICERCA nel nostro articolo di ieri
EMERGONO QUESTA SERA CLAMOROSE NOVITA’ SUL CASO DI EMANUELA ORLANDI, CI FU TRATTATIVA STATO-VATICANO