A VOLTE RITORNANO
(g.p.)______Ad Alessandro Di Battista piacciono i tour per l’Italia, a fare comizi politici, che chiama di volta in volta con le sigle più fantasiose. In questi giorni, indeciso su cosa farà da grande, ne sta facendo un altro, che sabato 27 novembre lo porterà a Taviano, nella prospettiva di un ritorno in campo diretto, tanto per usare il lessico del suo alleato di governo Silvio Berlusconi. Se con quel che rimane del M5S, con Grillo, con Conte, o con chi per essi, oppure se con un altro soggetto politico da inventare ex novo, è ancora tutto da decidere.
Ad Alessandro Di Battista piace il Salento, quel Salento che regalò al M5S alle ultime elezioni del 4 marzo 2018 percentuali bulgare.
Rimane per lui felicemente memorabile il comizio del 26 agosto 2016 a Santa Maria al Bagno, marina di Nardò, dove arrivò in motorino e dove si trovò davanti una folla enorme: tanta gente tutta insieme là non se la ricordavano in molti, o forse non l’ avevano mai vista, perché nessuno era più abituato a vedere tanta gente ad un comizio politico.
Rimane per lui tristemente memorabile il comizio del 2 aprile 2017 a San Foca, marina di Melendugno, dove, davanti a duemila persone, pronunciò le ultime parole famose: “Quando andiamo al governo il gasdotto Tap lo blocchiamo in due settimane”.
Al governo ci sono andati, ci sono senza soluzione di continuità dal 1 giugno 2018, sono passati tre anni e cinque mesi, centosettantasei settimane, e non solo il gasdotto Tap è ancora là, finito nonostante i vertici della multinazionale accusati di devastazione ambientale dalla Procura della Repubblica di Lecce, ma pure con i progetti esecutivi pronti per farne arrivare altri due, Poseidon ed EastMed qui nel nostro martoriato Salento, come leccecronaca.it ha documentato nel nostro articolo da Bruxelles del 19 novembre scorso.
Ora Di Battista prova a fare il gioco delle tre carte, si dice ‘contro’, fa l’oppositore al M5S, ma prima di fare l’oppositore al M5S dovrebbe fare l’oppositore di sé stesso, spiegare dove era lui quando il Movimento fu trasformato con un colpo di clic in partito fra Natale e Capodanno del 2018, quando furono ‘scelti’ a leader Luigi Di Maio, e poi a capo di governo Giuseppe Conte, quando furono epurati migliaia di attivisti colpevoli di essere scomodi alla nomenklatura di cui egli faceva parte, e dovrebbe spiegare tante altre cose ancora.
Ora, perciò, buon ritorno qui nel Salento ad Alessandro Di Battista uno, nessuno e centomila, ma se ne faccia una ragione, per le sue precarie prospettive politiche, quali che siano: abbiamo già dato.