IL SENATO AFFOSSA IL DDL ZAN. IMMEDIATE E COPIOSE RIPERCUSSIONI POLITICHE, PARTITI IN FIBRILLAZIONE
(g.p.)_____Con 154 sì, 131 no e due astensioni, l’Assemblea di Palazzo Madama, oggi mercoledì 27 ottobre, ha approvato, con votazione a scrutinio segreto, la proposta di NON passare all’esame degli articoli del ddl n. 2005, recante misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, già approvato dalla Camera.
Il così detto ddl Zan quindi, dopo mesi di discussioni, dentro e fuori il Parlamento, una lunga pausa, l’impossibilità di trovare una mediazione sul testo – particolarmente controverse le misure previste di coinvolgimento degli alunni delle scuole sull’identità di genere e i pericoli di veder sanzionate le opinioni – e lunghe polemiche, che ne avevano provocato la decisione di rinviarne l’esame a Palazzo Madama, subisce quindi uno stop perentorio.
La maggioranza – a cominciare dal proponente Alessandro Zan (nella foto), 48 anni, di Padova, del Pd – contava di avere almeno 149 voti, buoni a stabilire la prosecuzione dell’iter della legge, ma nel segreto del voto – era questa la procedura adottata nell’occasione su decisione della presidente del Senato Maria Elisabetta Caellati – ha subito la defezione di una ventina di senatori, che hanno scelto l’altro fronte.
Immediate e copiose le ripercussioni politiche.
Delusione dilagante, ma anche accuse reciproche, fra i partiti di centro sinistra, arrivati a chiedere già una nuova maggioranza in sostegno al governo Draghi.
Soddisfazione di Lega e Fratelli d’Italia, che ricordano come in realtà le norme che puniscono offese e discriminazioni ci siano già, e che sottolineano di aver visto respinte le proprie proposte di modifiche. Il muro contro muro ha dato loro ragione.
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