‘A TU PER TU’ SU TELERAMA / L’ALLENATORE DEL LECCE MARCO BARONI SI RACCONTA A CUORE APERTO
(m.a.)______
Il tecnico del Lecce Marco Baroni (nella foto), ospite di “A tu per tu”, trasmissione condotta dal giornalista Max Persano in onda su Telerama, si è raccontato a cuore aperto.
Tanti gli aneddoti svelati dal tecnico fiorentino, si spazia dal suo passato da calciatore fino al presente alla guida del club giallorosso.
Non mancano poi spunti riguardo la sua vita privata.
Di seguito le sue dichiarazioni:
PASSATO: ” Ero un abile stopper e la mia carriera è cominciata nella Fiorentina, la squadra della mia città con cui ho esordito in A. In seguito sono andato alla Roma dove ho condiviso lo spogliatoio con Pruzzo e Conti, una squadra pazzesca per un giovane come me che si stava avvicinando alla massima serie. All’epoca era diverso, le rose erano più corte ed essere a quei livelli era veramente importante. Oggi, invece, con le rose allargate a venticinque, è più semplice dimostrare il tuo valore avendo maggiore spazio. Da Roma poi arrivai a Lecce, la prima vera prova di maturità. Quella società fece un grosso sacrificio per prendermi, le due stagioni nel Salento mi permisero di andare poi a Napoli con Maradona. Il giocatore più forte che ho marcato? Dico Van Basten”.
MARADONA: “Quando vedevo Diego in allenamento pensavo a quanto fossi fortunato a non doverlo marcare io essendo un mio compagno. E’ stato un vero amico, mi piace ricordarlo nella veste che forse in pochi conoscono, quella di un ragazzo che aveva tante attenzioni per i suoi compagni. Quel Napoli riuscì a superare la grande Inter e il Milan degli olandesi. Quello in azzurro è un ricordo incredibile, ma io amo guardare avanti e progredire nel mio percorso di crescita, amo pensare sempre che vinco o imparo, non bisogna mai uscire sconfitti. Anche quando si perde è possibile apprendere qualcosa”.
Chiuso il capitolo ricordi, il mister giallorosso passa a raccontare il suo presente alla guida del Lecce.
Vediamo le sue parole:
GIORNATA TIPO: “La mia giornata inizia anche prima delle cinque del mattino. Penso che a quell’ora si è più lucidi. Vivo all’Acaya e appena mi sveglio inizio a visionare documenti o filmati che preparo la sera prima. Tutto questo nelle due ore che precedono la mia colazione. Cosa mangio al mattino? Caffè e fette biscottate. Dopo le 7 arrivano i miei collaboratori, con cui poi pianifichiamo le attività che andremo a sviluppare nel corso della giornata. Tolto un giorno a settimana, facciamo sedute singole, ma spesso siamo impegnati in sede fino a sera con altre attività. Solitamente le sedute durano novanta minuti, ma poi ci sono una serie di attività che durano tutto il giorno.
Amo fare squadra, è fondamentale, ci siamo riusciti col mio team di lavoro, ma lo sono diventati anche i ragazzi, a cui concedo all’interno della struttura i loro spazi. Ad esempio io non entro nello spogliatoio e nella sala fisioterapia. Il confronto avviene poi sul campo. Ritengo importante anche la fase di studio, spesso ci soffermiamo su video di nostre partite per conoscere i nostri difetti. Naturalmente, nel momento in cui andiamo a preparare le partite, esaminiamo anche filmati sui nostri avversari. Nel complesso, a livello strutturale il Lecce è organizzato come i top club di A”.
LAVORO: “Come sono al lavoro? Sono molto severo con me stesso e quindi anche con gli altri. L’allenatore è sotto gli occhi di tutti, a livello comunicativo e non solo. La squadra quando la metti insieme non ha un arco temporale molto ampio di attenzione, quindi bisogna essere sintetici, senza sfinire i ragazzi di informazioni. Non bisogna fare i teorici, ci vuole il giusto mix. Io non cerco alibi, non posso dire che serve tempo perché non abbiamo tempo. Bisogna correre, andare incontro al tempo”.
Infine qualche chicca riguardo la vita privata.
VITA PRIVATA: ” Nel privato sono affettuoso e riconoscente. La mia città è Firenze anche se ora viviamo in un paese vicino. Il lavoro però mi ha portato a muovermi molto. Ho una moglie, Patrizia, che ho conosciuto a 14 anni e sposato a 21, con cui abbiamo tre figli. Stefano di 34 anni, una di 31, e il più piccolo, di 24. Lui è un calciatore, e so che non è facile essere figli d’arte, per questo motivo cerco di stargli vicino con consigli, ma senza imposizioni. Gli altri figli vivono tutti in Toscana, con le videochiamate accorciamo” le distanze. Il più grande mi ha regalato una nipotina, quando la vedo mi struggo. La loro squadra preferita è il Lecce”.
MUSICA PREFERITA: “Ascolto il Jazz”.
CIBO PREFERITO: “Amo il pesce”.
TEMPO LIBERO: “Ho trovato Lecce cambiata rispetto alla mia prima esperienza. Erano gli anni Ottanta, oggi la città è stata brava a valorizzare le bellezze del centro storico. Amo il mare anche se non ho avuto l’opportunità di godermelo molto. Mi piace tantissimo Otranto, ma anche San Cataldo e San Foca. Ho visto poi Tricase porto, un posto magico. Quando abbiamo il giorno libero tuttavia ne approfitto per tornare a casa dalla mia famiglia”.
TIFOSI: “La gente mi ferma ma non in maniera invadente. Che promessa mi sento di fare? Faremo di tutto per emozionare”.
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