NICO D’AMICO, L’UOMO E L’OPERA DELL’ARTISTA SALENTINO SCOMPARSO TRENTA ANNI FA, IN UNA MOSTRA CHE SI INAUGURA A SAN VITO DEI NORMANNI SABATO 25
di Raffaele Polo_______
Era un appuntamento fisso quello di Nico D’Amico, alla stamperia Torchio d’arte La Stella di Pasquale Urso, proprio affianco alla chiesa del Rosario, a Lecce. Gira e rigira, in contatto con artisti e intellettuali di tutto il mondo (aveva lavorato anche per una importante azienda australiana) aveva finito per ritrovare il piacere della calcografia, della grafica, proprio in quell’angolo di paradiso per gli amanti dell’acquaforte, ovvero il laboratorio di Pasquale Urso.
E lì lo incontravamo, sempre pieno di iniziative e sorridente, ricchissimo di spontanea cristianità e per nulla altezzoso o superbo. Al contrario, ci parlava di Lanza del Vasto, ci invitava ad andarlo a trovare a Specchia di mare, ci lasciavamo con cordialità e ci ritrovavamo proprio lì, nella sua abitazione che era poi la stessa dove aveva avuto i natali il santone di San Vito, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, lui e la realtà delle sue comuni fondate e diffuse capillarmente, a partire dalla Francia.
In breve, la casa di Specchia di mare, Nico e le sue opere, i suoi lavori, le sue poesie, sono diventate partecipi della nostra vita, proprio come le cose semplici e belle che ci rendono felici.
Poi…
Poi Nico se n’è andato, silenziosamente, trenta anni fa. E sembra ieri che sentivamo la sua voce, il suo intercalare ricco di humour. Abbiamo, a casa, alcune acqueforti realizzate da lui proprio nella stamperia vicino alla chiesa del Rosario, le guardiamo spesso, ricordandolo…
Adesso, grazie all’alacre interessamento dello stesso Pasquale e di Enzo Leo, Nico è presente, con i suoi lavori, nella chiesa di San Giovanni, a San Vito dei Normanni. Inaugurazione sabato 25 settembre, alle ore 19. Le sue opere, i suoi disegni saranno visibili fino al 10 ottobre, dalle 17 alle 20.
Un omaggio dovuto, una bella iniziativa per ricordare un artista, un uomo che merita conoscenza e riconoscenza per il suo operato e per la sua schietta figura di discepolo del Maestro.