PROVERBI SALENTINI, PILLOLE DI SAGGEZZA
di Valerio Melcore____
Sono trascorsi diversi anni da quando il nostro direttore Giuseppe Puppo, mi chiese di inserire nel nostro quotidiano on-line un proverbio per ogni giorno dell’anno, con un minimo di spiegazioni, a beneficio di coloro che non hanno confidenza con il nostro dialetto.
Tutti i giorni, da anni, leccecronaca.it propone ai suoi lettori un proverbio salentino, ma differenza di altri giornali il nostro non vuole essere solo una curiosità legata ai tempi andati, ma piuttosto è il tentativo di cogliere quella sapienza, quella morale, quegli insegnamenti di vita che i nostri avi avevano condensato attraverso i proverbi, “li cunti”, e a anche “li culacchi”.
Come ci ricorda Enrico Volpe nel suo volume Pillole di Saggezza Polopare: “Il proverbio è una massima che in modo sintetico ed immediato esprime un concetto che nasce dall’esperienza, dal vissuto e dalla conoscenza di un popolo, dai suoi costumi e dalla sua identità. La scomparsa dei proverbi dialettali rappresenterebbe, non soltanto la semplice scomparsa di parole e di modi di dire antichi, ma soprattutto la perdita della memoria e delle radici di un popolo, di un’identità culturale, di un sentimento nostalgico del passato, di una storia fatta di piccoli avvenimenti ed aneddoti tramandati da padre in figlio, di un patrimonio di vita vissuta, sarebbe la perdita ineluttabile della identità e dell’anima di un popolo. Il processo di globalizzazione verso cui siamo spinti, distrugge inesorabilmente le peculiarità e le individualità, per cui ben venga chi (e tra questi l’autore), voglia tentare di difendere la cultura, i valori e le tradizioni di un popolo e di una terra”.
L’OMU COMU LA ULIA PO BESSERE STERTU E BRUTTU, QUIDDRHU CA CUNTA ETE CU FAZZA LU FRUTTU
L’uomo come l’albero di ulivo può essere storto e brutto, quello che è importante è che faccia frutti.
Agatone diceva: L’uomo è come un albero, la fatica del corpo sono le foglie, la custodia del cuore il frutto.
Negli scritti religiosi o filosofici spesso viene fatto l’accostamento tra l’albero e l’uomo. Anche nei testi Sacri ebraici per esempio, possiamo leggere un celebre versetto: ” l’uomo è come un albero del campo” un messaggio che evidentemente non è ecologico per come spesso lo si interpreta oggi, ma che fa riferimento agli aspetti spirituali che legano l’uomo alla natura in questo caso all’albero, le cui radici sono ben ancorate nella terra, da cui riceve l’energia per vivere e crescere, sino a quando sarà in grado di produrre i frutti che a loro volta serviranno all’uomo per sostentarsi.
Quindi l’albero come l’uomo, darà i frutti se le sue radici saranno ben piantate nel terreno, se l’apparato radicale, il tronco e i rami sono correttamente sviluppati, se viene curato con amore, allo stesso modo un uomo deve essere ancora al suo passato, alla sua Tradizione, ai suoi Valori, solo così potrà guardare al futuro dando i suoi frutti e condizionando positivamente la Comunità in cui vive.
Un compito arduo nella società odierna.
Sempre a proposito di paragoni, di come tutte le parti di una pianta devono essere ben proporzionate, allo stesso modo l’uomo deve vivere nel giusto equilibrio, il lavoro di formazione di se, della propria coscienza e conoscenza, deve però trovare il giusto equilibrio nell’azione, non può essere fine a se stesso, un Maestro pregno di conoscenza ne fa dono generosamente ai suoi allievi.
Infatti sempre in questi testi sacri ebraici possiamo leggere: ” Egli affermava: colui, la cui sapienza supera e sue azioni, a che cosa si può paragonare? Ad un albero i cui rami sono numerosi, ma ha poche radici; viene un vento, lo sradica e lo rovescia; secondo quanto e’ detto: egli sarà come un arbusto in mezzo alla steppa e neppure si accorgerà quando verrà il bel tempo; avrà per dimora le aridità del deserto, la terra salsa non abitabile (Geremia, 17, 6). Invece colui le cui opere superano la sua sapienza, a che cosa si può paragonare? Ad un albero che ha pochi rami ma abbondanti radici, che anche se dovessero soffiargli contro tutti i venti del mondo, non riuscirebbero a smuoverlo dal suo posto, secondo quanto e’ scritto: egli sarà come un albero piantato vicino all’acqua, che dirama le radici presso un ruscello; esso non si accorgerà neppure quando giungerà la stagione calda, le sue foglie rimarranno verdi e non avrà da preoccuparsi della stagione di siccità, perché invece continuerà a dare frutti” (Geremia, 17, 8).
Quindi all’uomo come all’albero, vanno riservate continue cure perché all’inizio esso è fragile e condizionabile, può essere piegato o spezzato con facilità dalle intemperie e dalle disavventure della vita oppure rovinato da mani inesperte, deve essere potato e nutrito con sapienza, e quando è necessario va aiutato anche con durezza, nel caso di un alberello tentando di raddrizzare un tronco non ancora capace di sostenersi legandolo ad un solido bastone conficcato bel terreno in modo che possa crescere diritto e robusto, nel caso di un giovane uomo costringendolo a buone frequentazioni, buoni Maestri, ed una allenamento del corpo e dello spirito.
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