ARTISTI SALENTINI / GIUSEPPE ZIMBALO

| 13 Giugno 2021 | 0 Comments

di Raffaele Polo______

La vita di Giuseppe Zimbalo scorre ad attraversare tutto il 1600, sino a raggiungere il 1710, quando, all’età di novant’anni, lascia questo mondo ma, con le sue opere, diventa il più grande architetto leccese, presente nei momenti più importanti ed esaltanti che caratterizzano, ancora oggi, la nostra città. Ci sono tutti, i suoi capolavori sono sotto i nostri occhi, basta fare quattro passi nella meravigliosa capitale del Barocco: dalla facciata inferiore del Convento dei Celestini, al Duomo, alla colonna di Sant’Oronzo, alla Chiesa del Rosario, spaziando poi, in provincia, fino a giungere a Gallipoli, alla Cattedrale…Ma sono tante, tantissime le opere che gli vengono attribuite, anche perché quella degli Zimbalo è una famiglia importante e conosciuta, affidabile, che opera da sempre nel Salento, dedicandosi agli edifici religiosi e sempre in contatto con le maggiori autorità ecclesiastiche che sono i committenti più ricchi ma anche i più esigenti.

 

Non è un caso se il campanile del Duomo e le zone circostanti, a rischio di crollo nell’incipit dei lavori, vengono riprogettate e realizzate ex novo a proprie spese dallo stesso Zimbalo che, del resto, si dimostra architetto e progettista di grande spessore. A lui, solo a lui, si deve quella particolare ed importante ‘differenza’ che fa emergere il Barocco leccese e lo distingue dagli altri.

 

A Zimbalo si ispirano i successori e a lui si deve se, anche nei dintorni di Lecce, si segue un filo conduttore di coerente bellezza e di univoca interpretazione di quella religiosità ricca di fasti ma di solida impostazione di cui il campanile del Duomo (e la stessa facciata laterale della chiesa) sono un esempio concreto e magnifico.

 

Zimbalo era un progettista ricco di idee, un innovatore che non ha mai perso di vista l’utile e il necessario, riuscendo, con grande maestria, a coniugare la necessità di materiali e risorse sempre abbastanza limitate con gli impulsi che venivano a scuotere, con frequenza ravvicinata, le formule architettoniche più suffragate nella edificazione di luoghi di culto.

Grandi opere, insomma, per grandi chiese; non dimentichiamo la facciata della chiesa di San Pietro e Paolo a Galatina e quella del Carmine a Melpignano, il palazzo del Seminario a Lecce e una infinità di altari che sapeva far gestire dalla sua bottega con professionale perizia.

 

Senza lo Zimbalo (chiamato amichevolmente Zimbarieddhu per distinguerlo dal padre Francesco Antonio, valente e capace architetto) Lecce non sarebbe quella che è. Provate ad immaginarla senza Duomo, Campanile ed alcune delle più belle chiese… No, no per carità…

Piuttosto, una curiosità: se volete intravedere il volto di Giuseppe Zimbalo, osservate il rosone centrale della Chiesa di Santa Croce a Lecce, sul quale si trovano alcuni volti che si nascondono tra fiori, frutti e vegetali.

Si tratta delle “faccine di Santa Croce”; tra queste un uomo con un grosso naso, sulla sinistra, è quello maggiormente visibile. Una seconda faccia con barba e baffi è situata in alto a destra, altri volti ancora si possono intravedere guardando con molta attenzione e con la giusta luce. Sembra che gli autori che hanno contribuito alla decorazione, abbiano voluto lasciare i loro volti impressi nella pietra di una delle chiese più importanti del Salento. E sembra proprio che lo Zimbalo avesse un grosso naso…

 

Category: Cultura

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