UNA PIAZZETTA A LECCE IN MEMORIA DI SERGIO RAMELLI
(Rdl)______Il consiglio comunale di Lecce, nella riunione di ieri, ha approvato all’unanimità, con un solo astenuto, una mozione presentata dai gruppi di opposizione di centro destra, che impegna il sindaco e l’amministrazione a dedicare una piazza a Sergio Ramelli.
Ora la proposta dovrà passare in commissione toponomastica, per l’effettiva intitolazione, della piazzetta già individuata dai proponenti.
Sergio Ramelli, simpatizzante del “Fronte della Gioventù”, l’organizzazione giovanile dell’allora Movimento Sociale Italiano, morì a Milano il 29 aprile del 1975, dopo un mese e mezzo di agonia in ospedale: era stato aggredito sotto casa a colpi di chiave inglese da un gruppo armato di Avanguardia Operaia.
Era finito nella lista nera degli extraparlamentari di sinistra perché aveva espresso concetti, in un tema in classe all’istituto tecnico ‘Molinari’ che frequentava, tali da farlo apparire un nemico, e per questo fu ripetutamente fatto oggetto di attacchi e aggressioni, fino a quella finale, uno degli episodi più brutti dei terribili “anni di piombo”.
L’iniziativa del centro destra e il voto favorevole del centro sinistra di ieri vanno nell’auspicata direzione di condanna di ogni forma di violenza e soprattutto di acquisizione di una memoria storica condivisa.
Lecce, 29 mag – Con 23 voti favorevoli , il Consiglio comunale di Lecce ha approvato la mozione per l’intitolazione di una Piazza a Sergio Ramelli, lo studente milanese assassinato all’età di 17 anni da un gruppo di antagonisti vicini all’ala più estrema della sinistra extraparlamentare.
Ramelli fu oggetto di minacce e intimidazioni a causa di un tema scolastico nel quale criticava la politica delle Brigate Rosse. L’elaborato fu sottratto allo studente ed esposto nella bacheca scolastica, episodio che portò il ragazzo a cambiare scuola a causa del clima intimidatorio. L’allontanamento dall’istituto, purtroppo, non bastò a frenare la caccia all’uomo ormai innescata: il 13 marzo del 1975 Sergio Ramelli fu aggredito nei pressi della sua abitazione da un gruppo di dieci individui, armati di chiavi inglesi modello Hazet 36. Venne ripetutamente colpito al capo ed entrò in coma, dopo 48 giorni di agonia si spense nel reparto di neurochirurgia del Policlinico di Milano.
Come si legge nella mozione, proposta dall’associazione culturale Scirocco e firmata e presentata dagli undici consiglieri di minoranza a palazzo Carafa, “La storia di Sergio Ramelli è di particolare importanza perché è un monito per le giovani generazioni. Rappresenta uno degli omicidi più violenti per la sua ferocia, l’efferatezza degli assassini e per la persecuzione morale subita sia dal ragazzo che dalla sua famiglia.
“È dunque compito precipuo delle Istituzioni – nel caso di specie del Consiglio Comunale, quale organo rappresentativo della città – promuovere la storia di Sergio Ramelli, perché esempio di un giovane che pagò con la sua vita la difesa del diritto allo studio e alla libertà di pensiero e parola”.
Lecce intitola una piazza ad un neofascista: grave scelta remissiva della Giunta
ANPI, ARCI, CGIL, UDU, Link e Uds prendono le distanze da questa ambigua decisione e chiedono un immediato dietrofront
Riteniamo grave e inappropriata la decisione della Giunta comunale di Lecce di approvare la richiesta dei consiglieri della destra di titolare una piazzetta a Sergio Ramelli, il giovane neofascista di Milano che nel 1975 morì in seguito a un’aggressione sotto casa.
L’aggiunta “a tutte le vittime di odio politico” non mitiga affatto la cosa, anzi la arricchisce di una retorica pacificatrice del tutto pelosa. Quella stagione di conflitto sociale ebbe certo numerose vittime di stragi e di aggressioni squadristiche, e la pietas per un ragazzo di 18 anni è dovuta, ma è fuorviante e banale parlare di indistinta violenza. La realtà di fatto è che attorno a quella che è diventata una icona del culto dei neofascisti, a Milano, e non solo, officiato con tanto di saluti romani e di urla “presente!” nella ricorrenza, c’è il tentativo di sdoganare una vulgata di pacificazione, la volontà della destra estrema di vittimizzarsi, negando il suo ruolo nelle stragi e nei numerosi omicidi verso operai, studenti, militanti antifascisti, gente comune. Vogliono atteggiarsi a martiri della libertà, a veri patrioti, e questo non gli va concesso.
Inoltre questa decisione aggreverebbe ulteriormente la toponomastica fascista in città: Via Giorgio Almirante, Via Ettore Muti, Via Vittime Acca Larentia, Via Predappio, altrettante titolazioni che andrebbero soltanto abolite.
Chiediamo pertanto alla Giunta comunale cittadina di recedere immediatamente da questa ambigua decisione, di non dimostrarsi remissiva alle richieste della destra politica.
ANPI Lecce; ARCI Lecce Coop. Sociale; CGIL Lecce; UDU Lecce; Link Lecce; Uds Lecce (altre adesioni a seguire)
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Nell’epoca del post ideologico, i fascisti, da carnefici, sono diventati vittime. A nulla è servito ricordare i vent’anni di dittatura, una guerra mondiale, migliaia di persone uccise, l’alleanza con i nazisti, intellettuali incarcerati o mandati al confino, le deportazioni, e chi più ne ha più ne metta, non c’è stato verso, oggi, i fascisti sono le vere vittime. Ma di chi, poi? Dei comunisti, è chiaro! Ed ecco che il consiglio comunale della città di Lecce approva la proposta della solita destra di intitolare una via a Sergio Ramelli, ucciso nel 1975 da Avanguardia Operaia. Dietro questi meschini tentativi di umanizzare vicende sociopolitiche complesse si cela in realtà un piano preciso: ridurre tutto ad solito discorso degli opposti estremismi, della condanna generica e mai specifica della violenza, fuggendo dalle pesantissime responsabilità storiche. Come a dire: i fascisti hanno messo bombe, causato stragi, collaborato con i servizi segreti per impedire alle fasce più avanzate della nazione di progredire, organizzato persino un colpo di stato poi annullato, ma, nonostante tutto questo hanno gli stessi diritti di memoria delle loro vittime, e si va ben oltre la memoria, si arriva ad intitolargli vie e piazze, curioso, vero? Dopo via Almirante, via Vittime Acca Larentia (idea del ripulito Delli Noci), Lecce avrà anche una piazza intitolata a Sergio Ramelli. Ma per noi i morti non sono tutti uguali, non siamo mica preti. Per noi, a differenza dell’amministrazione cittadina, i fascisti non meritano alcun ricordo, ma solo l’oblio.
I fascisti sono ancora contemporaneità e la foto Del 21 Aprile 2021 durante una manifestazione in onore del camerata Ramelli.
Chiediamo all’amministrazione di non associarsi alle proposte della destra cittadina e di ritirare immediatamente la decisione.
Il Consiglio Didattico dei Corsi di Laurea di Area Politologica (“Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali” e “Studi Geopolitici e Internazionali”) del Dipartimento di Storia, Società e Studi sull’Uomo
dell’Università del Salento esprime stupore e rammarico per la decisione del Consiglio Comunale della Città di Lecce di intitolare una piazzetta alla memoria di Sergio Ramelli.
Non deve essere dimenticato che Sergio Ramelli, nel marzo del 1975, e a soli diciotto anni, fu vittima di una brutale, barbara e vile aggressione da parte di appartenenti a gruppi extraparlamentari di sinistra che ne causò la morte poco più di un mese dopo. Purtroppo, però, il suo nome – insieme a quelli dei fratelli Mattei, di Mikis Mantakas, di Francesco Ciavatta e altri – è entrato a far parte di una fuorviante e discutibile mitologia neofascista che considera queste giovani vittime dell’odio politico quali nuovi “martiri” della
libertà. Questo ha dato vita a forme di incondivisibile idolatria, utilizzata come pretesto alla base di violenti e deprecabili atti dimostrativi.
A pochi giorni dalle celebrazioni per il 75° anniversario della nascita della Repubblica italiana – ispirata a valori democratici, antifascisti e antirazzisti – riteniamo la scelta del Consiglio Comunale di Lecce
assolutamente inopportuna. In un periodo in cui alcune forze politiche tentano di sminuire, se non addirittura negare, le brutali politiche criminali del nostro passato fascista, si rende necessario un esame della storia repubblicana e delle violenze politiche che l’hanno attraversata.
Se uno degli scopi dell’iniziativa voleva essere quello di rappresentare una quanto mai faticosa ma necessaria riconciliazione, allora la scelta di intitolare una piazzetta al militante neofascista Sergio Ramelli non potrà far altro che acuire il senso di distanza tra le parti se non, probabilmente, riaprire sanguinose ferite a malapena rimarginate.
Se, invece, la proposta serviva a riaffermare “paletti ideologici” per una maggiore visibilità e immutato senso di identità, allora la decisione è ancor di più condannabile se non esecrabile.
I Corsi di Laurea dell’Area Politologica dell’Università del Salento hanno sempre avuto tra i loro obiettivi strategici e pedagogici quello dell’impegno chiaro, attivo e fattivo nella lotta al fascismo e a tutte le sue esplicite, implicite o latenti manifestazioni.
L’antifascismo non riguarda esclusivamente la questione morale, ma anche e soprattutto il rispetto della Costituzione e del divieto di ricostituzione del Partito fascista.
L’antifascismo non è una scialba e stucchevole retorica salottiera di proprietà di alcuni gruppi elitari che si professano “progressisti”.
L’antifascismo non è rappresentato da belle e ricercate parole nei giorni delle commemorazioni d’obbligo.
L’antifascismo è azione!
Azione quotidiana di riconoscimento nei principi di libertà, giustizia e uguaglianza, impressi dalla Costituzione. Per questo, negli anni ci siamo impegnati sul campo prendendo posizione contro ogni tipo di discriminazione, abusi, limitazioni della libertà di espressione e facendo convintamente nostra, tra le altre, una iniziativa di straordinaria esemplarità civile come il “Treno della Memoria”. Proprio quest’ultima attività, lungi dal poter essere considerata “di parte”, si pone come meritorio e paradigmatico strumento
educativo, volto a far sì che la conoscenza e il ricordo di uno dei peggiori orrori della storia umana, possa costituire il presupposto per costruire e alimentare opposte, impegnate e pacifiche forme di convivenza civile e sociale.
In questa prospettiva civile, auspichiamo che il Consiglio Comunale della Città di Lecce riveda la propria deliberazione e, in sostituzione del nome di Sergio Ramelli, riformuli l’intestazione nel modo più corretto e giusto per tutti, optando per: “A tutte le vittime dell’odio politico e degli Anni di Piombo” (senza differenze di ruolo, di età e – soprattutto – colore politico). “L’Espresso” del 15 gennaio 1978 scrisse:
«Bande armate, armi da guerra, agguati con lo scopo di uccidere. Ormai la violenza non è più un “incidente”: è un modo di far politica. E i protagonisti sono, purtroppo, tutti giovanissimi».
Riteniamo che soprattutto ai giovanissimi sia doveroso, da parte di tutti, ricordare quante vittime e quanta sofferenza quel “modo di far politica” ha causato, distruggendo la capacità di molti di riconoscersi nella tolleranza e nel rispetto come precondizioni intelligenti e decenti dell’agire.
Come agenzia educativa, e nell’ottica della leale collaborazione tra Istituzioni, il nostro unico obiettivo resta quello di rafforzare un messaggio di inequivoca e più che mai indispensabile pace civile e sociale, nella comune condanna di ogni forma di intolleranza e di violenza, specialmente «in un tempo come quello che viviamo, nel quale l’orizzonte appare oscurato dall’angoscia, il futuro nascosto dall’incertezza e dalle ferite profonde prodotte dalla pandemia» (Sergio Mattarella, Discorso del 25.04.2021).
l 28 maggio scorso il Consiglio comunale di Lecce ha votato una mozione per l’intitolazione di una strada o di una piazza cittadina “a Sergio Ramelli e a tutte le vittime dell’odio politico”.
Il voto, che ha visto un solo astenuto, è giunto all’esito di una discussione innescata da una mozione presentata da un consigliere di Fratelli d’Italia per l’intitolazione di una piazza “a Sergio Ramelli”, successivamente modificata a seguito della discussione in aula.
Dopo il voto favorevole alla mozione, la commissione Toponomastica del Comune di Lecce procederà ad individuare la via o la piazza a cui assegnare l’intitolazione.
In replica al comunicato stampa diffuso dall’Università del Salento a nome dei consigli didattici dei “Corsi di Laurea di area politologica”, interviene il Presidente del Consiglio comunale di Lecce Carlo Mignone.
“La mozione, votata dal Consiglio comunale dopo una lunga, civile e fruttuosa discussione, ha assunto il valore di una presa di posizione contro l’odio politico, del quale l’uccisione del giovane Sergio Ramelli rappresenta un caso emblematico.
Tanto quanto quella dei numerosi militanti, servitori dello Stato, giornalisti, sindacalisti e innocenti cittadini che persero la vita per mano criminale nel corso degli anni di piombo. Una discussione libera, che ha coinvolto forze politiche di orientamento eterogeneo, alla quale attribuisco assoluto valore e per la quale chiedo rispetto.
Chiunque voglia attribuire alla deliberazione un significato di presunta “pacificazione” o “riconciliazione” politica, incorre in errore. C’è un giudizio netto: no all’odio politico, che, spogliando le persone della propria umanità e caricandone la semplice esistenza di valori simbolici sovrastrutturali, ha prodotto centinaia di vittime innocenti nel nostro Paese.
Sarà la Commissione toponomastica a decidere, dopo accurata istruttoria, il luogo e le motivazioni dell’intitolazione su cui il Consiglio si è espresso.
Da convinto sostenitore dei valori democratici e antifascisti su cui si fonda la nostra Costituzione, mi preme rassicurare i cittadini sul fatto che il Consiglio comunale è e sarà vigile e pronto nel contrasto ad ogni manifestazione di estremismo politico violento e adunate neofasciste in città. Le istituzioni sono presidio di democrazia”.