CASO EMANUELA ORLANDI / TRENTOTTO ANNI DI MISTERO
di Alisia Mariano______Non sono di Emanuela Orlandi (foto sotto) le ossa ritrovate per caso, durante alcuni lavori edili, a Roma, tre anni fa, nella sede del Cimitero Teutonico quando alcuni operai si imbatterono nello scheletro di una donna, e altri resti umani.
Dopo un primo sommario esame, il ritrovamento fu messo in relazione con il caso di Emanuela Orlandi, la studentessa della Città del Vaticano “sparita” a 15 anni il 23 giugno del 1983 e mai più ritrovata, né viva, né morta, uno dei misteri italiani che continua ad appassionare anche a distanza di tanti anni.
Incessante la ricerca della verità soprattutto a opera del fratello Pietro Orlandi (nella foto di copertina), seguita sempre puntualmente dalla partecipazione attiva di tanti cittadini.
Quin non siamo di fronte solo ad un altro caso emblematico della situazione dei tanti ragazzi che ogni anno in Italia scompaiono senza lasciare traccia, “uno dei peggiori crimini , non può ridursi solo alla celebrazione di una giornata ricordo. E’ una battaglia che andrebbe combattuta da tutti ogni giorno dell’anno”, ha commentato due giorni fa Pietro Orlandi, appunto in occasione dell’annuale celebrazione.
Fra parentesi, come ricordavamo due giorni fa su leccecronaca.it occupandoci di Denise Pipitone, parliamo di cifre impressionanti: nel 2020 i minori scomparsi nel nostro Paese sono stati 7.672, dei quali 5.511 stranieri. Quelli ritrovati sono stati 3.332 in totale, il 43%, meno della metà: la percentuale dei ritrovati sale al 75% sul dato solo degli Italiani.
(FONTE: governo italiano, Commissariato per le persone scomparse).
Nella fattispecie siamo di fronte ad un intreccio di situazioni eclatanti, che in numerosi episodi hanno fatto in negativo la Storia italiana, a cominciare dalla così detta Banda della Magliana, a finire al ruolo dei servizi segreti diritti e deviati, passando dalla commistione di politica, finanza e criminalità organizzata, che tutti paiono entrarci, o comunque sfiorare significativamente il caso di Emanuela Orlandi, allo stesso modo in cui c’entrano, o significativamente sfiorano, per citare solo due fra i fatti più rilevanti, il sequestro Moro e gli affari sporchi di Sindona.
L’ultimo sviluppo del caso di Emanuela Orlandi arriva oggi da Lecce, dall’Univesità del Salento, per la precisione dal Centro di Fisica applicata, datazione e diagnostica del Dipartimento di Matematica e Fisica “Ennio de Giorgi”, incaricato nell’agosto dello scorso anno dell’esame per la datazione al radiocarbonio sui resti osteologici ritrovati tre anni fa a Roma, e conclusosi solo adesso.
“Le analisi avevano lo scopo di determinare la compatibilità dei resti con la ragazza scomparsa il 22 giugno del 1983″ – ha spiegato il professor Gianluca Quarta, docente di Fisica applicata all’Università del Salento – “Complessivamente, sono stati selezionati e analizzati con il sofisticato acceleratore Tandetron da 3 MV del CEDAD circa sessanta campioni. Nei laboratori chimici è stato estratto il collagene osseo, la frazione più adatta per la datazione al radiocarbonio“.
E il professor Lucio Calcagnile (foto sotto), fondatore e direttore del Centro, ha sottolineato il fatto che che “nessuno dei campioni analizzati è risultato successivo al 1955, come ci si sarebbe aspettato per i resti di un individuo nato alla fine degli anni Sessanta. Lo studio sistematico effettuato ha stabilito che i campioni si collocano prevalentemente tra il XVI e il XVII secolo, ma anche in epoca successiva, e comunque certamente precedente al 1955”.
Quindi, non si sa ancora dove la povera Emanuela Orlandi sia stata seppellita da chi l’ha uccisa. Tanto meno, trentotto anni dopo, si sa chi l’ha uccisa e per quale motivo.
Lo stesso dicasi per Mirella Gregori, coetanea di Emanuela, figlia dei titolari di un bar di via Volturno, studentessa, scomparsa poche settimane prima: le due ragazze non si conoscevano, né avevano frequentazioni in comune, ma la circostanza pare troppo strana, per essere una semplice coincidenza.
Sul fatto che Emanuela Orlandi sia morta, rimangono pochi dubbi, dopo che nel 2013, appena eletto, Papa Francesco incontrò Pietro Orlandi che lo aveva affrontato per strada, e, stringendogli la mano, gli disse: “Tua sorella sta in Cielo”, senza voler, o poter aggiungere altro.
E verso il cielo, il cielo sopra il Cupolone del Vaticano, Pietro Orlandi continua a guardare, aspettando qualche segnale di verità, che ridia corpo alle indagini della magistratura italiana, tutte risoltesi con un nulla di fatto.______
LA RICERCA nel nostro articolo del 4 novembre 2018
Category: Cronaca