AUGURI CLAUDIO!
di Giuseppe Puppo______
Settanta anni di te e di noi. Cinquanta e passa di carriera che abbiamo vissuto tutti insieme.
Auguri Claudio!
Da chi seduto con le mani in mano sopra una panchina fredda del metrò, almeno un giorno ha guardato un poster e ha sognato di fuggire via, lontano.
Da una ragazza di campagna, che ha chiuso a chiave la porta, ma pure una di città, quella che faceva un poco pena, dopo un ceffone sul viso, e a letto senza cena, perché a suo padre quel rossetto non è andato giù.
Da un ragazzo che pensa alla sua amata lontana e le chiede silente: chissà se mi pensi, seduta sul letto, e se tieni stretto, quel tuo vecchio orsacchiotto, e gli parli di me.
Ma pure, da una signora Lia che ha tradito suo marito e se n’è pentita, ma dopo, dopo aver fatto amore e sesso con un altro, e ora, a casa, guarda la tv e piange, vorrebbe spiegargli tutto, a suo marito, ma lui legge il giornale e pensa a sé, meno male, meglio così.
Auguri, da tutti coloro con i quali hanno avuto un piccolo grande amore, in chiare sere d’estate, il mare, i giochi, le fate.
Auguri da chi almeno una volta nella vita ha girato e rigirato senza sapere dove andare, e ha cenato a prezzo fisso, seduto accanto ad un dolore.
Da chi si è sentito dire ‘domani via’: e che? come domani devi andare via?? come devi partire??? non scherzare dai, per favore, no, ma niente, meglio non pensarci, e già sta male, già le manca, e cerca un inutile conforto, tanto mi scriverai, ma sì è lo stesso, sih, se partire è un po’ morire, lui è già morto, mi sembra già che non potrò più farne a meno, e anche da uno come lui, auguri Claudio!
Auguri da tutti coloro i quali siamo diventati grandi insieme, noi e i nostri occhi scuri.
E abbiamo cantato a nostro figlio, magari già pure a nostro nipote:
Avrai sorrisi sul tuo viso come ad agosto grilli e stelle
Storie fotografate dentro un album rilegato in pelle
I tuoni di aerei supersonici che fanno alzar la testa
E il buio all’alba che si fa d’argento alla finestra
Avrai un telefono vicino che vuol dire già aspettare
Schiuma di cavalloni pazzi che s’inseguono nel mare
E pantaloni bianchi da tirare fuori che è già estate
Magari pure noi siamo già vecchi
un po’ contadini
Che nel cielo sperano e temono il cielo
Voci bruciate dal fumo
E dai grappini di un’osteria…
Vecchi, vecchie canaglie
Sempre pieni di sputi e consigli
I vecchi senza più figli
E questi figli che non chiamano mai…
I vecchi che portano il mangiare per i gatti
E come i gatti frugano tra i rifiuti
Auguri Claudio anche da me.
Ti ho scritto uno spettacolo teatrale.
Un omaggio pensato e scritto per te che hai attraversato ormai due generazioni, e che con le tue canzoni hai segnato spesso la colonna sonora della nostra esistenza, dai fremiti adolescenziali, a quelli dei nostri cuori adesso magari acciaccati dall’età, ma non inariditi e capaci di battere forte, sempre.
Un destino in comune, in una geografia dell’anima, giocato tutto quanto sul filo rosso della memoria, steso in bilico fra i due versanti su cui in questi decenni sei avanzato, a volte a fatica, quello del ‘personale’, del ‘privato’, del disimpegno, in cui sei stato a lungo relegato, magari con disprezzo, e quello del ‘politico’, del ‘pubblico’ e dell’impegno, in cui a volte ti sei pericolosamente avventurato.
Un omaggio, infine, alla cultura popolare delle canzoni, annusate con la puzza sotto il naso dagli intellettuali radical chic, ma pure profondamente apprezzate da intellettuali Maestri del pensiero come Pier Paolo Pasolini.
Tutto è nato per caso: un giorno in cui avevo postato sul mio diario di Facebook una tua canzone, perché…Uffà, questa è un’altra storia, bisogna spiegare sempre tutto? No, non bisogna spiegare sempre tutto…Quel giorno, subito dopo aver visto il post, una giovane giornalista di leccecronaca.it che ha quaranta anni meno di me, fra l’altro intellettuale raffinata, e già affermata poetessa, mi confessò in privato: “Lo sa, direttore, che Claudio Bagliou piace anche a me…Sono andata pure a vedere il suo ultimo concerto a Milano…Perché non scrive uno spettacolo che parli di lui?”.
Eccoci qua.
L’ossatura dello spettacolo è costituito da quattro monologhi teatrali.
Nel primo, anno 1972, viene narrata la ‘scoperta’ dell’allora pressoché sconosciuto giovane cantautore fatta da alcuni giovani studenti ginnasiali qui a Lecce; nel secondo, anno 1975, viene raccontata una storia d’amore impossibile, impensabile a quei tempi, nata fra due liceali del ‘Palmieri’; nel terzo, anno 1992, viene sviscerato il sempre problematico rapporto fra musica leggera e politica; nel quarto, anno 2004, viene raccontato il concerto, l’unico da te tenuto a Lecce.
A tutto il resto, penserà la regia del Maestro Ivan Raganato, con i suoi adattamenti scenici e le sue invenzioni, penseranno le attrici Carmen Leo, Sandra Maggio, e Maria Antonietta Vacca.
“Io ed i miei occhi scuri siamo diventati grandi insieme STRADA FACENDO INSIEME A CLAUDIO (ANCHE A LECCE)” – si intitola.
Ancora non so, quando sarà la prima dello spettacolo, spero presto.
Tu, Claudio, il prossimo 2 giugno festeggerai il tuo compleanno a Roma, al Teatro dell’Opera, con un concerto con orchestra, coro, band, vocalist, performers e corpo di ballo.
“IN QUESTA STORIA CHE E’ LA MIA” – si intitola.
Già proprio così…
Sicuramente la prima dello spettacolo qui a Lecce, comunque nel Salento, ancora non so di preciso, sarà dopo il 2 giugno, ti farò sapere.
Che fai, vieni?
Category: Cultura
Auguri a Claudio, ma Grazie a te Direttore, che ci ricordi che sentimentalismo e romanticismo sono ANCORA, “politicamente corretti”. Aspettiamo il tuo spettacolo per confermare che la vita è fatta, anche, di “odore di ragù e foto ingiallite”…GRAZIE!
Non è mai stato tra i miei preferiti ma tante delle sue musiche hanno rappresentato la colonna di molti degli anni che ho traversato.
Che adesso siano anche la colonna sonora dell’omaggio alle emozioni di una vita intera mai affascina