IL DESTINO DEI TARANTINI IN MANO AI GIUDICI DEL CONSIGLIO DI STATO A ROMA, E A QUELLI DELLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO A STRASBURGO
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. La professoressa Lina Ambrogi Melle (nella foto), presidente del Comitato “Donne e futuro per Taranto libera”, nonché promotrice di due ricorsi collettivi alla CEDU ( Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) contro lo Stato italiano per la questione dell’ex-Ilva, ci manda il seguente comunicato______
Il Consiglio di Stato potrà ignorare la sentenza della Corte dei Diritti dell’Uomo che condanna lo Stato italiano per la questione dell’ex-Ilva?
Con sentenza del 24 gennaio 2019, divenuta definitiva in data 24 giugno 2019, la Corte Europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha già accertato la mancata adozione da parte dello Stato italiano di misure volte a garantire la protezione effettiva del diritto alla salute dei tarantini per la questione dell’ex Ilva ed ha sentenziato che lo Stato italiano vi ponga rimedio nel più breve tempo possibile.
Sia l’ordinanza del sindaco Rinaldo Melucci, finalizzata alla chiusura dell’area a caldo, che la sentenza del TAR Lecce, fanno riferimento alla predetta importante sentenza sovranazionale della CEDU che lo Stato italiano deve necessariamente rispettare.
Infatti il Comitato dei ministri del Consiglio europeo, che vigila sull’esecuzione della sentenza CEDU, ha anche recentemente richiesto al Governo una risposta sulle questioni ambientali che sono state finora eluse.
Contestualmente alle comunicazioni al Comitato dei ministri del Consiglio europeo, abbiamo ritenuto opportuno informare la CEDU di tutti gli avvenimenti verificatisi successivamente alla precedente sentenza di condanna del 24 gennaio 2019 , che dimostrano come il governo italiano continui a procedere in direzione opposta ad essa.
In particolare la CEDU è stata informata dell’accordo scellerato tra governo e Mittal del marzo 2020 che prevede l’aumento della produzione a carbone per 6 milioni di tonnellate annue e di altri 2 milioni di tonnellate con l’aggiunta di 1 forno elettrico al fine di avere una produzione profittevole e non più in perdita , come accaduto negli ultimi 9 anni sia con la gestione dei commissari governativi sia con la gestione Mittal.
Siamo quindi in attesa di nuova sentenza della CEDU relativa ad un secondo ricorso (n. 4642/17) contro lo Stato italiano, promosso dalla prof.ssa Lina Ambrogi Melle e presentato dagli avvocati dello studio legale internazionale Saccucci di Roma, in cui abbiamo chiesto che la Corte accerti anche la violazione dell’art. 2 della Convenzione europea ( violazione del diritto alla VITA) in quanto lo Stato italiano non può operare un bilanciamento tra la vita e gli interessi economici della nazione , ma deve salvaguardare il diritto alla vita come fondamentale, prioritario e prevalente.
Per questo motivo, in base all’art. 46 della Convenzione europea, abbiamo insistito anche per l’adozione di una “ sentenza pilota” che individui quelle misure generali che il governo italiano dovrà adottare al fine di porre termine alle violazioni già accertate entro un tempo definito.
Il Consiglio di Stato il prossimo 13 maggio dovrà esprimersi nuovamente sulla questione: come potrà non tener conto della prima sentenza di condanna dello Stato italiano da parte della Corte Europea dei diritti dell’Uomo e di quella in arrivo essendo il secondo procedimento già concluso?______
L’APPROFONDIMENTO nel nostro ultimo articolo sulla questione ex Ilva di due giorni fa
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