L’INCHIESTA “Fastidiosa” / 6 – IL FURTO DI ULIVI, IL CLIMA DI OMERTA’ E LE INFILTRAZIONI MAFIOSE
di Chiara Evangelista_______
Dalle risposte a domande frequenti pubblicate dalla Regione Puglia relative alle Misure “Reimpianto olivi zona infetta”, si evince, al fine di garantire la rigenerazione del territorio, l’obbligo di reimpiantare un numero di piante almeno pari a quelle espiantate (https://www.regione.puglia.it/documents/42866/347990/FAQ+-+Misura+Reimpianto+olivi+zona+infetta.pdf/97dc2614-a2f6-b1b2-056c-4b466cffe891?t=1605692356524).
I nuovi impianti sono caratterizzati dalla presenza delle due varianti che finora sembrerebbero indenni e resistenti contro il batterio: la Favolosa e il Leccino.
Questo implica una spesa non esigua da parte dei coltivatori che devono innestare un nuovo oliveto e talvolta, per trarne profitto il prima possibile, sono propensi ad optare per l’acquisto di piante da cui si possa ricavare l’olio entro uno o due anni dall’impianto degli alberelli nei terreni. Perciò la Regione ha pubblicato un bando a cui possono partecipare tutti i proprietari, i conduttori o i detentori a qualsiasi titolo di superfici olivicole per poter ottenere finanziamenti da parte dell’Ente pubblico.
E, dopo aver sostenuto tali costi per il reimpianto, gli agricoltori talvolta vengono anche derubati. Sempre più frequenti negli ultimi tempi infatti sono stati i furti di ulivi reimpiantati.
“Avrò ricevuto almeno tre segnalazioni nell’ultima settimana” – ha dichiarato a leccecronaca.it il direttore di Confagricoltura Lecce, Adriano Abate – “Si tratta di furti di piantine di almeno uno o due anni, quindi di facile eradicazione, appena trapiantate, che per questi motivi diventano facilmente oggetto di furto”. Le segnalazioni a Confagricoltura provengono per lo più dalla zona di Carpignano. L’ufficio Coldiretti di Casarano, invece, ci ha segnalato per lo più episodi di furti di legna nei territori di Gallipoli, Alezio, Tuglie e Sannicola.
Non è ancora chiaro se, in riferimento alle razzie avvenute nel territorio salentino, in particolar modo ai casi di furti di ulivi, si tratti di delitti di criminalità organizzata o meno.
Fonti qualificate interpellate al riguardo da leccecronaca.it hanno sostenuto che questa ipotesi non sia da escludere, anche per via della pandemia e dell’agire criminale che s’infiltra negli spiragli di crisi, cavalcando nuove possibilità economiche. Tuttavia tale matrice non è stata ancora accertata, le indagini sono in corso. Indagini che risultano complicate a causa della scelta di non denunciare da parte delle vittime.
Se nel territorio salentino il fenomeno presenta tali caratteristiche, ancora contenute, stando alle fonti, l’allarme di infiltrazioni mafiose nelle aziende agricole è lanciato da Bari. Si è tenuta mercoledì la Conferenza Regionale delle autorità di pubblica sicurezza, presieduta a Bari dal prefetto Antonella Bellomo a cui hanno partecipato anche il Presidente della Regione Michele Emiliano e l’assessore regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia. Dal vertice è emerso non solo l’incremento dei furti di mezzi agricoli ma anche una criminalità che ha alzato il tiro, che si infiltra negli assetti delle stesse aziende e che oltre tutto usufruisce di un clima di omertà e paura.
Nicola d’Orfeo, presidente di Coldiretti Terlizzi, aveva già denunciato durante il primo lockdown gli episodi di furti di olive e mezzi agricoli che si continuano a verificare nel barese. Nelle campagne pugliesi gli agricoltori sono ormai costretti a fare le ronde notturne per vigilare i terreni da possibili aggressioni da parte di malfattori.
Analizzando i dati del rapporto Agromafie dell’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura di Coldiretti, la Puglia è al terzo posto della classifica nazionale, con un livello di infiltrazione criminale pari all’1,31. Emerge, tra l’altro, come il fenomeno delle agromafie, nel corso degli ultimi anni, abbia accresciuto la propria intensità in particolar modo in Puglia, con Bari all’1,39%, Taranto all’1,30%, Barletta-Andria-Trani all’1,27%.
Il presidente Emiliano ha preannunciato «un’azione di sostegno a favore degli Enti locali con la rimodulazione di risorse regionali per installare e implementare, nelle aree rurali e nelle strade di snodo a maggiore criticità, impianti di videosorveglianza e sistemi di foto trappole intelligenti, con letture di targa».
Inoltre, a mettere fine al braccio di ferro tra Stato e Regioni, nella giornata di ieri la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’art.26 della Legge Regionale 52 del 2019 che prevedeva la possibilità di reimpiantare gli ulivi anche derogando i vincoli paesaggistici e, al fine di garantire la biodiversità agricola, consentiva l’impianto di “qualsiasi essenza arborea”. La Corte Costituzionale ha dunque rilevato, ai sensi dell’art.117, una invasione delle competenze statali da parte della Regione in materia di tutela ambientale.______
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LE PUNTATE PRECEDENTI dei giorni scorsi
L’INCHIESTA “Fastidiosa” / 5 – “Gli ulivi, la nostra identità”
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