BARBIERI, PARRUCCHIERI ED ESTETISTE STREMATI DALLE CHIUSURE FORZATE DEL LOCKDOWN, GIOVEDI’ 15 MEZZA GIORNATA DI PROTESTA IN TUTTA LA PUGLIA
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Confartigianato Lecce ci manda il seguente comunicato______
Il 15 aprile manifestazione “bianca” delle imprese del benessere: “Il nostro lavoro non è un gioco”
Confartigianato: in Puglia circa 10mila imprese, ma con le chiusure si fanno spazio gli abusivi Protesta di parrucchieri ed estetisti anche nel Salento
Domani, in tutta la regione, manifestazione “bianca” delle imprese del benessere aderenti a Confartigianato. Anche a Lecce e provincia domani, dalle 9 alle 13 acconciatori ed estetisti salentini alzeranno le saracinesche dei propri saloni e apriranno le porte dei propri studi non per lavorare – in conformità alle regole della zona rossa, ovviamente, non verrà accolta la clientela – ma per protestare e gridare il proprio disagio con lo slogan “il nostro lavoro non è un gioco”.
Il riferimento è alle restrizioni, particolarmente prolungate nella nostra regione, che hanno messo in ginocchio un settore che in Puglia conta circa 10.000 imprese, in larghissima prevalenza artigiane.
Secondo il Centro Studi di Confartigianato Puglia, sono esattamente 9.664 le aziende attive del comparto tra «servizi dei parrucchieri e di altri trattamenti estetici» (con codice Ateco 96.02.00), «saloni di barbiere e parrucchiere» (Ateco 96.02.01), attività legate ai «servizi degli istituti di bellezza» (Ateco 96.02.02), imprese si occupano di «servizi di manicure e pedicure» (Ateco 96.02.03).
In base alle province, 2.931 operano in provincia di Bari; 1.079 in quella di Barletta-Andria-Trani; 1.003 in quella di Brindisi; 1.249 in quella di Foggia; 2.155 in quella di Lecce; 1.247 in quella di Taranto.
La perdurante chiusura delle attività del benessere ha determinato, nel solo 2020, una perdita di ricavi per oltre due miliardi di euro (per la precisione, 2.104 milioni di euro).
Non è tutto: sulla base dei dati dell’Istat, si stima nei servizi alla persona un tasso di lavoro indipendente irregolare del 28 per cento. La chiusura di acconciatori e centri di estetica nelle aree rosse apre quindi sterminati spazi di domanda per un’offerta irregolare caratterizzata da un esercito di abusivi. Uno stato di cose che rischia di consolidarsi nell’immediato futuro, considerate le difficoltà economiche delle attività regolari.
“Abbiamo deciso di manifestare per incanalare ed esprimere un disagio ormai fortissimo all’interno del comparto – commenta Silvia Palattella, presidentessa degli acconciatori di Confartigianato Puglia.
I dati parlano chiaro: saloni di acconciatura, barberie e centri estetici non hanno alcun impatto rispetto alla crescita del contagio. Sebbene nei fatti siano le più sicure, nostre attività sono ritenute “pericolose” a prescindere e per questo siamo costretti ad abbassare la saracinesca.
A fronte dei nostri continui sacrifici, però, non soltanto i ristori stanziati sono irrisori, ma anche i controlli sono del tutto inadeguati. Sappiamo tutti cosa accade nelle nostre città ogni giorno, con strade piene di gente e pochissimi presìdi: che senso ha chiudere le imprese quando invece, nei confronti della cittadinanza vige il ‘liberi tutti’?
Non possiamo tribolare ogni settimana: anche in zona rossa le nostre attività sono più blindate che piazze, case e strade. Ora basta, non ne possiamo più: il nostro lavoro non è un gioco”.
“La chiusura delle attività del comparto benessere è una vera e propria assurdità perché non soltanto è inutile ma addirittura dannosa in termini di controllo del contagio: ad andarci di mezzo non siamo solo noi imprenditori ma l’intera comunità – continua Raffaella Semeraro, presidentessa degli Estetisti di Confartigianato Puglia.
I nostri saloni e i nostri centri estetici sono le attività più sicure in assoluto poiché, già in tempi normali, sono tenute ad adottare protocolli igienici di livello sanitario. Con l’avvento del Covid abbiamo ulteriormente integrato le procedure interne per garantire la massima protezione nostra, dei nostri collaboratori e dei clienti.
Per ogni professionista che chiude c’è un abusivo che si mette in moto operando a domicilio: questo sì è un rischio per la salute e amplifica la diffusione del virus, visto che per loro non valgono controlli né norme di sicurezza né, ovviamente, tasse e tributi.
Insomma, oltra al danno, la beffa. Ecco perché chiediamo di poter tornare subito a lavorare: è una questione di sopravvivenza, di giustizia e anche di semplice buon senso”.
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Questa mattina acconciatori ed estetisti di Lecce e provincia hanno aderito alla manifestazione “bianca” promossa da tutte le imprese del benessere della regione aderenti a Confartigianato.
Numerosi parrucchieri e centri di bellezza del Salento hanno partecipato alla protesta simbolica e pacifica, alzando le saracinesche dei propri saloni – in conformità alle regole della zona rossa non è stata accolta la clientela – per protestare il proprio disagio con lo slogan “Il nostro lavoro non è un gioco”. Obiettivo della manifestazione è opporsi al divieto di apertura per le attività del benessere (parrucchieri, barbieri, centri estetici) previsto per le zone rosse.
«Abbiamo aperto le porte per far vedere che ci siamo anche noi e che la categoria non può essere dimenticata dalle istituzioni – spiega Roberta Apos, presidente della categoria Acconciatori di Confartigianato Imprese Lecce -. Il nostro settore rientra tra le attività socialmente utili e ha bisogno di rimettersi in moto al più presto, anche in zona rossa. Per questo chiediamo di poter tornare a lavorare in sicurezza per offrire un servizio ritenuto essenziale per la cura della persona. In questo modo impediamo anche il proliferare dell’abusivismo evitando che la professione venga svolta senza nessuna regola, creando un possibile pericolo sanitario. Il momento è difficile per tutti ma non lasciamo che l’illegalità vinca e che diventi la normalità. I dati sui contagi ci dicono che non possiamo abbassare la guardia. La riapertura dei saloni deve essere accompagnata da responsabilità e buon senso da parte di tutti».
La manifestazione nasce dall’esasperazione per una chiusura prolungata che ha messo in ginocchio piccoli e medi imprenditori, favorendo il lavoro degli artigiani abusivi che operano in nero senza regole anti contagio.
«Abbiamo deciso di manifestare aprendo le nostre attività per dare voce alle difficoltà dei tanti professionisti del settore che stanno vivendo un periodo di profonda crisi. – aggiunge Alessandra Bene, presidente della Categoria Estetica di Confartigianato Lecce – La chiusura delle attività del comparto benessere è una assurdità e ad andarci di mezzo non siamo solo noi imprenditori ma l’intera comunità. I nostri centri estetici sono sicuri. Fin dall’inizio della pandemia abbiamo rispettato tutte le procedure interne per garantire la massima protezione dei nostri collaboratori e dei clienti. Mentre noi siamo chiusi l’abusivismo non si ferma: questo è un rischio per la salute di tutti. Ecco perché chiediamo di poter tornare subito a lavorare».