ECCO DA DOVE VIENE LA MIA PAURA DELLE PUNTURE

| 30 Marzo 2021 | 0 Comments

di Raffaele Polo______

Anche il Manzoni utilizza l’espediente di immaginare che ci siano 25 lettori affezionati che seguono i suoi scritti e ai quali egli deve rendere conto. E, in realtà, è un poco quello che ci chiediamo tutti, quando scriviamo qualcosa che è destinato ad essere letto. A scuola, con i temi che ci assegnavano, non era così: lì dovevamo solo rispondere alle aspettative della persona (una) che avrebbe letto l’elaborato: o il nostro professore oppure un membro di commissione che cercavamo di indovinare tra le facce arcigne di quelle persone sedute sulla cattedra, a scrutarci con cipiglio…

Adesso, invece, dobbiamo considerare che, con la diffusione dei ‘media’ come Internet, quello che scriviamo, sia pure per pochissimo tempo, può essere letto da TUTTI. Sembra incredibile, ma è così. Può anche succedere che il nostro scritto non lo legga nessuno…A volte, è meglio…

Ciò detto, eccomi a cercare di capire il senso di questa sorta di rubrica che ho iniziato a tenere da qualche tempo, da quando cioè è iniziata questa ‘seconda fase’ della pandemia, che ci ha costretti ancora a casa, con le note restrizioni.

Per me, è stato come tornare indietro, un anno fa, e ho cercato di focalizzare alcuni pensieri, alcune situazioni che mi sono capitate proprio in questo periodo e in questa situazione. Una sorta di ‘diario’ ambientato in una situazione particolare, con l’occhio però sempre rivolto alla quotidianità comune e al passato che, come tutti gli anziani, tengo sempre a mente con un pizzico di nostalgia.

Ora, in verità, il mio ‘problema è il vaccino. Perché io, da sempre, soffro e sto male quando vedo una siringa: tutto deriva da quando, ancora piccolo, a quattro, cinque anni, fui sottoposto ad una di quelle ‘cure ricostituenti’ così in voga negli anni Cinquanta, che consistevano in una iniezione quotidiana, tra l’altro oleosa e quindi particolarmente fastidiosa.

Era tutta la liturgia della preparazione della siringa che era di vetro e andava bollita, della scelta dell’ago, della aspirazione della fialetta e della domanda terribile: ‘Dove la facciamo?A destra o a sinistra?’ che mi ha formato nella mente un rigetto automatico che dura ancora adesso e vi confesso che, mentre sto scrivendo, mi sento molto, molto a disagio.

Ho avuto la fortuna di avere poi, per i miei figli, un ottimo pediatra, il dottor Lapenna che era contrario alle iniezioni ai bambini, se non per estrema necessità. Per me, gli farei un monumento…

 

Il vaccino, allora, in forma volontaria, viene effettuato con una iniezione…  E io sono nella assurda situazione di dover chiedere di essere sottoposto ad una iniezione, proprio io che sto male solo al pensiero…

Fosse obbligatorio, da buon cittadino, sopporterei stoicamente, come successe da militare, le ricordate le punture al petto con malesseri che si alternavano per i giorni successivi? Erano obbligatorie e, da bravi soldatini, le abbiamo ricevute…

Ora, invece, siamo noi che dobbiamo prenotarci e seguire un iter che comprende spostamenti, attese, ansia…

Perciò, in questa situazione di eterna, spiacevole attesa, eccomi a chiedere venia ai miei (pochi) lettori perché oggi l’idea delle ‘punture’ è portante e non mi rasserena poi molto.

Sì, il vaccino lo farò e, magari, vi racconterò anche come è andata…

Ma per oggi, scusate, mi sento come quel bambino che, sulle ginocchia di papà, sente la voce che, con indifferenza, chiede: ‘E oggi dove la facciamo, a destra o a sinistra?’.

 

Category: Costume e società, Cronaca

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