Ricordo l’anno passato, di questi tempi, ci sentivamo coesi, solidali, uniti nel fronteggiare, il pericolo ‘Covid-19’, per superarlo.
Le avversità, la malasorte, ci sembravano, come nel famoso (ma, poco vero) detto, ‘mal-comune, mezzo gaudio’ ed inventammo di tutto, per reagire positivamente, imparando, in questo modo, cos’è la ‘resilienza’.
Dai balconi, rammento, udivo l’Inno Nazionale, suonato quasi a volerci unire ancora di più, contro il maledetto ‘virus’, per combatterlo all’italiana: impavidi, con forza, determinazione, decisione.
Ce l’abbiamo messa tutta, per uscire dall’incubo ‘lockdown’, serrata totale e forzata, anti-virus. Mascherine, distanza, divieti e, non ultimi, appelli ad un governo, a mio avviso, inesperto, incompetente (e, vabbè, situazione inaspettata…), inadeguato e confusionario.
Vi devo dire, la verità: personalmente, pur sentendo il peso di un’emergenza che è perdurata troppo tempo, per definirsi, ancora, tale, non ho mai perso: coraggio, speranza e, soprattutto, ottimismo e sorriso. Si, sorriso, anche se nascosto, dalla famigerata mascherina.
Sarà che, la “cultura del piagnisteo”, non mi appartiene. Sarà che, per indole, cerco di non drammatizzare, mai nulla. Sarà perché, ho una mamma novantenne che, guarda e riferisce, solo i bollettini di malati e deceduti, trasmessi da tutti i telegiornali e trasmissioni televisive a tema, che segue, appassionatamente.